Nelle tende di Gaza la natività di bimbi che poi muoiono di freddo

ENNIO REMONDINO

 

Quattro neonati palestinesi morti di freddo nelle tende di Gaza. Unrwa: nella Striscia muore un bambino ogni ora. I raid israeliani uccidono cinque giornalisti, una scrittrice e cinque operatori sanitari. Ma la tregua è ferma al Cairo: Netanyahu non accetta di ritirarsi. Gerusalemme provocazione continua: Ben Gvir alla spianate della Moschee. Fronte Cisgiordania, assedio a Tulkarem. Libano, falsa tregua. Raid israeliani anche in Yemen

Quasi vergogna del nostro troppo Natale

In 72 ore quattro neonati palestinesi sono morti per congelamento. Tutti nel sud di Gaza, nelle tende che non proteggono da niente, né dal gelo né dai raid. Una di loro, Sila al-Faseeh, aveva appena tre settimane. Aveva dormito stretta tra i genitori, avvolta in una coperta, ma non è bastato: «L’abbiamo trovata al risveglio, era blu, il sangue le usciva dalla bocca». Queste morti non fanno parte del bilancio ufficiale, quelli massacrati dalle bombe, 45.400 in 15 mesi, precisa Chiara Cruciati sul manifesto. Non fanno parte nemmeno dei circa 10mila dispersi o dei 5mila scomparsi dopo l’arresto.

“Prima di Natale il direttore di Unrwa, l’agenzia Onu per i rifugiati palestinesi, Philippe Lazzarini aveva denuncia che a Gaza muore un bambino ogni ora che se non muore di bombe e fame soccombe per il freddo.”

Poi il giornalismo che a volte si nobilita

Omar al-Jadi ha documentato la morte del fratello Ayman e di quattro suoi colleghi in video. Nel video Omar urla: «Ayman è lì dentro, mio fratello Ayman è stato ucciso». È successo nella notte tra Natale e Santo Stefano, accanto all’Al-Ahli Hospital nel campo profughi di Nuseirat. Tutti e cinque i giornalisti lavoravano per Al Quds Today. Un raid israeliano ha centrato il furgoncino dove viaggiavano. È andato completamente distrutto, i corpi ingoiati dalle fiamme. Poche ore prima Ayman aveva offerto un modesto pranzo ai colleghi per celebrare la nascita del primo figlio, che non conoscerà mai

“Israele, ha confermato il bombardamento accusando i cinque di essere membri del Jihad Islami, come sempre accade senza fornire alcuna prova. Lo ha fatto per tantissimi dei 201 giornalisti palestinesi uccisi a Gaza dal 7 ottobre 2023.”

Ospedali camera mortuaria e genocidio sociale

Dentro questo deliberato sterminio anche il bombardamento che ieri ha nuovamente colpito l’ospedale di Beit Lahiya: in un solo raid uccisi il pediatra Ahmad Samour, e altri quattro paramedici. Resta ancora in vita Hussam Abu Safiya, di fatto l’ultimo medico presente in una struttura di fatto distrutta. Nel genocidio sociale di Gaza sono compresi poeti, artisti, docenti, intellettuali. Come Walaa Jumaa al Afranij, uccisa con il marito il giorno di Natale nel campo di Nuseirat. Era una romanziera nota. Nello stesso raid, morte altre 13 persone. I soccorritori provavano a rimuovere le macerie a mani nude.

Cessate il fuoco, il no di Netanyahu

Al Cairo intanto si continua a discutere di tregua. Mercoledì 25 dicembre l’accordo sembrava davvero a un passo. Poi lo stallo, con accuse incrociare Hamas e Israele sulla responsabilità. Il movimento islamico accusa il premier israeliano Netanyahu di aggiungere nuove condizioni alla lista (pratica ormai nota). Ostacolo principale il ritiro israeliano da Gaza: Hamas ha già accettato un ritiro graduale, ma Israele ora chiederebbe di mantenere – fino a data da destinarsi – posti di blocco e ‘zone cuscinetto’ che di fatto ha già creato svuotando della popolazione la fascia orientale e quasi l’intera parte nord.

Gerusalemme, provocazione continua

Ben Gvir torna sulla Spianata con i coloni. «Stamattina sono salito sul luogo del nostro tempio per pregare per la pace dei nostri soldati, per il pronto ritorno di tutti i rapiti e per la vittoria completa con l’aiuto di Dio». Ha scritto su X del suo amico Musk, il ministro israeliano della sicurezza Itamar Ben Gvir, a commento di una sua foto a passeggio sulla Spianata delle Moschee. Succede sempre più spesso. Può farlo solo grazie alla protezione che gli garantisce l’esercito israeliano, pesantemente armato, che lo accompagna, «ripulisce» l’area dai palestinesi e chiude tutti gli accessi.

“Con Ben Gvir anche un gruppo di coloni che hanno pregato nel terzo luogo sacro dell’islam, provocazione con l’obiettivo dichiarato di assunzione del controllo della Spianata in violazione e beffa dei molteplici accordi internazionali.”

Fronte Cisgiordania, assedio a Tulkarem

Il fronte in Cisgiordania. L’ennesima incursione con droni e bulldozer: strade divelte, infrastrutture a pezzi. 190 uccisi in 15 mesi. «Solo qui contiamo 600 case e 400 negozi devastati. E a Jenin è anche peggio». 45 ore di assedio che ha isolato almeno 40mila persone e distrutto buona parte delle infrastrutture dei campi profughi di Nur Shamps e Tulkarem Camp, già provati dai numerosi attacchi subiti in questi 14 mesi di aperta guerra. Tulkarem, considerata da Israele una delle culle della resistenza armata, è una delle città più colpite, con ormai circa 190 vittime dal 7 ottobre 2023 a oggi.

Libano, falsa tregua

Nel cono d’ombra che i fatti in Siria hanno proiettato sul Libano, Israele continua a il cessate il fuoco del 27 novembre, denuncia Pasquale Porciello.  La forza di interposizione Onu continua a chiedere il ritiro delle forze israeliane e lo schieramento dell’esercito libanese nel sud del Libano, come da risoluzione Onu. Ieri l’esercito libanese ha denunciato una «infiltrazione israeliana in molteplici punti nel sud del Libano».  Israele intanto -rivela Haaretz-, «si prepara alla possibilità di restare nel Libano del sud oltre i 60 giorni previsti dall’accordo per il cessate il fuoco».

Raid israeliani anche in Yemen

“C’era anche il capo dell’Organizzazione mondiale della Sanità, Tedros Adhanom Ghebreyesus, all’aeroporto della capitale yemenita Sana’a quando è stato bombardato da Israele. Due membri dell’equipaggio del suo volo sono stati uccisi (in totale tre morti e undici feriti). Oltre all’aeroporto, Tel Aviv ha colpito gli impianti di energia elettrica di Hezyaz e Ras Kanatib e i porti di Hodeidah, Salif e Ras Kanatib.”

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Articolo di Ennio Remondino dalla redazione di

27 Dicembre 2024