Cecilia Sala, il silenzio stampa e l’Europa dell’incapace Kallas

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Dalla Redazione di REMOCONTRO –

“Il silenzio stampa che ha dovuto chiedere la famiglia, quando qualsiasi direttore di giornale minimamente responsabile doveva capire che insistere con decine di pezzi e spesso fantasiose dietrologie su un evidente ‘scambio di ostaggi’ Usa-Iran con l’Italia nel mezzo, facendo montare il livello della crisi, metteva a rischio il futuro della giovane giornalista detenuta a Tehran. Il Dipartimento di Stato Usa a sua volta, da Padrone del mondo fissa le sue regole non all’Iran ma all’Italia, ben sapendo cosa era accaduto ad altri suoi giornalisti tenuti in ostaggio per oltre un anno prima dello scambio. Irresponsabili e umanamente ignobili. Insulto che sentiamo dovuto, da ripartire tra più parti.

Due. La presidente del consiglio corsa da Trump non ancora presidente a chiedere il permesso di liberare il tecnico iraniano che forse non è neppure il mostro che gli Stati Uniti hanno descritto nel loro ordine di cattura. Del resto, sulla giustizia Usa, il caso Assange e la stessa elezione del pregiudicato Trump, presto condannato senza carcere per corruzione di meretrice, e pochi giorni dopo insediato alla Casa Bianca, stanno dicendo molto al mondo.

Terza attenzione è riservata alla nostra piccola Europa, povera di spessore politico e di semplice capacità di comprendere prima del dire o del fare. E a questo proposito vi proponiamo un Fulvio Scaglione particolarmente severo nei confronti di una ancora disorientata ‘Alto commissario alla politica estera Ue’, Kaja Kallas, ex premier dell’Estonia. Oltre a Cecilia Sala, l’ostaggio Ursula von Del Leyen.”

E.Rem

Alto Commissario Ue alla politica estera

La Kallas ha dichiarato quanto segue: “Nessuno dovrebbe essere detenuto per aver svolto il proprio lavoro; il giornalismo non è un reato. Ogni giornalista deve avere la libertà di riferire senza timore di arresto o persecuzione. Mentre il mondo è in subbuglio, il ruolo del giornalismo è più essenziale che mai”. Aggiungendo la richiesta di un’immediata liberazione della Sala. Tutto giusto, tutto perfetto, ovviamente. E ci mancherebbe pure. Ma per il nostro discorso il problema non è la Sala, ovviamente, che deve poter tornare a casa il prima possibile, bensì la Kallas.

Giornalismo non è reato (la stupidità?)

E, si badi bene, non sulla sua qualità politica: se parlassimo di questo, una signora che da premier dell’Estonia (1,4 milioni di abitanti) ha auspicato la disgregazione della Russia in tanti staterelli, dimenticando che nel caso molti di questi avrebbero la bomba atomica, risulterebbe troppo sciocca per occupare il ruolo che occupa. Parliamo solo del rapporto della Kallas con l’idea, a lei così cara, che “il giornalismo non è reato” e che “ogni giornalista deve avere la libertà di riferire”.

Kaja Kallas e il dimenticato Assange

Se la Kallas credesse davvero in ciò che dice, dovremmo trovare traccia di un qualche suo intervento a favore di Julian Assange, inseguito e costretto ad anni durissimi di detenzione dalla vendetta degli Usa, di cui aveva rivelato molte malefatte. Allo stesso modo, la Kallas sarebbe potuta intervenire per dire almeno una parola a proposito di Andrea Rocchelli, ucciso nel maggio 2014 nel Donbass dai mortai ucraini insieme con il collega e compagno di viaggio Andrej Mironov. E perché no, avrebbe potuto intervenire sul fatto che le bombe di Israele, nella Striscia di Gaza, di giornalisti ne hanno uccisi 200 (non arrestati, uccisi).

Cimiteri Gaza e Cisgiordania

E magari notare che l’Autorità palestinese, nei giorni scorsi, ha espulso da Jenin i giornalisti di Al Jazeera, nell’evidente tentativo di eliminare qualunque testimone su quanto avviene in quella città, dove i simpatizzanti di Hamas si scontrano con i seguaci di Abu Mazen, il quale a sua volta è impegnato a conquistarsi i favori di Israele e Usa nella speranza di poter regnare, domani, sulle macerie di Gaza. Ora la Kallas, grazie al caso di Cecilia Sala, sembra essersi svegliata, accorgendosi di colpo che arrestare o perseguitare o magari uccidere i giornalisti è cosa che nuoce alla democrazia.

Improntitudine e discredito internazionale

Bene, benissimo, speriamo che prosegua. Però, per tornare al discorso iniziale: secondo voi, quale credibilità può avere un ministro degli Esteri Ue che signorilmente tace su 200 giornalisti morti a Gaza e si preoccupa di una blogger italiana il cui caso, per quanto scandaloso e per lei pieno di dolore, sarà sicuramente risolto per via diplomatica? Se voi foste un cinese, un arabo, un sudamericano, un africano, che cosa pensereste nel sentire la Kallas fare il solito predicozzo su diritti, doveri e valori? Ecco, appunto.

Fulvio Scaglione da

6 Gennaio 2025