DI LEONARDO CECCHI
Lavoro sottopagato
Oggi Istat e Oxam certificano che in Italia siamo arrivati a 1,25 milioni di persone che lavorano per meno di 9 euro l’ora.
Ma ci dicono anche che lo 0,1% degli italiani più ricchi nel giro di vent’anni ha invece aumentato del 70% la propria ricchezza. Ripeto: del 70%.
Lo scenario è impietoso e innesca una dinamica infernale.
Ricchi e poveri assoluti
Più aumentano i due estremi delle fasce di reddito (poveri assoluti e ricchi sfacciati), meno tasse lo Stato incassa. Sui primi perché evidentemente sono poveri; sui secondi perché il nostro sistema fiscale a un certo punto diventa regressivo (non è uno scherzo: googolatelo se avete dubbi), cioè più guadagni meno tasse paghi.
Meno tasse meno servizi
Meno tasse per lo Stato significa meno servizi e meno welfare, quindi un maggiore indebitamento delle fasce più fragili che non possono permettersi servizi ora privati. Questo, a sua volta, provoca la disperazione che innesca l’abbassamento del costo del lavoro: sono povero, sto male, devo lavorare o i miei figli non mangiano, quindi mi faccio andar bene anche 6 euro l’ora, adesso.
L’abbassamento del costo del lavoro garantisce a sua volta maggiori margini ai padroni, rendendo più ricchi i ricchi. Quindi ancora meno tasse e ricomincia il circolo vizioso.
Siamo in un loop infernale. O facciamo riforme strutturali serie, a partire dal salario minimo, o qui tra trent’anni saremmo al livello del Belize degli anni Quaranta.
Garantito.
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Leonardo Cecchi