DI MARIO PIAZZA
Genocidio: giorno 457
Da due settimane non scrivo di Gaza, come se quei cinquanta o cento civili innocenti assassinati ogni giorno a sangue freddo da Israele fossero entrati nella normalità quotidiana.
Ovviamente non è così, il fatto è che sul genocidio in corso è stato detto tutto ciò che era possibile dire senza che nessuno degli illuminati governanti del mondo libero abbia alzato un dito per contrastarlo.
La metodica pulizia etnica nel nord della Striscia prosegue indisturbata, un tritacarne che nulla ha a che vedere con la sopravvivenza di Israele.
Qualche centinaio di soldati israeliani ci ha lasciato le penne non da eroi in difesa della patria ma da assassini senza scrupoli al lavoro per regalare ai futuri coloni israeliani nuovi territori da invadere.
Per ogni carneficina in ospedali, scuole, moschee e campi di raccolta la giustificazione è sempre la stessa: tutti covi di terroristi, un oltraggio non solo alla vita umana ma anche alla più esigua delle nostre intelligenze.
Di quel centinaio di ostaggi vivi o morti ancora nelle mani di Hamas ormai importa soltanto ai parenti stretti, fino al punto di costringere la stessa Hamas a pubblicare qualche video di quei poveri disgraziati per ricordarne l’esistenza.
Possiamo considerare lo sterminio già cosa fatta, con o senza le illusorie tregue che ci prospettano ogni giorno.
L’unica traccia rimasta del diritto internazionale viene dal materiale raccolto dalle organizzazioni pro-Palestina che documentano i crimini di guerra compiuti individualmente dai soldati israeliani con tanto di nome e cognome, reati orrendi che non i governi ma le magistrature di Brasile, Sud Africa, Francia, Belgio e Sri Lanka hanno già iniziato a perseguire, e ad esse se ne aggiungeranno molte altre.
Il Mossad è riuscito a far fuggire il primo “catturando” dal Brasile ma non potranno proteggerli tutti. Magra, magrissima consolazione ma vedere almeno qualcuno di questi manovali del genocidio dietro le sbarre sarà sempre meglio di niente.
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Mario Piazza