L’industria della paura

DI ALFREDO FACCHINI

Alfredo Facchini

 

Sicurezza nazionale

Agenti federali, con le armi strette al petto, attraversano i vicoli umidi del Bronx, battendo alla porta di chi, fino a ieri, viveva nell’ombra. A guidarli, a favore di telecamere per uno spottone, c’è quella pazzoide di Kristi Noem (nella foto), la segretaria per la Sicurezza Nazionale. Sono queste le immagini che rimbalzano dalla città dell’accoglienza. Le retate ormai si susseguono con un copione ben rodato: uomini e donne vengono strappati alle loro case, alle loro famiglie, al poco che erano riusciti a costruire. Il Pew Research Center e altre organizzazioni indipendenti lanciano l’allarme: quasi la metà degli arrestati non ha precedenti penali. Nessun crimine, nessuna violenza. Solo documenti mancanti, solo il torto di sopravvivere nel posto sbagliato.

È l’Industria della Paura

Il ramo intrattenimento dell’Amministrazione Trump. Uno show politico ben confezionato, alimentato da proclami roboanti e immagini di uomini ammanettati, destinato a chi cerca un colpevole per il proprio disagio. Per un elettorato affamato di nemici. È il capolavoro del Neoliberismo: mettere i penultimi contro gli ultimi. I terz’ultimi contro i penultimi e gli ultimi. I primi, al massimo, si scontrano fra loro, per il primato.

Qualche cifra

Negli Stati Uniti risiedono attualmente dagli 11 ai 14 milioni di immigrati irregolari. Le cifre sono ballerine. Di questi, il 77% vive nel paese da oltre cinque anni.
Circa il 40% di questi immigrati proviene dal Messico, sebbene nell’ultimo decennio si sia registrato un aumento significativo di arrivi da paesi come Venezuela e Colombia.
L’amministrazione Trump ha dichiarato l’intenzione di deportare il maggior numero possibile di immigrati irregolari, iniziando da quelli con precedenti penali.
Tuttavia, è importante notare che molti di questi precedenti riguardano infrazioni minori, come violazioni del codice stradale o il reingresso nel paese dopo una precedente deportazione.

Per gli analisti le deportazioni sarebbero devastanti per l’economia USA

Molti analisti avvertono: le deportazioni di massa potrebbero avere impatti significativi, se non devastanti sull’economia americana.
In agricoltura, edilizia e manifattura, la riduzione della manodopera immigrata aumenterebbe i costi di produzione e rallenterebbe cantieri e distribuzione delle merci. La ristorazione e l’ospitalità subirebbero una drastica carenza di personale, con un conseguente aumento dei prezzi. Anche l’assistenza domiciliare e la sanità ne risentirebbero, aggravando la crisi della cura agli anziani.
Complessivamente, l’economia subirebbe un calo dei consumi e un aumento della pressione sulle imprese, con effetti boomerang per l’intera società.
Un disastro.

Ma il “capo” andrà avanti o è solo propaganda?

Ma Donald Trump andrà davvero fino in fondo o è solo propaganda? Guardando alla sua precedente presidenza (2017-2021), si può notare un divario tra annunci e realtà.
Cosa fece Trump nella sua prima presidenza? Nonostante la retorica incendiaria, le deportazioni sotto Trump non raggiunsero livelli record. Secondo l’Ice, meno di un milione. Numeri inferiori a quelli dell’amministrazione Obama, è praticamente lo stesso numero degli espulsi da Biden. Trump si concentrò anche in quella stagione sugli immigrati con precedenti penali. La strategia si basò più sulla chiusura delle frontiere, che sulle deportazioni. Gran parte della politica migratoria si concentrò sulla costruzione del muro con il Messico. Sebbene non venne completato come promesso.

In conclusione

Come già accaduto, potrebbe limitarsi a misure mirate, mantenendo il clamore mediatico senza arrivare a espulsioni di massa.
Chissà perché mi vengono in mente: blocco navale e Albania.
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Alfredo Facchini