DI ENNIO REMONDINO
Il tanto contestato gasdotto Russia-Germania-Europa, il Nord Stream 2 fatto saltare sottacqua da mani ormai non troppo ignote, potrebbe presto finire in mani statunitensi che tanto lo contestavano. Le mani di Stephen P. Lynch, uomo d’affari legato a Donald Trump e con un’esperienza decennale di affari con la Russia. Come un tempo la Germania. Lynch cercherà di aggiudicarsi il gasdotto all’asta fallimentare e fa il patriota: “Non lo lasceremo a Mosca e Pechino”. Ma nemmeno a Berlino che se l’era costruito e pagato almeno a metà.
Comprare a buon prezzo dal “cattivo”
Wall Street Journal: l’idea dell’imprenditore della Florida è quella di acquistare ciò che resta del gasdotto inutilizzato sul fondo del Mar Baltico all’asta fallimentare in Svizzera. “Si tratta di un’opportunità unica per il controllo americano sull’approvvigionamento energetico europeo per il resto dell’era dei combustibili fossili”, ha dichiarato Lynch, che ha perciò formalmente chiesto al Dipartimento del Tesoro degli Stati Uniti il via libera per negoziare con entità sottoposte a sanzioni”.
Controllata Gazprom svizzera fallita
Il mega-gasdotto, proprietà di una controllata svizzera del gigante russo Gazprom dichiarata fallita, è lungo 1.230 chilometri ed è capace di trasportare circa 27,5 miliardi di metri cubi di gas dalla Siberia alla Germania settentrionale. Completato poco prima dell’invasione russa dell’Ucraina, non è mai realmente entrato in funzione a causa delle sanzioni occidentali contro Mosca, e una serie di esplosioni nel settembre 2022 ne hanno distrutto una delle due linee principali, mentre l’altra è intatta ma inutilizzata.
Se “tappi il buco” quanto potrebbe valere?
Lynch è convinto di avere buone probabilità di aggiudicarsi Nord Stream 2, valutato circa 11 miliardi di dollari, poiché a suo dire molti altri investitori non presenteranno alcuna offerta a causa dell’intricata geopolitica coinvolta nel condotto. Gli altri offerenti, sostiene, saranno probabilmente aziende legate a Pechino, Mosca o altri avversari di Washington interessati a fare uno “sgarbo” agli statunitensi. Lui no, abile braccio della ‘finanza audace Usa’ in Russia. A fare buoni affari spesso con l’amico Trump.
“Monte Valle Partners”
Sul suo profilo LinkedIn, Lynch spiega di aver fondato la sua azienda – la Monte Valle Partners – dopo la crisi finanziaria russa del 1998 per rilevare beni immobiliari in difficoltà. Nel 2000 ha finalizzato l’acquisto di un terreno di 58 ettari vicino all’aeroporto internazionale Sheremetyevo di Mosca, che ha in seguito venduto nel 2007, rimanendo come partner di minoranza fino a quando il progetto è stato nuovamente venduto al Governo russo per essere accorpato allo scalo. E la sua azienda tra il compra e rivendi, non c’ha affatto rimesso.
Molto abile, molto furbo, ottimi amici
Appena due anni fa, nel 2022, ha acquisito la filiale svizzera di ‘Sberbank’ russa, aggirando le sanzioni con una speciale licenza ad hoc del Tesoro americano. Non sempre tutto va liscio, e una volta –per la parte nota a noi popolo-, il suo nome è rimasto coinvolto anche in accuse di manipolazione d’aste per gli asset della Yukos, colosso petrolifero russo smembrato nei primi anni Duemila, anche se la sua posizione è stata archiviata nel 2019. Quasi una missione economica americana-russa a favore della distensione e di miliardi di dollari-rubli.
Sostenitore elettorale importante
Donatore di spicco per le campagne repubblicane, compresa quella che ha riportato Trump alla Casa Bianca, secondo gli addetti ai lavori Lynch può contare sull’appoggio dell’amministrazione repubblicana per facilitare l’acquisizione. Ma l’appetito -sempre Wall Street Journal-, sembra avere appoggio bipartisan. “È un’occasione strategica, non solo economica,” ha sottolineato Lee Wolosky, ex consigliere del presidente Biden e amico personale di Lynch, secondo cui l’operazione presenterebbe indiscutibili vantaggi per la sicurezza nazionale statunitense e quella occidentale. Con Germania ed Europa donatrici involontarie.
A gennaio contri reali e avversari allo scoperto
La scadenza per una ristrutturazione del debito del gasdotto è fissata per gennaio, avverte Gennaro Mansi su ‘La voce di New York’. Senza un accordo, l’infrastruttura potrebbe essere messa in liquidazione, il che aprirebbe la strada ad acquirenti meno allineati con gli interessi occidentali. L’obiettivo di Lynch, è anticipare questa eventualità, puntando a trasformare il Nord Stream 2 in una leva diplomatica nei futuri equilibri tra Mosca e l’Occidente. E i concorrenti geopolitici esistono, tutti portatori di interessi non esclusivamente finanziari.
Nord Stream 2 vietata alla Russia
La società proprietaria ufficiale con sede in Svizzera, aveva già fatto ricorso contro il Consiglio dell’Ue nel 2019. Ricorso respinto l’anno successivo, ma l’azienda ha avuto un’ulteriore possibilità di far valere le proprie ragioni con una sentenza d’appello, respinta nei giorni scorsi. Il tribunale Ue ha osservato che Nord Stream 2 ha continuato a investire nel gasdotto pur non avendo “alcuna garanzia che il diritto dell’Ue continuerà a non essere applicato al suo gasdotto”. Un uso accorto di risorse per non buttare al vento una opera colossale di grande interesse economico-strategico.
Fallimento chiesto la settimana dopo l’invasione russa
Il Nord Stream 2, sostenuto dalle tedesche Uniper, Wintershall Dea, dall’austriaca Omv, dalle francesi Engie e Royal Dutch Shell e dalla russa Gazprom, aveva presentato istanza di fallimento il primo di marzo 2022, appena una settimana dopo che la Russia aveva lanciato la sua invasione. E ora il colpo di scena con la rivelazioni del Wall Street Journal sul finanziere statunitense, che, ripetono con insistenza, è sostenitore del presidente eletto Donald Trump, ed è in corsa per acquisire l’oleodotto danneggiato.
“Procedura fallimentare questa volta più probabile, valutano gli esperti più maliziosi attenti alla partita politica che si muove dietro. La forma del diritto, l’odore acro della porcheria geopolitica. E l’ex avversario energetico europeo ‘affondato’ nel suo Baltico e da sempre sotto tiro politico-economico americano, tornerebbe amico per appartenenza e gestione politica.”
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Articolo di Ennio Remondino dalla redazione di
3 Dicembre 2024