Che fine ha fatto il killer della carie?

DI PIELUIGI FERDINANDO PENNATI

P. F Pennati

 

Che fine ha fatto il killer della carie?

Una notizia pubblicata il 7 settembre 2012 sul “British Dental Journal”, una rivista scientifica che tratta materie dentali del più grande gruppo “Nature” ben conosciuto in campo medico, porta come titolo “Il Cile crea il killer delle carie”. Come, come? Il killer della carie?
Se fosse vero manderebbe a spasso quasi tutti i dentisti nel mondo, dato che la carie è il primo e più diffuso problema dei nostri denti e quello che produce il maggior reddito ai medici che se ne occupano, eppure due ricercatori, il prof. Jose Cordova della Yale University di New Haven in Connecticut ed il prof. Erich Astudillo dell’Università del Chile di Santiago del Chile sostengono di aver trovato un rimedio che uccide inesorabilmente la carie in sessanta secondi…

Si, avete capito bene, uccide definitivamente la carie in un minuto.

Le prime notizie della scoperta si ebbero già nel 2008 quando apparvero su giornali locali degli articoli nei quali, secondo i due ricercatori, si diceva essere stata sperimentata con successo una nuova molecola in grado di uccidere il batterio chiamato Streptococcus Mutans, che è il responsabile della carie, con una semplice applicazione.
I due pare cercassero sponsor per sviluppare un medicinale utilizzando il loro brevetto, in poco tempo sparirono dall’orizzonte scientifico e su di loro e la loro ricerca solo le prime notizie pubblicate in rete, fino a quando, con l’articolo citato in apertura, il British Dental Journal scrisse della cosa. Da qui in poi si dovrebbe pensare che se un giornale scientifico conosciuto, letto e stimato in ambiente medico riporta la notizia di una tale sensazionale scoperta che potrebbe cambiare l’approccio alle carie a miliardi di persone in tutto il mondo la cosa dovrebbe esplodere e diffondersi diventando immediatamente virale…
Invece nulla, si può sconfiggere la carie in pochi secondi e nessuno ne parla.

Ma chi avrebbe interesse a pubblicare tale notizia?

La ragione potrebbe essere la perdita di lavoro per milioni di dentisti trapanatori che non avrebbero molto altro da fare, quindi chi potrebbe sponsorizzare una simile scoperta? Certo non chi ha interesse a vendere trapani, accessori e medicamenti per la cura della carie e la sostituzione dei denti cariati che ad oggi non sono rimpiazzabili che con protesi costosissime e nemmeno chi tutto ciò usa quotidianamente per mantenere auto, ville e barche di lusso, anzi, tutti questi, industrie farmaceutiche in testa, avrebbero interesse ad affossare la cosa e così è, nessuno ne sa nulla, eppure esiste davvero.

L’articolo di Laura Pacey, laureata all’University of Warwick nel 2010, sul BDJ (Brithish Dental Journal) dice letteralmente

“Alcuni ricercatori cileni hanno creato una nuova molecola che potrebbe rendere i denti “a prova di carie”, uccidendo i batteri che causano la carie in meno di 60 secondi.”, a sostenerlo è il dr. Marsh P. D. c nel suo lungo citarlo nel suo articolo scientifico dello stesso sulle “Contemporary perspective on plaque control.” Il resto ricalca qualcosa già letto nel 2008, la molecola è stata chiamata “Keep 32” per significare che mantiene (“keep” in inglese) sani tutti i 32 denti della nostra bocca eliminando la necessità del dentista. Secondo i due ricercatori Cordova e Astudillo il prodotto da loro sviluppato può essere utilizzato facilmente in dentifrici, collutori, filo interdentale e persino alimenti, rendendo semplice il suo utilizzo anche a scopo preventivo.

Lotta per il brevetto

Sempre secondo l’articolo, Procter & Gamble e altri cinque giganti della chimica stavano lottando per aggiudicarsi il brevetto, nessuno sa come si andata a finire e non vi sono notizie in rete facilmente accessibili, ma con tutta probabilità se davvero una di queste industrie farmaceutiche se lo è comprato lo avrà posto al sicuro in una cassaforte per poter continuare a vendere i propri costosi prodotti dentali e scongiurare una crisi di entrate per il calo delle vendite.

Se cercate bene troverete un precedente, in altro campo

Se cercate bene in rete scoprirete che nel 1995 un inventore italiano progettò la prima auto ad idrogeno, il brevetto venne prontamente comprato dalla allora FIAT Auto che, in una intervista del 2002, dichiarava essere in fase di sviluppo e prevedere il primo prototipo nel 2035… a pensar male si fa peccato ma quasi sempre ci si azzecca (Papa Pio XI).
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Pierluigi Ferdinando Pennati