Atto di dolore – un ex missino inchioda il governo Meloni per il caso Al-Masri

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Angelita Russo da ARTICOLO VENTUNO –

Ci voleva Luigi Li Gotti classe ’47, avvocato di origini calabresi, trapiantato a Roma dagli anni settanta, ex sottosegretario alla giustizia nel secondo governo Prodi, ma con una lunga militanza di destra, eletto tra le liste del MSI e di AN, dice di aver presentato una denuncia nominativa, perché indignato dall’atteggiamento del governo, non per ragioni politiche, ma perché disgustato come cittadino. Parla di un moto di stizza nel vedere il governo nascondersi dietro un “cavillo”.
Iscritti a registro degli indagati:
la Presidente Meloni, i due ministri Nordio e Piantedosi, il sottosegretario alla giustizia con delega ai Servizi, Mantovano, tutti indagati per favoreggiamento e peculato.
Favoreggiamento, pena prevista quattro anni di reclusione, per aver aiutato un accusato, dalla Corte Penale Internazionale dell’Aja, ad evitare e sottrarsi ad un processo (art. 378 c. 1 c.p.) per aver commesso e anche commissionato gravissimi crimini di tortura, lavori forzati, stupri e violenze e persino omicidio di uomini, donne e un minore, al momento accertato; ma è facile ipotizzare che il fascicolo su di lui e i suoi sicari non può che crescere, dalle dichiarazioni che nei prossimi giorni potrebbero emergere dai migranti scampati all’orrore dei lagher libici.
Peculato, per aver sottratto allo Stato italiano, un aereo Falcon, e averlo messo a disposizione di un criminale internazionale ed averlo fatto volare fino in Libia, andata e ritorno, appropriandosene, come fatto dai Servizi, a spese dei contribuenti italiani; la pena per questo tipo di reato va da quattro a dieci anni e sei mesi di detenzione.
Ma la Meloni, nello stile che oramai la contraddistingue, non perde tempo e posta un video, in cui ribadisce la linea tenuta dal governo, sul caso Al-Masri, e addirittura contrattacca accusando, per quello che Lei definisce un avviso di garanzia, il procuratore Lo Voi, apostrofato come colui che montato volutamente il caso contro il ministro Salvini, sempre in materia di migranti, ora ci riprova con lei e gli altri nomi eccellenti; poi se la prende con quello che lei “presume” essere il deux ex machina, l’avvocato Li Gotti, amico di Prodi, e dunque amico della sinistra e delle toghe rosse lascia intendere, peccato che Li Gotti fosse missino! e infine bastona la CPI dell”Aja che, a suo dire, ha volutamente atteso la presenza di Al-Masri in Italia, per sferrare il colpo al suo governo, con il mandato di cattura internazionale – senza ricordare peraltro che lo Statuto della Corte dell’Aja è stato firmato proprio a Roma e dunque il Paese Italia, da lei governato, avrebbe dovuto essere attentissimo a rispettarne i termini di accordo –
Sta di fatto che, dopo la pubblicazione del video, le  audizioni ed informative dei due ministri Piantedosi e Nordio, attese oggi sono saltate, ed anche questo aspetto dovrebbe farci riflettere su come la funzione loro assegnata, in qualità di ministri della Repubblica, passi in second’ordine rispetto alla vicenda personale che li vede indagati, lasciando così Camera, Senato ed un Paese che si interroga, senza chiarimenti sul loro operato e quello del governo.
La sola certezza che la Meloni da è che “il cittadino Al-Masri” è stato espulso perché ritenuto pericoloso. Al-Masri non potrà rimettere piedi sul territorio italiano per i prossimi dieci anni.
