Nelle guerre di Siria la partita strategica Turchia-Israele

DI PIERO ORTECA

REDAZIONE

 

Dalla redazione di REMOCONTRO –

Oltre 100 morti il bilancio dei primi violenti combattimenti nel nord della Siria tra alcuni dei gruppi ribelli oggi al potere. A scontrarsi tra le città di Manbij e Tal Rifaat, le ‘Syrian National Army’, milizie arabe armate dalla Turchia, e le ‘Forze Democratiche Siriane’, curdi finanziati e addestrati finora dagli Stati Uniti in chiave anti Isis. Golosità di vicini pericolosi e un’opposizione ad Assad rissosa e frammentata. Tra le partite strategiche, confronto chiave per il ruolo di ‘Potenze regionali’ tra Turchia e Israele

Siria preda pericolosa da spartirsi

Il fuoco cova sotto la cenere e ataviche inimicizie sono pronte a riesplodere, al primo sgarbo. O, per essere più chiari, al primo impegno non mantenuto. Nel caso specifico, viene immediatamente dimostrata la validità delle ipotesi formulate sull’improvviso crollo del regime alawita. E cioè, il fatto che la Siria sia stata utilizzata come “campo neutro”, per giocare una mortale partita di geopolitica. In sostanza, libertà, democrazia e rivoluzione c’entrano fino a un certo punto, perché, dietro le quinte, i veri interessi sono stati altri.

Il ruolo della Turchia col sostegno Usa

La Turchia ha colto una ‘finestra di opportunità’ per cercare di risolvere due problemi: quello dei curdi e l’altro, più recente, sull’imponente flusso dei rifugiati siriani. Per questo, Erdogan ha scelto di appoggiare senza riserve Hayat Tahrir al-Sham di al- Jaulani, fondendo le milizie di SNA da lui controllate. Gli Stati Uniti, al corrente di tutto (se non veri e propri coordinatori) gli si sono affiancati, da Sud (milizie di Daraa, in arrivo dalla Giordania) e da Nord-est, con i gruppi armati curdi. L’obiettivo? Cacciare Putin (e le sue truppe) dal Medio Oriente, accelerando la rivolta, di gran corsa, prima dell’arrivo di quel guastafeste di Donald Trump.

Israele Convitato di pietra

“Ma il vero convitato di pietra di tutta l’operazione (di cui si dice poco e nulla), è stato Israele. Secondo l’analisi degli specialisti di strategia, l’aviazione di Netanyahu è stata decisiva per il crollo del regime. Gli aerei con la stella di David hanno compiuto almeno 400 missioni contro obiettivi militari e infrastrutture di Assad, contribuendo a distruggere almeno l’80% di tutti gli armamenti. Si tratta di una cifra spaventosa, che rende conto e ragione della mortale efficienza israeliana.”

I problemi cominciano adesso

Quando al Dipartimento di Stato Usa hanno osservato tutta l’operazione, non hanno tenuto conto del fatto che la Siria potesse diventare un potenziale “casus belli” tra Tel Aviv e Ankara. Certo, una cosa è la retorica e un’altra la saggezza della diplomazia. Attenzione, però: esistono anche interessi definiti, in gergo, “non negoziabili”. Per la Turchia, lo sradicamento delle milizie curde è uno di questi. L’autorevole think tank “Stratfor” disegna uno scenario inquietante, nel quale la discriminante è sempre quella di un approccio neo -isolazionistico trumpiano.

Ritiro militare Usa dalla Siria?

Se il prossimo Presidente americano sarà conseguente con quanto ha dichiarato qualche giorno fa, i soldati degli Stati Uniti potrebbero essere ritirati completamente dalla Siria e dalla maggior parte del Medio Oriente. Questo significa abbandonare il “patronage” dei curdi, a meno che qualcuno non si pigli la briga di sostituire Washington. A questo proposito, scrive Stratfot: “Il Ministro degli Esteri israeliano, Gideon Sa’ar ha elogiato le SDF curde per la loro lotta contro lo Stato islamico e ha chiesto la cessazione degli attacchi contro i curdi sostenuti dalla Turchia, affermando che ‘è anche un impegno per il futuro della Siria, perché icurdi sono una forza stabilizzatrice in questo Paese’.

Relazioni turco israeliane

Le relazioni turco-israeliane – prosegue l’analisi di Stratfor – si sono deteriorate durante la guerra tra Israele e Hamas, poiché Erdogan ha aumentato la retorica anti-israeliana e ha posizionato la Turchia come paladina della causa palestinese. Inoltre, a maggio, la Turchia ha imposto un embargo commerciale sulle importazioni e sulle esportazioni verso Israele come rappresaglia per il divieto di Israele di inviare aiuti umanitari turchi a Gaza”. Secondo un’altra rivista specialistica di settore (Al-Monitor) i motivi di crescente dissidio tra Turchia e Israele sono riconducibili anche alla politica chiaramente espansionistica di quest’ultimo.

Espansionismo israeliano

I turchi sono convinti che gli israeliani stiano andando all’attacco, per concretizzare un sogno di supremazia in tutto il Medio Oriente. Altro che “autodifesa”! “Nel contesto delle crescenti tensioni tra Israele e Turchia a Gaza – sostiene Al-Monitor – la Siria rischia di diventare un nuovo punto di svolta per le due nazioni mediterranee a causa di interessi contrastanti e posizioni divergenti. Tra i principali punti di contesa rientrano l’incursione di Israele nella Siria meridionale e il suo sostegno ai gruppi curdi siriani, considerati da Ankara una delle principali minacce alla sua sicurezza nazionale.

Turchia e Siria meridionale

“Ankara teme che Israele possa cercare di consolidare le sue conquiste territoriali durante la seconda presidenza di Donald Trump. Dalla caduta del regime, le forze israeliane sono avanzate di 30 chilometri a sud di Damasco, occupando la zona cuscinetto demilitarizzata tra Israele e Siria e l’avamposto strategico del Monte Hermon. Israele ha anche annunciato piani per raddoppiare gli insediamenti sulle alture del Golan”. Proprio per questo motivo, “l’occupazione israeliana dei territori siriani deve essere condannata nei termini più forti – ha affermato Erdogan – prima che sia troppo tardi. È un’aggressione che minaccia costantemente la pace e la stabilità nella nostra regione”.”

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Articolo di Piero Orteca dalla redazione di

8 Gennaio 2025