DI MARIO PIAZZA
Prima di tutto vorrei ripulire la superficiale connotazione attribuita a Cecilia Sala dagli ultras delle rete che la vorrebbero una giornalista di destra o peggio una che se l’è andata a cercare.
Basta dare un’occhiata alle testate con cui ha collaborato per capire che non è così e con uno sprazzo di intelligenza rendersi conto che “andarsela a cercare” è parte integrante della sua professione, l’alternativa è svendere la propria onestà intellettuale al miglior offerente.
Detto questo mi domando che senso abbia spedire Cecilia Sala in Iran, vale anche per la nostra ambasciatrice a Teheran Paola Amadei, dove oggettivamente le possibilità operative sono limitate per legge e ostacolate dalla morale corrente. La parità tra i sessi non c’entra nulla, in ballo c’è l’efficienza della persona in un ambiente ostile, vale per gli omosessuali in Russia, per i bianchi in Sudan, per i mussulmani in Israele e così via.
Ci sono altri modi per esibire la propria condanna dei regimi repressivi, mandare allo sbaraglio singoli individui per operazioni di facciata in aree a loro ostili per definizione non è soltanto pericoloso, è inefficiente.
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Mario Piazza