Usa e Israele dominano il nuovo Medio Oriente

DI ENNIO REMONDINO

 

Con la caduta di Assad e i vuoti di potere lasciati da Iran e Russia, l’alleanza israelo-americana consolida la sua supremazia nella regione, l’analisi di Limes. La rete di basi statunitensi e gli avamposti israeliani in Libano. Secondo Lorenzo Trombetta Washington e Gerusalemme ora tratteranno la normalizzazione dei rapporti con l’Arabia Saudita da una posizione di forza.

Il Medio Oriente americano

«Dal Corno d’Africa al Kurdistan iracheno, dall’Oman al Libano e dal triangolo frontaliero siro-giordano-iracheno a quello turco-siro-iracheno, il sistema militare e politico americano in Medio Oriente appare quanto mai rafforzato sia dalla guerra israeliana alle forze arabe filo-iraniane, Hamas e Hezbollah in primis, sia dalla dissoluzione in Siria del regime degli Assad, al potere a Damasco da oltre mezzo secolo».

E il libero macello concesso da Biden a Netanyau si piega

Da quando il presidente siriano Bashar al-Asad è fuggito a Mosca l’8 dicembre scorso e da quando le forze siriane cooptate da Ankara hanno esteso il loro controllo a est di Aleppo, sfruttando lo smantellamento delle forze militari russe e minacciando gli avamposti curdi a ovest di Raqqa, attorno alla diga Tishrin, il Comando centrale statunitense ha, ampliando il proprio controllo sulle aree precedentemente presidiate da Mosca. Si parla di oltre 2mila militari in campo.

La base militare Usa di Kobane

Pubbliche ed esibite le immagini dei lavori per la costruzione della base militare Usa a Kobane. Soltanto nella prima settimana del nuovo anno, gli Stati Uniti hanno fatto atterrare nelle strutture militari del Nord-Est siriano dieci aerei cargo con mezzi di trasporto, munizioni e attrezzature. E dal vicino Kurdistan iracheno sono entrati più di 150 camion con materiali militari. Con Trump che dopo aver affermato di non voler aver a che fare con quella guerra, ci ripensa e «non vuole rivelare i dettagli della strategia americana in Siria».

L’illegale missione Usa in Siria

La missione militare Usa in Siria ha avuto inizio nel 2014, avviata dall’allora presidente Barack Obama, che nel 2011 aveva ritirato le truppe dall’Iraq dopo otto anni di occupazione seguiti all’invasione del 2003. Da più di un decennio Washington ha consolidato la propria presenza nell’area. Il rafforzamento militare Usa in Siria fa il paio con quello israelo-americano in Libano dove Hezbollah è stato indebolito, aprendo nuovi spazi politici nei quali Washington e Gerusalemme potranno far valere più di prima i loro interessi.

Il Libano si allinea e spera

Con il controllo di fatto da parte di Israele e Stati Uniti sullo scalo aereo di Beirut, l’articolazione israelo-americana è ora dominante in tutta la regione. E l’elezione a Beirut del nuovo capo di Stato – dopo 28 mesi di vacuum istituzionale – il generale Joseph Aoun, gradito allo Stato ebraico, agli Stati Uniti e ai paesi arabi alleati di Washington, è un altro segnale forte.

La ragnatela di installazioni militari americane

Su scala regionale, il Medio Oriente allargato è avvolto da una ragnatela di installazioni militari americane: in Arabia Saudita, Oman, Emirati Arabi Uniti, Qatar, Bahrain e Kuwait nel Golfo; in Iraq e Siria nel cuore della Mesopotamia, con la base di Tanf al confine tra Giordania, Siria e Iraq, avamposto occidentale (Usa, Regno Unito e Israele) contro l’influenza russa e iraniana. Verso ovest la base Usa nel Sinai, sul Mar Rosso, mentre a sud si arriva a Gibuti, nel Corno d’Africa. Oltre alla presenza navale americana nel Mediterraneo orientale.

Avamposti Usa su petrolio e acqua

In Siria le basi Usa sono in prossimità di installazioni petrolifere, di gas, o dei principali corsi d’acqua della regione. La presenza militare americana su obiettivi strategici mettendo pressione costante a rivali e alleati per assicurarsi il controllo sul territorio che collega gli oceani Atlantico e Indiano passando per il ‘Medioceano mediterraneo’. «Significa che Washington farà valere le proprie carte con l’Arabia Saudita, finora riluttante a formalizzare il processo di normalizzazione con Israele», prevede Limes.

Troppe partite armate e la Siria campo di battaglia

Immaginando una sconfitta iraniana e qualche trucco che renda onorevole per l’opinione pubblica araba e islamica per un accordo di pace con lo Stato ebraico –poco di certo e nulla di facile-, sarà la Siria a pagare il prezzo più alto. Oltre agli Stati Uniti, rimarranno come forze occupanti anche gli eserciti di Israele e di Turchia.

“E questo avverrà col placet di Washington, che attraverso il suo ‘inviato speciale’ Amos Hochstein, sembra legittimare il mantenimento avamposti in territorio libanese del suo ex esercito israeliano (accade anche questo!), anche dopo il 27 gennaio, a fine dei due mesi di cessate-il-fuoco.”

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Articolo di Ennio Remondino dalla redazione di

14 Gennaio 2025