DA REDAZIONE
Vincenzo Vita da ARTICOLO VENTUNO –
Rivoltiamo il paese come un guanto, ha detto Maurizio Landini, parlando in una delle numerose piazze – quella di Bologna- che hanno dato vita alla giornata di sciopero nazionale. Gli ha fatto eco da Napoli Pierpaolo Bombardieri da Napoli.
CGIL e UIL, infatti, hanno promosso una giornata di lotta e di mobilitazione in tutta l’Italia: contro la manovra economica del governo, per la sanità pubblica, contro disoccupazione precariato, per una decente politica industriale.
Anche a Roma, con Francesca Re David e Alberto Civica, si è tenuto un significativo corteo, in cui era presente anche Articolo21.
La riuscita delle iniziative (a Napoli e non solo anche con applausi dalle finestre) sta a significare che la corda è stata tirata troppo e si sta per spezzare. Serve, appunto, una rivolta, cioè una riscossa pacifica -ovviamente- ma aspra e tenace. Landini ha ben chiarito il senso di una parola inutilmente strumentalizzata dalle polemiche reazionarie.
Contratti non rinnovati, assenza di una rigorosa azione contro l’evasone fiscale (circa 90 miliardi di euro) mentre il prelievo dell’Irpef pesa unicamente su lavoratrici e lavoratori dipendenti e sull’universo delle pensioni, queste ultime aumentate nell’ipotesi del testo sul bilancio in discussione di una cifra infima e persino offensiva sono alcuni dei punti della piattaforma sindacale, cui si aggiungono la consapevole distruzione di scuola e sanità pubbliche.
Il successo di ieri sta a significare un evidente cambiamento anche nella situazione generale: il governo, che già si regge solo su una minoranza dei cittadini, sta logorandosi via via.
Questo non vuole dire che una crisi sia imminente, ma forse Giorgia Meloni e compagnia non arriveranno a concludere la legislatura. Chissà. Molto dipende dalla capacità delle opposizioni di delineare uno schieramento e un programma alternativi.
Pace e lavoro, servizi pubblici e tutela dei diritti sono aspetti cruciali di una vertenza che ha avuto ieri un passaggio cruciale.
Da rivoltare come un guanto, però, sarebbe buona parte dell’informazione, però.
È stato imbarazzante guardare in sequenza i telegiornali, chi più e chi meno omologati nella scaletta: le immagini dello sciopero e -senza soluzione di continuità- quelle degli incidenti di Torino. Sono eventi commensurabili, al di là del ripudio di estremismi e violenze? Certamente no. Non parliamo, poi, delle testate che fanno riferimento alla destra, ma il quadro è pure peggiore. Basti leggere il titolo del Correre della sera, ad esempio.
E già. La “rude razza pagana”, per citare la definizione del compianto Mario Tronti, dà fastidio, perché -pur ridotta e malconcia- è la base di una vera alternativa. E il potere reale sente il fiato sul collo, non quello dei talk: quello del paese in carne e ossa, con le sue menti libere e i suoi corpi che chiedono cura e rispetto.
Non sottovalutiamo, poi, un dato di cronaca emozionale: i volti erano preoccupati e tuttavia sorridenti. Emanavano il senso di comunità che si ritrovano nella lotta e nella voglia di cambiare. Del resto, per riprendere Don Milani “si sortisce insieme”. E Articolo21 c’è e ci sarà: comunità nella comunità grande.
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Vincenzo Vita dalla redazione di
30 Novembre 2024