Perché il “girasagre” sogna di tornare al Viminale

DI FABIO SALAMIDA

REDAZIONE

 

Non è un mistero. Dopo l’assoluzione nel processo Open Arms, il “girasagre”, al secolo Matteo Salvini, sogna di tornare al ministero dell’Interno, al momento occupato dal suo fedelissimo Matteo Piantedosi. L’attuale vicepremier e ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, vorrebbe tanto tornare ai “fasti” che furono bruscamente interrotti dopo i giorni ruggenti del Papeete Beach.

Oggi il “girasagre” è il ministro dei treni in ritardo e delle patenti ritirate

Perché il “girasagre” vuole cambiare ruolo? La risposta in realtà è più semplice di quanto si pensi. Il Ministero dell’Interno è molto più adatto a una vita fatta di viaggi e propaganda perenne. Per la stragrande maggioranza degli italiani oggi Matteo Salvini, oltre a essere un girasagre, è il ministro dei treni che arrivano in ritardo (ammesso che arrivino) o che partono in anticipo per non arrivare in ritardo. È anche il ministro del “nuovo codice della strada”, quello che costerà la patente e persino anni di prigione a molti dei suoi poveri elettori.

Perché non è difficile immaginare cosa possa votare il classico “pirla” che parla al telefono sul suo SUV che sta pagando in trent’anni di comode rate. O un “minkione” che nel 2025 si mette alla guida dopo aver bevuto ginepro, assenzio e limoncello, come scriveva lo stesso girasagre in un celebre post del 2013. L’inasprimento delle pene del ministro sceriffo, pensate per mandare in galera qualche giovane dei centri sociali per uno spinello, in realtà colpiranno molti elettori della Lega.

La propaganda e le divise in prestito

Tornando ministro dell’Interno, il girasagre potrebbe tornare a vivere di proclami, girando in lungo e in largo lo stivale presenziando a sagre e feste di paese con la scusa della “sicurezza”. Potrebbe tornare a travestirsi, finanziere, poliziotto, cuoco e assaggiatore di porchetta di Ariccia, continuando a pubblicare contenuti sui social in cui fa insultare del suo gregge il migrante o il dissidente politico di turno. Perché l’odio è il mangime del suo gregge. Potrebbe tornare a invocare “porti chiusi” e “pieni poteri”, senza dover mai rendere conto dei fallimenti: perché è molto più facile far credere di “lavorare” se si è a capo di un ministero dove non si deve render conto dei treni che fanno ore di ritardo.

Un sogno che resterà tale

Il girasagre, al secolo Matteo Salvini, sogna di tornare al Viminale per cercare di recuperare un po’ di voti dall’altra estrema destra, quella di M., la figlia della Garbatella, al secolo Giorgia Meloni. Il suo sogno sembra però destinato a rimanere tale, perché come ha detto Francesco Guccini in una recente intervista, “Giorgia Meloni è furba e pericolosa. Più intelligente di Salvini? Non ci vuole granché”.

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