DI MARIO IMBIMBO
Il destino della giornalista Cecilia Sala è appeso ad un filo, almeno finora.
Il nodo è relativo all’estradizione e la legittimità del fermo di Mohammad Abedini Najafabadi il cittadino iraniano bloccato il 16 dicembre a Malpensa. Intanto gli Stati Uniti hanno formalizzato la richiesta di estradizione per Abedini, fermato su mandato di arresto internazionale all’aeroporto milanese.
Un fermo su cui, però, la Procura di Milano ha acceso un faro avviando una indagine senza ipotesi di reato e indagati. Un fascicolo, al momento, di natura conoscitiva e che riguarda le procedure, i tempi ravvicinati tra la emissione del mandato di arresto e il fermo dell’uomo avvenuto nel giro di meno di tre giorni.
L’iter per l’estradizione va comunque avanti anche se un eventuale vizio nelle modalità di arresto, su cui appunto sta indagando la Procura di Milano, potrebbe portare alla nullità dell’atto rendendo libero da misure cautelari il cittadino iraniano. Se il fermo fosse dichiarato illegittimo si complicherebbe la strada dell’estradizione rendendo, di contro, più agevole quella diplomatica per una sorta di “scambio” con Sala.
L’arresto della reporter rappresenta, infatti, una sorta di ritorsione dopo il fermo del cittadino iraniano accusato dalla giustizia americana di avere fornito il supporto materiale al Corpo delle Guardie della rivoluzione islamica, considerate dagli Usa un’organizzazione terroristica, che ha poi portato alla morte di tre militari statunitensi.
Intanto deve salire forte il grido “Cecilia libera”.
Il suo destino non può essere legato a quello di una controversia internazionale. Cecilia è una cittadina italiana, una giornalista e il regime teocratico e liberticida di Teheran non ha nessuna legittimità nel tenerla reclusa ed utilizzarla come merce di scambio per coprire le sue malfatte.
Cecilia libera ora. Forza Cecilia siamo con te!!!
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Mario Imbimbo