L’Israele che si vergogna di quello che continua a fare

DI PIERO ORTECA

REDAZIONE

 

Dalla redazione di REMOCONTRO –

“Est modus in rebus”, dicevano i latini: c’è modo e modo di fare le cose. E anche la guerra non sfugge a questa logica. Ma non in Medio Oriente, dove quello che Israele sta facendo ai palestinesi, dopo i massacri del 7 ottobre perpetrati da Hamas, supera ogni più fosca immaginazione. La fonte di ciò che riportiamo è autorevole, di primissima mano e incontestabile. Si tratta degli articoli-denuncia apparsi su Haaretz, quotidiano ebraico progressista, già entrato più volte nel mirino del governo Netanyahu.

Una ingiustificata campagna di uccisioni

Nella sua analisi, Uvi Misgav accusa le forze armate israeliane “di avere trasformato una guerra di difesa in una ingiustificata campagna di uccisioni”. E attenzione, parla di un cinico programma studiato a tavolino, già più volte da noi citato (ma disinvoltamente ignorato da certa stampa occidentale), noto come “Piano dei generali”. “Il maggior generale in pensione ed ex capo del Consiglio di sicurezza nazionale israeliano Giora Eiland – dice Misgav – ha abbracciato questa idea e, insieme ad altri generali, l’ha proposta. Eiland e i suoi amici hanno esaminato il diritto internazionale e la storia militare e hanno scoperto che è legale e legittimo strangolare e soffocare un’intera regione. Etichettando tutto come una forma di assedio. La sua attuazione sul campo è ufficialmente negata, ma nel frattempo i bambini di Gaza stanno morendo e congelando in tende allagate dalla pioggia”.

Un orrore denunciato dai fatti

Una disamina che non lascia alcun dubbio e che, di sicuro, potrebbe costituire materiale accusatorio pesante quando la giustizia internazionale farà il suo corso. L’articolo di Haaretz si avventura poi su un vero terreno minato, quello costituito dallo scabroso capitolo della “licenza di uccidere”, di cui sembrano godere (abbastanza impunemente) molti soldati dell’esercito israeliano. In particolare, l’attenzione del giornale si focalizza sulle regole d’ingaggio e sulla famigerata “zona di uccisione automatica”, un’area che divide in due la Striscia di Gaza e che viene chiamata (impropriamente) “Corridoio di Netzarim”. Ma Netzarim era un minuscolo insediamento ebraico, prima di essere evacuato nel 2005, eppure il corridoio ora è largo miglia. In pratica, è una tecnica di insediamento mascherato. Stanno cercando di crearne uno anche in Libano e sulle alture del Golan. La spinta verso la creazione del Grande Israele di ispirazione biblica, porta inoltre il governo suprematista ebraico di Netanyahu a un utilizzo sempre più massiccio e sproporzionato della forza.

Vocazione all’egemonismo “in purezza”

Non è solo “autodifesa”, cioè qualcosa che sarebbe ampiamente giustificabile, ma sembra piuttosto una vocazione all’egemonismo “in purezza”. La storia di Netzarim ci riporta ad un altro articolo di Haaretz, scritto da Yaniv Kubovic, corrispondente di guerra che è riuscito, con grande coraggio, a ottenere delle testimonianze di prima mano sul bagno di sangue a Gaza. “Un ufficiale della divisione 252 recentemente congedato descrive la natura arbitraria di questo confine, spiega Kubovic: ‘Per la divisione, la zona di uccisione si estende fin dove può vedere un cecchino’. Ma la questione va oltre la geografia. Stiamo uccidendo civili che poi vengono considerati terroristi. Gli annunci del portavoce dell’IDF sui numeri delle vittime hanno trasformato questo in una competizione tra unità. Se la Divisione 99 uccide 150 persone, l’unità successiva punta a 200”. Allucinante! Sembra che si parli di una gara di tiro al piccione. E invece si tratta di esseri umani, di cui molti sono donne e bambini.

Una gara di tiro al piccione

E proprio ad altri innocenti palestinesi di Gaza è dedicata un’ulteriore confessione fatta ad Haaretz. “Questo approccio non è limitato alla Divisione 252. Un riservista della Divisione 99 racconta di aver visto un drone che mostrava ‘un adulto con due bambini che attraversavano la linea proibita’. Camminavano disarmati, apparentemente alla ricerca di qualcosa. Li avevamo sotto sorveglianza completa con il drone e le armi puntate contro di loro, non potevano fare nulla – dice. All’improvviso abbiamo sentito una massiccia esplosione. Un elicottero da combattimento aveva sparato un missile contro di loro. Chi pensa che sia legittimo sparare un missile contro dei bambini? E con un elicottero? Questa è pura malvagità”. Già, ma alla base di tutta questa sanguinaria anarchia militare c’è un fatto specifico e cioè una palese rottura della catena di comando. Gli analisti sono concordi nel ritenere che la guerra “asimmetrica”, combattuta a Gaza e nei Territori occupati, spesso violi tutte le regole perché le unità israeliane si comportano da “cani sciolti”.

Crudeli “Cani sciolti”

Il motivo principale? Troppi riservisti e poca professionalità, ma soprattutto (e può sembrare stupefacente per un esercito come quello israeliano), scarsa capacità di selezionare nuovi buoni comandanti. Scomparsi i generali leggendari di una volta, oggi bisogna fare i conti con quello che passa il convento, come quel Yeudah Vach che, appena arrivato, dichiarò che “non ci sono innocenti a Gaza”. “Secondo un ufficiale – conclude Kubovic – mentre tale sentimento non è insolito tra i soldati, con Vach non era solo un’opinione, è diventata una dottrina operativa: tutti sono terroristi. Disse ai suoi comandanti che in Medio Oriente, la vittoria arriva attraverso la conquista del territorio. Dobbiamo continuare a conquistare finché non vinciamo”. Dopo la carneficina di civili, il generale Vach è stato trasferito con la 252° Divisione, per un normale avvicendamento. Tornerà a Gaza a marzo, i bambini palestinesi sono avvisati. I due delle foto non hanno fatto in tempo.

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Articolo di Piero Orteca dalla redazione di

10 Gennaio 2025