Presidente pregiudicato e premier latitante con complici

DI ENNIO REMONDINO

 

Dalla redazione di REMOCONTRO –

‘Giustizia uguale per tutti’, l’ABC della democrazia. Trump condannato per aver pagato il silenzio della porno star con cui si era accompagnato, ma nessuna pena, neppure una multarella, per imminente Presidenza Usa. Mentre la Polonia dice ‘nie’ alla Corte penale internazionale sul l’eventuale fermo in territorio polacco del premier israeliano Netanyahu, nonostante l’ordine di cattura per crimini di guerra e contro l’umanità. Sconti per potenti.

PPP, presidente puttaniere pregiudicato

A New York il giudice condanna ma senza alcune pena. Salvo la vergogna di diventare il primo presidente Usa come «criminale condannato», pregiudicato, anche se lui nega e minaccia, come nel suo stile. Il caso della falsificazione dei documenti contabili della campagna elettorale del 2016 per pagare il silenzio della pornostar con cui si era accompagnato. Pagamento registrato come’ spese legali’. Dal ‘peccatuccio’ sessuale alla falsificazione di documentazione ufficiale, che è reato grave. Ma con lo sconto. ‘Unconditional discharge’, si chiama: condanna senza pena. Tra i poteri della presidenza non c’è quello «di cancellare il verdetto di una giuria», gli ricordano i giuristi, ma Trump ribolle.

Il giudice al quasi presidente

La sentenza ha dovuto tenere conto della vittoria di Trump alle elezioni, ma il giudice precisa. «Sono stati i cittadini di questa nazione a decidere di recente che, ancora una volta, lei potrà godere dei benefici di quelle protezioni che includono, tra le altre cose, la clausola di supremazia e l’immunità presidenziale. È attraverso questa lente e questa realtà che questa corte deve stabilire una sentenza legittima. E questa corte ha stabilito che l’unica sentenza legittima che consenta l’emissione di una sentenza di condanna, senza violare la più alta carica del Paese, è l’unconditional discharge. Pertanto, in questo momento, impongo tale sentenza per tutti i 34 capi d’imputazione. Signore, le auguro buona fortuna per il suo secondo mandato».

“Dopo la lettura della sentenza, invece, è arrivata la promessa del tycoon: «Oggi si è svolta una farsa spregevole e, ora che è finita, faremo appello». Il processo di New York è stato l’unico dei quattro che prendevano sulla testa di Trump a vedere la luce.”

Immunità al ricercato Netanyahu dalla Polonia

Storia di immunità da potere quasi peggiore in casa Europea. La Polonia fuorilegge dice no alla Corte penale su un eventuale fermo in territorio polacco di Benjamin Netanyahu. Risposta obbligata da parte di Bruxelles in difesa della Cpi: «L’Unione europea sostiene la corte e i principi stabiliti nel suo statuto. Gli stati non sono tenuti a interpretare in modo unilaterale le sentenze della Cpi. L’Ue è fortemente impegnata nella giustizia penale internazionale e nella lotta contro l’impunità». Ma l’impunità è stata chiesta dal presidente polacco Andrzej Duda, espressione della destra populista di Diritto e Giustizia (Pis), un salvacondotto a Netanyahu qualora decida di partecipare alla cerimonia per l’80esimo anniversario della liberazione del campo di sterminio nazista di Auschwitz, prevista come ogni anno il 27 gennaio.

Gioco sporco tra più parti coinvolte

Risoluzione sofferta dell’attuale governo, che vìola le leggi internazionali ed europee giustificandosi col «rendere omaggio alla nazione ebrea i cui milioni di figlie e figli sono stati vittime dello sterminio compiuto dal Terzo Reich». Tusk prima di cedere ha criticato a parole la richiesta di Duda, definendola «dimostrazione politica», visto che il nome di Netanyahu non risulta tra gli invitati alla cerimonia di commemorazione in programma tra poche settimane. Ma Tusk starebbe comunque violando gli accordi dello Statuto di Roma del 1998 sull’istituzione e il funzionamento della Cpi. Tusk si è voluto prendere un rischio puntando sul fatto che Netanyahu non partecipi poi all’evento. Tel Aviv ha confermato che alla cerimonia in Polonia ci sarà soltanto il ministro dell’istruzione Yoav Kisch. E se invece Netanyahu, tentato dalla “protezione politica” offertagli dal governo polacco, decidesse di prendere parte alla commemorazione?

Sofferto inizio della presidenza polacca Ue

“Varsavia ha appena assunto la presidenza del Consiglio dell’Ue dopo il semestre turbolento guidato dall’Ungheria. All’indomani dell’emissione dei mandati di arresto per Netanyahu e Gallant, il premier ungherese Orbán aveva invitato il suo collega israeliano in visita ufficiale a Budapest dichiarandosi pronto ad ignorare i pronunciamenti della Cpi. Il cedimento alle pressioni delle destra interna dopo otto anni di conflittualità istituzionale tra gli ex governi guidati dal Pis e Bruxelles. Odore di trappola -segnala Giuseppe Sedia-, col quotidiano conservatore polacco Rzeczpospolita, che sulla risoluzione pro Netanyahu, scrive di conseguenze che potrebbero «danneggiare per decenni la Polonia all’estero su questioni legate a sicurezza e stato di diritto».”

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Articolo di Ennio Remondino dalla redazione di

11 Gennaio 2025