DI GIANCARLO SELMI
Premessa
Prima di cominciare a scrivere il post, per rispondere già a quanti mi scriveranno che sono invidioso (non mancano mai), ammetto che il post è stato causato da invidia. E sono tante le cose che possono essere invidiate a Italo Bocchino.
L’aspetto fisico
La bellissima rotondità degli occhi, per esempio, che gli dona uno sguardo fisso e penetrante. Un poco inquietante per la verità, una cosa in mezzo fra Freddy Krueger e la Bambola assassina. Però autorevolissimo. Ovviamente è importante non farlo vedere ai bambini, qualora non si volessero avere traumi indesiderati. Poi il colore dei capelli. Scelto con cura (c’è sicuramente del lavoro dietro. Forse un armocromista?) e che lo fa sembrare un fichetto di una sessantina d’anni con i capelli tinti. Meraviglioso.
Il suo “aplomb” da (quasi) vero statista
Ma quello che più ce lo fa invidiare, è il suo tono da statista. La sicurezza distribuita a piene mani nello specificare quale sia il migliore futuro dell’Italia. Meglio stare con Germania e Francia, o stare a prescindere con gli USA? Resterà negli annali dei dibattiti televisivi la sua discussione con Bersani, che auspicava, per l’Italia un futuro al lato dei due paesi europei e lui che rispondeva: “lo impone qualche legge?”. Meravigliosissimo. La sua origine di parlamentare prende il sopravvento sull’attuale mestiere di giornalista e gli fa dichiarare cose semplicemente stupende.
E poi ci sono i dati
Su quello, l’autodefinitosi “giornalista militante”, qualunque cosa volesse dire, dà il meglio di sé. Fra fake e dati decontestualizzati, occhi fissi rotondi e vis esplosiva, riempie lo schermo di minacciose perifrasi. Sui dati diventa una primadonna capace di scatenare guerre cruente. Ovviamente le sue fake vinceranno sempre perché i dati, quelli veri, elencati dagli altri, diventano automaticamente falsi. E non perché lo siano, semplicemente perché lo dice lui. Adorabile.
Onnipresenza televisiva
E come non invidiare la sua onnipresenza televisiva. Chissà quando guadagna. Un vero e proprio Stakanov. Salta da uno studio all’altro come non avesse un domani. Dalle prime ore del pomeriggio a notte inoltrata. Ripetendo sempre le stesse cavolate, che diventano un mantra infinito. E si sa, una cosa che le minchiate le racconti uno con gli occhi normali e i capelli indenni da coloranti. Altra cosa che le proclami un “giornalista militante” con gli occhi inquietanti e i capelli fotogenici. Il risultato è garantito, credeteci.
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Giancarlo Selmi