Tasse: a chi la carota e ai “soliti noti” il bastone

DI BARBARA LEZZI

BARBARA LEZZI

 

L’intento (vano) sia della destra sia della sinistra è sempre quello di differenziarsi, almeno a parole, l’una dall’altra.
Allora si grida e, se da una parte concordato e condono sono una mano tesa alle imprese, autonomi e partite IVA, dall’altra sono un regalo agli evasori. Come spesso accade, a restare fuori dal dibattito pubblico è la realtà di chi ogni giorno combatte per conquistarsi un reddito quanto più dignitoso possibile e che spesso non è affatto rappresentato da quell’avventore di un ristorante protagonista dello spot del Governo che chiede “un tartufo bello grosso” tanto a pagarlo è il contribuente onesto. Quando si invoca la caccia all’evasore, si commette una grave generalizzazione che non tiene conto di chi, quando ha aperto una Partita Iva, non è stato spinto dallo spirito animale che indica la strada all’imprenditore ma dalla necessità di poter dare un sostentamento a se stesso e alla propria famiglia e che, di frequente, è anche iscritto alla gestione speciale dell’INPS che non gli consente nemmeno di cumulare il necessario ai fini pensionistici.
Tuttavia è vero anche che agli evasori è offerta dal Governo Meloni un’efficace via d’uscita per dormire sonni più tranquilli. Il concordato prevede un accordo tra Stato e contribuente secondo cui, per il biennio 2024 –2025, andrà a pagare un’imposta sostitutiva per quella parte di reddito che risulterà aggiuntivo rispetto a quanto dichiarato per l’anno d’imposta 2023, il cosiddetto reddito incrementale. E’ evidente che questo meccanismo sarà conveniente, anzi convenientissimo, per coloro che hanno evaso e che ora avranno la possibilità di far emergere quanto nascosto al fisco senza pensieri e soprattutto con un generoso sconto su quanto dovuto e in più avranno la facoltà di aderire al condono per chiudere definitivamente le porte a eventuali verifiche per gli anni che vanno dal 2018 al 2022.
A chi, invece, ha sempre pagato e magari fa fatica a dichiarare quanto il fisco si aspetta (la gran parte delle partite IVA), resta la beffa perché non usufruirà di alcuno sconto né premialità. Se fossimo in un contesto di crescita solida e non in quello delle speranze del ministro Giorgetti che attende con ansia una revisione delle stime dell’Istat sul PIL per accaparrarsi uno zero virgola in più, anche l’onesto potrebbe godere dello sconto sui maggiori ricavi ma quei maggiori ricavi non è certo di incassarli anzi teme di non poter nemmeno confermare quelli pregressi. E ha ragione di temere anche per altro. Nella comunicazione dell’Agenzia delle Entrate che accompagna l’invito ad aderire al concordato, c’è anche un paragrafo scritto in grassetto in cui si ricorda, o meglio si intima a ricordare, che la Guardia di Finanza e la stessa Agenzia delle Entrate, in forza dell’art. 34 comma 2 del decreto legislativo n. 13/2024, “programmano l’impiego di maggiori capacità per intensificare i controlli nei confronti dei soggetti che non aderiscono al concordato preventivo biennale o ne decadono.”
Insomma, a chi ha evaso la carota e a chi non ha nemmeno le lacrime per piangere e il conto corrente in profondo rosso, il bastone. Non si ha idea di quanto questa minaccia possa far gelare il sangue a quelle piccole partite IVA che ogni giorno si mettono in croce per riuscire ad andare avanti e che non possono nemmeno immaginare di andare in un ristorante di lusso a ordinare champagne. Al ristorante, pagato dai contribuenti onesti, ci andranno gli evasori veri sollevati da ogni sforzo mentre fuori a guardarli resteranno dipendenti, pensionati, piccoli imprenditori e piccoli professionisti.
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Barbara Lezzi