DA REDAZIONE
Graziella Di Mambro da ARTICOLO VENTUNO –
Quella sensazione di trovarsi nel posto giusto ma al momento sbagliato. Una questione di ore, forse minuti.
Lunedì 9 dicembre si è tenuto presso Industrie Fluviali a Roma un appuntamento determinante per la libertà di stampa in Italia; è stata pubblicata la guida di Case Italia contro le Slapp e l’appello per una moratoria nei confronti dell’Italia che detiene il record delle azioni legali temerarie contro i giornalisti.
La parte conclusiva di un lavoro lungo cui Articolo 21 ha partecipato dal primo momento insieme ad altre associazioni che si battono da tempo per far emergere qual è lo stato reale della libertà di espressione nel nostro Paese; un dossier supportato con dati, storie, denunce, difese nei Tribunali e fuori. Eppure… proprio il 9 dicembre, più o meno alla stessa ora in cui si sono gettate le basi per una sanzione ei confronti del Governo del nostro Paese, il Governo medesimo portava a casa un altro bavaglio: l’approvazione del cosiddetto emendamento Costa (dal nome del proponente, il deputato Enrico Costa), che vieta la pubblicazione testuale del contenuto delle ordinanze di custodia cautelare, e anche quelle che non prevedono il carcere ma misure restrittive attenuate (domiciliari, obbligo di firma); sono incluse altresì le misure reali, come i sequestri, e le interdittive.
La violazione delle legge integra il reato di “pubblicazione arbitraria di atti” (articolo 684 del codice penale) punito con l’arresto fino a trenta giorni o con l’ammenda da 51 a 258 euro. Dunque nel momento in cui attivisti e giornalisti (riuniti per l’evento Case) invocavano un allentamento della morsa dei bavagli italiani il Parlamento si muoveva nella direzione opposta.
E’ stata un sconfitta? Più che altro una beffa. Ma non incide sulla battaglia di fondo che probabilmente adesso dovrà essere più severa e stringente, passare (di nuovo) dal Parlamento europeo, trasformarsi in protesta anche a Bruxelles. L’informazione in Italia è moribonda, essendo scivolata sul terreno fangoso del procedimenti giudiziari per reati contro la pubblica amministrazione, che sono troppi e troppo scomodi per essere ancora raccontati.
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Graziella Di Mambro dalla redazione di
12 Dicembre 2024
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