DI MICHELE PIRAS
Non era ritenuto pericoloso.
Un fanatico e iperattivo sostenitore di Afd (Alternative für Deutschland).
Le campagne contro i musulmani, le foto celebrative dei generali israeliani, la esplicita vicinanza agli ambienti peggiori dell’estrema destra tedesca.
Uno che sul suo profilo X aveva un fucile d’assalto e che sproloquiava, libero come l’aria, il suo odio per l’Islam, la necessità che la Germania “difendesse i suoi confini” e la sua cultura dall’assalto dei migranti.
Quell’odio profondo e patologico che solo chi rinnega il suo passato e che ha problemi con se stesso può provare.
Questo è Taleb Al Abdulmohsen, lo stragista che si è scagliato in macchina sul mercato di Natale di Magdeburgo.
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La la polizia e le autorità di sicurezza tedesche, le stesse che vietano ogni manifestazione in favore del popolo palestinese e che considerano antisemita ogni espressione critica contro Israele, le stesse che attenzionano ogni attività della comunità musulmana e ogni attivista pacifista, non lo consideravano pericoloso, da arrestare o da rimpatriare.
Non come quei riottosi e insopportabili studenti che ricoprono di manganellate ogni volta che alzano la testa, come quei brutti ceffi col kefiah al collo che chiedono giustizia per un popolo oppresso.
E in fondo forse faceva anche comodo uno psichiatra di origini saudite convertito al nazismo.
Perché ancora non si è capito che antisemitismo e islamofobia sono due facce della medesima sporca e insanguinata medaglia: il razzismo.
Ed è sintomatico (se ci pensate) del clima soffocante e paradossale nel quale viviamo in Europa, dello strabismo idiota che ci impedisce di guardare in faccia al mostro che abbiamo in casa, mentre siamo tutti intenti a guardare altrove, a dar la caccia alle streghe, a raccontarci una storia totalmente distorta dalla realtà.
C’è chi continua a dire che nazismo e fascismo non esistono più e che sbagliamo noi ad agitare spettri del passato per leggere il presente.
Ma sta di fatto che oggi, insieme ai tedeschi, piangiamo 5 morti e 200 feriti.
Vittime di una strage nazifascista.
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Michele Piras