Quindi accompagnare il cittadino libico, con volo di Stato da Torino, a casa sua in Libia, volo preparato in tutta fretta, mentre ancora i ministri non si esprimevano, sembra sempre più un modo per non incrinare i rapporti con la Libia, che tanto ben custodisce i migranti, che altrimenti sbarcherebbero da noi. Insomma chiudiamo un occhio, anzi tutte e due rispetto alle violenze, agli omicidi, alle torture, agli stupri, se possiamo evitare l’aumento degli sbarchi. E, in effetti, il ricatto di Al-Masri e i suoi, si è palesato nei due giorni dopo l’arrivo del mandato internazionale, con un’impennata degli sbarchi a oltre mille unità registrate.
La Procura di Roma ricevuta la denuncia dell’avv. Li Gotti, ha inviato gli atti al Tribunale dei Ministri, che ora ha 90 giorni di tempo per indagare e poi decidere se archiviare o inviare tutto l’acquisito alla Procura, perché questa chieda l’autorizzazione a procedere alle Camere. La Camera può negare a maggioranza assoluta o se ritiene che la persona, oggetto di indagine, abbia agito per la tutela dell’interesse dello Stato, per un preminente interesse pubblico, altrimenti concede l’autorizzazione e spetterà al Tribunale ordinario procedere in primo grado.
Il professor Emilio Santoro, filosofo del diritto a Firenze, intervistato nella trasmissione “Le pecore elettriche” non ha dubbi: secondo quanto previsto dall’art. 4 secondo comma della Legge per il reato di tortura, il ministro Piantedosi non poteva espellerlo, inoltre lo stesso art. 16 del T.U. in materia di immigrazione, indica chiaramente che in caso di gravi reati, questi soggetti, non possano essere espulsi. Peraltro, non si coglie, dice il professore, il senso di pericolosità insistere sul territorio italiano, dal momento che a seguito di arresto avremmo dovuto cedere l’arrestato alla Corte dell’Aja.
Inoltre il professor Santoro intravede la possibilità del ricorso alla Cedu, da parte degli eventuali cittadini migranti che abbiano subito torture e maltrattamenti ad opera di Al-Masri. E stando al servizio andato in onda al “Il cavallo e la torre” siamo già certi che questa possibilità esista.
La Corte Europea potrebbe a quel punto agire nei confronti dell’Italia. E non sarebbe una prima volta, ricordiamo il caso Abu Omar, in cui siamo stati condannati a versare un risarcimento di oltre settanta mila euro allo stesso Abu Omar e alla sua famiglia, sequestrato dai Servizi, italiani ed americani, in pieno giorno a Milano, caricato su un aereo e consegnato ai suoi aguzzini che lo tortureranno per mesi interi in una prigione segreta.
Ma non va meglio se paragoniamo il caso Al-Masri al caso di Maysoon Majidi, una giovane ragazza migrante, arrestata dopo uno sbarco in Calabria, e trattenuta in carcere per ben dieci mesi, con l’accusa di essere una scafista, accusa poi rivelatasi infondata. Una ragazza la cui unica missione era stata quella di difendere i diritti umani in Iran, lei che è curda, e dunque perseguitata dal regime.
Mentre un criminale su cui pende un mandato di arresto internazionale, per crimini gravissimi, questi viene difeso e tutelato dal governo Meloni, accompagnato con un volo di Stato, evitandogli così anche un solo giorno di carcere.
Quanto alle reazioni a seguito del video della Presidente del Consiglio sconcerta, ma non stupisce, la posizione di Calenda, che si allinea alla logica governativa e addita la sinistra di strumentalizzare l’accaduto a fini politici.
La Presidente Meloni dovrebbe recitare un atto di dolore, visto che si professa credente, mentre a noi cittadini non resta altro, di una democrazia che nei fatti sta cedendo il posto ad una dittatura di pochi oligarchi, di potenti che si portano nelle tende di sceicchi, a loro volta assassini, a casa di presidenti corrotti, che sostengono cordate filonaziste, che offendono la memoria di tutti gli olocausti, che liberano carnefici e trattengono le vittime, gli indifesi, a noi non resta altro, dopo l’indignazione, seppur sopraffatti, di uscire dalla rassegnazione e ricominciare a lottare.
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Articolo di Angelita Russo dalla redazione di
30 Gennaio 2025