DI GIANCARLO SELMI
Pare che la linea editoriale imposta dai “giornaloni” ai bavosi servetti che ci lavorano, sia quella di scrivere epici articoli caratterizzati dalla distribuzione a piene mani di doppie morali assortite e del concetto del marchese del grillo, ovvero “ciò che vale per noi non vale per gli altri”.
Pare che i lettori se ne siano accorti, visto che ogni santo giorno Stampa, Repubblica e il Corriere ne perdono a migliaia. Ma la linea editoriale è alimentata da quella che pare sempre più un’ossessione: una sorta di sindrome del “ha stato Conte” che, prima o poi sarà studiata da qualche scienziato.
L’odio verso l’ex premier e verso il gruppo politico che guida è così forte, che le esondazioni non si tengono più. Il tema che domina in questo momento gli articoli di questi “tengo famiglia” chiamati a scrivere ciò che ordina il padrone, è la distinzione fra “sinistra” e “progressismo indipendente”. Ed è singolare che gente che la sinistra non sappia neppure cosa sia, come Gori o come qualche penna “ubbidiente” al seguito, costruisca sull’argomento una narrazione, che vorrebbe accreditare la definizione votata dalla base del Movimento, come qualunquista, scomodando intere biblioteche di filosofia a supporto della tesi.
Miseria intellettuale, oltre che di argomenti. Non basta, a questi signori, il fatto che il progresso sia “de facto” opposto alla conservazione e che si è dichiarato in più occasioni che il Movimento 5 Stelle fosse alternativo alle destre. No. Però si capisce il problema. La politica italiana, con l’eccezione di Sinistra Italiana, quindi compreso il PD, si è sposata da anni con la deriva neoliberista. Quella dottrina economica che a Elkann, Cairo e alla “razza” padrona italica, conviene e che ha distrutto il paese. Di quella deriva il PD è stato uno dei maggiori responsabili. A questo si deve il forte appoggio, della informazione più compromessa con i poteri forti, a quel partito e il corrispondente odio verso Giuseppe Conte.
L’eventualità che programmi in contrasto con le politiche neoliberiste possano essere premiati dagli elettori, è un grande pericolo da sventare assolutamente. A questo si deve la rivoltante opposizione dei mezzi d’informazione a Conte. È incredibile che si parli della partecipazione di Conte ad Atreju, come fosse propedeutica a chissà cosa, evitando di parlare del suo intervento e dei contenuti dello stesso. Gravissimo che non si parli affatto del voto del PD con la Meloni, insieme alla Meloni, affianco alla Meloni in almeno tre occasioni. Perché sinistra è chi sinistra fa.
E l’ultimo partito che, in questo momento, può dare lezioni di collocazione è il PD. Votare per Von Der Leyen, per Fitto, per il riarmo è di sinistra quanto il cielo sia in basso e la metropolitana in alto.
Mettessero in ordine le loro cose, decidessero cosa vogliono fare in antitesi a quanto fatto finora e poi, qualora diventassero un partito della gente e non dei Guerini, dei Gori, delle Picierno, delle industrie delle armi, delle consorterie e dei comitati di affari, saremo pure disponibili ad aprire un dibattito. Un partito di centro destra non può dare lezioni di sinistra a nessuno. E, nel caso del PD, quando si dichiara di sinistra, neppure di coerenza.
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Giancarlo Selmi