DI ALFREDO FACCHINI
M – Il figlio del secolo
Ho guardato i primi due episodi di M – Il figlio del secolo e sono rimasto letteralmente travolto. Per due ragioni fondamentali: la fenomenale interpretazione di Luca Marinelli e l’impressionante qualità tecnica dell’opera. Marinelli si conferma un talento senza limiti, capace di dominare la scena con ogni sguardo, gesto e parola. Poteva crollare nella macchietta o nell’eccesso, invece resta sempre saldo, credibile in ogni inquadratura. Lo dico, azzardo: Marinelli è l’attore italiano che più si avvicina ad un Gigante del cinema, come Gian Maria Volonte’.
Ma non è solo la sua performance a rendere M un’opera irresistibile.
La regia di Joe Wright – che già ci aveva convinti con The Darkest Hour – costruisce un’esperienza visiva talmente potente, con una fotografia e un montaggio fiammeggiante, che raramente siamo abituati ad incontrare. Il tutto peraltro esaltato dalla colonna sonora di Tom Rowlands dei Chemical Brothers. Una bomba sonora.
Per un giudizio storico – politico
Per un giudizio invece di carattere storico politico bisogna attendere la visione completa dell’intera serie. Un paio di stoccate al volo: colpisce la ruffianeria di Mussolini nei confronti di Gabriele D’Annunzio, così come la sua imbarazzante incoerenza ideologica. Il Mussolini infatti del ‘19 è più un performer, che un pensatore politico. Il suo fascismo – ancora nella culla – è un pateracchio di idee strampalate miste a smisurate ambizioni personali. Tutto e il contrario di tutto.
In conclusione
M – il figlio del secolo: imperdibile.
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Alfredo Facchini