DI GIANCARLO SELMI
Che Natale si accingono a festeggiare gli italiani?
Dire che sarà uno dei peggiori, se non il peggiore, dall’immediato dopoguerra è così lontano dalla realtà? Non lo credo affatto, visto che i dati ci consegnano un abbassamento rilevante del volume dei consumi. Contrazione che, se accompagnata ai dati della inflazione riferita agli ultimi tre anni, che ha visto un consolidato aumento dei prezzi superiore al 20%, dà la cifra della crisi del potere d’acquisto delle famiglie.
Un Natale in sordina, quindi. Nel quale moltissime famiglie faranno a meno di qualcosa e molte altre di tutto.
La forbice fra chi può e chi non può si è clamorosamente allargata. E chi non può si divide, a sua volta, fra chi arriva alla terza settimana del mese e chi il mese non lo vede partire affatto. È mai possibile che in uno dei paesi che fu fra i più opulenti al mondo, sia prepotentemente riapparsa la parola “fame”?
Fra precarietà diffusa, incertezza, salari sempre più bassi, sottoccupazione, inesistenza di tutele, scomparsa dei servizi essenziali e basilari dedicati alla famiglia, esplosione delle differenze sociali, siamo diventati molto più simili a paesi dell’America Latina come il Messico, la Colombia, l’Argentina, dove la dottrina neoliberista è di più antica applicazione, che dei paesi del vecchio continente. Al punto da potere affermare, senza paura di essere smentiti, che la qualità di vita in Italia sia ormai la più bassa dei paesi europei.
Colpa di politiche che hanno trovato in Berlusconi e poi in Renzi i migliori protagonisti. Colpa di un governo, quello attuale, che alla dimostrata incapacità dei suoi ministri, aggiunge la mancanza di visione e di amore per il bene comune. La voglia di accreditarsi oltreoceano e con il potere finanziario, è più grande della voglia di dare risposte alle esigenze sempre più insoddisfatte degli italiani. L’entrata della destra estrema nell’establishment, voluta dagli americani ha dato frutti avvelenati.
E così si continuano a spendere miliardi in armi, quando non si utilizzano per finanziare grandi opere inutili, definanziando il welfare e togliendoli alla parcellizzazione di opere piccole ma utili alla collettività, tipo la sistemazione del disastro idrogeologico, che però hanno i gravi difetti di distribuire la ricchezza ed essere utili. Siamo ormai un paese destino e oggetto delle bramosie dei “fondi finanziari” e di una surrettizia neo colonizzazione. Colonizzazione che ci toglierà le ultime ricchezze e desertificherà quel poco di tessuto economico che resta in piedi.
Il tutto con la complicità del peggiore governo della pur travagliata storia di questo paese. E con la strenua opposizione da parte della informazione al soldo dei poteri forti, verso l’unico politico che queste dinamiche le ha comprese e che si oppone al cancro neoliberista: Giuseppe Conte. Sicché la domanda vera è la seguente: non com’è questo, ma come sarà il prossimo Natale?
Auguri a tutti noi. Ne abbiamo bisogno.
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Giancarlo Selmi