Siria liberata: sono ribelli o terroristi?

DI MICHELE PIRAS

 

È caduto un regime autoritario, questa è sempre una buona notizia salvo rilevare che le ultime volte che è accaduto negli ultimi trent’anni (in Libia per procura e in Iraq e Afghanistan per intervento diretto) non si può dire che ciò che è arrivato fosse davvero migliore del passato e che ogni destabilizzazione porta solitamente altra instabilità.
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E se ovviamente capisco una parte del popolo siriano che festeggia la liberazione dalla cinquantenaria soffocante dinastia degli Assad, di certo non può che stordire l’immediata simpatia occidentale per i nuovi arrivati.
Al-Jolani, il nuovo rais – che oggi tenta di darsi una rassicurante ripulita all’immagine – è un ex Al-Qaeda e un ex Isis, a capo di una coalizione militare jihadista che, nel frattempo, ha già iniziato le operazioni militari contro l’opposizione democratica dello Ypg nel Kurdistan siriano.
Ci sarebbe almeno da essere prudenti nel giudizio e vedere cosa realmente accadrà.
Perché se per i nostri doppi pesi e per le nostre doppie misure “il nemico del mio nemico è mio amico” si intravvede quantomeno un problema assai grosso di coerenza quando definiamo terrorista chiunque salvo quelli che ci conviene chiamare romanticamente ribelli.
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Michele Piras