Aereo Aise, nave Cassiopea, torturatori e migranti, via vai della vergogna

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REM DALLA REDAZIONE DI REMOCONTRO –

Difficile capire se sia stato peggio l’aereo Aise per riportare il torturatore di migranti in Libia con ovvia autorizzazione governativa, o le balbettanti giustificazioni ministeriali che finora non spiegano nulla. L’atto dovuto della comunicazione giudiziaria alla premier per la denuncia fatta da un cittadino. Ed è il collaudato polverone contro la ‘magistratura politicizzata’. Bugiardi non contenti fanno partire una nave militare con qualche decina di migranti per cercare di mascherare il fallimento clamoroso dell’operazione Albania, salvo dover riportare indietro alcuni di quei poveri disgraziati per errori di troppa fretta dell’apparire a tutti i costi.

Poche verità nel bugiometro governativo

Servizi segreti. Quel viaggio del torturatore su aereo Aise forse utile a certi accordi sui migranti, non lo ha certo deciso il capo dei servizi segreti esteri da Forte Braschi, all’insaputa e a discapito della Presidenza del Consiglio -almeno del sottosegretario Mantovano con delega-, altrimenti il suo scalpo sarebbe già stato offerto all’opposizione e alla stampa da tempo. Va aggiunto che il fare bene la spia non aiuta spesso a scegliersi le migliori compagnie al mondo, vedi il passeggero del volo Cai Torino-Tripoli.

Possibili reati ministeriali. Dietro l’avviso di garanzia alla premier e a ministri non c’è nessuna ‘toga rossa’ ma semplice atto dovuto dopo la denuncia di un cittadino che non poteva certo essere ignorata. E lo sapete il buffo? Il denunciante è un indignato avvocato notoriamente di destra, con il procuratore capo di Roma della comunicazione giudiziaria di tanto sdegno, che è un moderato esponente della corrente di destra delle toghe che ha proprio nel sottosegretario Mantovano, uno storico punto di riferimento. Cari onorevoli parlamentari, prima di dire scemenze, potreste cercare di informarvi?

Scaricabarile sulla Corte dell’Aja. Inciampo dietro inciampo, le prime dichiarazioni di Piantedosi e Nordio, super ministri, a scaricare la responsabilità dell’imbarazzante vicenda sulle toghe romane. Ora -rileva qualche giornalista coraggioso-, i due sono ridotti a nascondersi dal parlamento, dove qualcosa di vero dovrebbero pur dire. Mentre il Manifesto – a proposito di torturatori-, ci ricorda del governo che decenni lontani  si fece scappare il nazista Kappler «almeno evitò di riaccompagnarlo a casa, e un ministro si dimise». Adesso non si dimette neppure la Santanché, ministra quasi per caso.

La ‘Ragion di Stato’. Verità banale e semplice. Per cercare di frenare il flusso di migranti dalla Libia verso l’Italia il nostro Paese chiude non solo un occhio ma tutti e due su aguzzini e torturatori libici che ottengono quel risultato. Difficile eticamente da ammettere, ma almeno trasparente, anche se indegno. Ma senza esagerare con quel volo di Stato che ridicolizza il Paese e fa dubitare alleati e Corte internazionale dell’Italia Stato di Diritto. E sul tema, la partita politica, cara destra di governo, si fa pesante e pericolosa.

Cassiopea costretta al ridicolo albanese

Povero onorato ‘Pattugliatore d’altura Cassiopea’. Dopo anni di onorato servizio militare, costretto a fare avanti e indietro per l’Adriatico da un porto albanese a nord di Durazzo con qualche di decina di migranti in fuga da mezzo mondo, da incarcerare di fatto e che -vedrete se non accade -, prima a poi saremo costretti a riportare indietro. Perché tutta l’operazione ‘migranti in Albania’ è nata come diversivo politico, progettata male e costata molto cara, che proprio non riesce a decollare. Le solite ‘toghe rosse’ sotto accusa, ma anche la Commissione europea diventata para marxista?

Cassiopea per distrarre dal libico in aereo

49 migranti in Albania, e 5 tornano subito in Italia, 4 minorenni e un vulnerabile, non controllati prima. 36 bengalesi e 8 egiziani sono stati portati nel centro di Gjader che finalmente ha qualcuno da ospitare dopo mesi di quasi abbandono e solo carabinieri di guardia. È la terza volta che il governo tenta di far partire l’accordo sottoscritto ormai un anno fa dai premier Giorgia Meloni e Edi Rama. La procedura accelerata di frontiera si applica a chi non presenta documento di identità. Se non ti fai identificare vai in Albania. «Per accelerare le procedure di verifica e procedere con i rimpatri di chi non ha diritto a rimanere in Ue».

Restano i dubbi sui costi reali

“Costruire in Albania seguendo rigide regole amministrative può diventare un problema per qualsiasi imprenditore, quando la strada usuale è quella della scorciatoia. Figuriamoci per uno Stato oberato da burocrazia, infatti si parla da subito di lavori affidati senza gara. La stampa albanese curiosa ci sta lavorando e vedrete che presto qualcosa di poco simpatico sapremo, anche in questo caso, costretti a scoprire. Scommessa?”

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Articolo a firma REM dalla redazione di

29 Gennaio 2025