Non basterà Merkel a salvare la Germania

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Roberto Bertoni da ARTICOLO VENTUNO –

Sia benedetta Angela Merkel, con il suo coraggio, la sua identità forte e riconoscibile, il suo senso dello Stato e delle istituzioni e la sua tempestività!

È grazie a lei, infatti, se la mozione anti-immigrati, approvata per un pelo dal Bundestag, non si è trasformata due giorni dopo in un provvedimento effettivo. Senza il suo intervento, con la SPD in panne, i Verdi in crisi totale e la CDU-CSU pronta a costituzionalizzare il nazismo, proprio come un secolo fa, uno scempio senza precedenti sarebbe già divenuto operativo. Tuttavia, non cambia nulla. È evidente che ormai la Germania stia per consegnarsi ai neo-nazisti di Alternative für Deutschland. Se non dovesse accadere il prossimo 23 febbraio, come del resto ci auguriamo, accadrà in autunno o fra un anno, quando presumibilmente si tornerà a votare. È impensabile, difatti, almeno allo stato attuale, che il partito che fu di Kohl e Merkel, oggi affidato a un burocrate incolore di nome Merz, pronto a stringere accordi con chiunque pur di coltivare le sue ambizioni di potere, fino ad abbattere il brandmauer, ossia la barriera repubblicana che ha sempre isolato l’estrema destra all’interno del quadro politico, è impensabile, dicevamo, che un personaggio del genere possa dar vita a una coalizione credibile con socialdemocratici e verdi. Senza contare che gli stessi Verdi sono in piena deriva guerrafondaia, esaltando la Bundeswehr, l’esercito della Repubblica federale, e battendosi apertamente affinché vengano rimosse le zivilklauseln, le “clausole civili”, dagli statuti delle università, le quali prevedono esplicitamente che la ricerca scientifica e tecnologica venga utilizzata unicamente per scopi civili e non militari, per il progresso della società nel suo insieme e non per alimentare la furia bellicista che ha travolto il Paese da quando Putin ha invaso l’Ucraina.

Una Germania che ha deciso di riarmarsi per cento miliardi, il cui ministro della Difesa, il socialdemocratico Boris Pistorius, ha affermato che il paese dev’essere pronto alla guerra e in cui sembra essere diventato impossibile parlare di pace in Ucraina e di giustizia e dignità per il popolo palestinese, una nazione in queste condizioni, mi spiace dirlo, ma è già sull’orlo del nazismo, se non oltre. E Merkel, figlia dell’Est, persona che ha sofferto la stagione del comunismo della DDR e si è battuta, al fianco di Kohl, per la riunificazione del Paese, Merkel costituisce l’ultimo baluardo al ritorno indietro di un secolo.

Avverrà, purtroppo, nonostante la mobilitazione della società civile, le piazze piene, il mondo della cultura che si danna l’anima, la straordinaria attrice Jennifer Ulrich che si spende con tutte le forze per fare argine alla discesa agli inferi cui stiamo assistendo e l’impegno civico che pure non manca, se si pensa che il brandmauer è stato rialzato dall’oceano di persone che si sono riversate ovunque per chiedere che si ponga fine all’orrore etno-nazionalista, suprematista e xenofobo nel quale AfD vorrebbe far sprofondare il Paese.

Avverrà perché la Germania paga a caro prezzo gli errori di Schröder ma, soprattutto, la crisi energetica che ha fatto seguito alle sanzioni alla Russia, senza il cui gas l’economia tedesca è entrata in recessione; per non parlare del sabotaggio dei gasdotti North Stream che ha ridotto in ginocchio l’industria manifatturiera più importante d’Europa. Non a caso, ed è giunto il momento che qualcuno lo scriva, nel mirino dei neo-nazisti c’è proprio questa Europa: ipocrita, fasulla, disumana, traditrice, la cui presidente von der Leyen, esponente di punta della CDU, è l’emblema della crisi e del declino di un’istituzione nella quale non solo abbiamo creduto ma vorremmo continuare a credere. Sbaglia, inoltre, chi si illude che un argine adeguato possa venire dal raggruppamento iper-personalizzato di Sahra Wagenknecht, il cui partito, BSW, altro non è che un esempio di rossobrunismo in purezza. Sarà pure pacifista, ed è tutto da dimostrare, ma sui migranti ha una linea simile a quella dei neo-nazisti, e tanto basta per augurarsi che non superi la soglia di sbarramento, in quanto la disumanità per fini meramente elettorali è di uno squallore indescrivibile. Rimane la Linke: fragile, fiaccata dalle divisioni interne alla sinistra, anche lei a rischio di non superare la soglia di sbarramento ma, quanto meno, dignitosa nella resa generale. Fatto sta che ormai è saltato tutto. Può salvarsi ancora l’Ovest, che beneficia di un livello di ricchezza e benessere in linea con gli standard occidentali; a Est non c’è più niente da fare: miseria e disperazione regnano sovrane e i nazisti imperversano, senza provare la benché minima vergogna nell’esporre le proprie tesi deliranti.

Certo, non è questo il momento di arrendersi. Se fossi tedesco, mi mobiliterei e scenderei in piazza a mia volta, parteciperei ai comizi della Linke, farei volantinaggio e mi batterei contro il montare di un’onda nerissima che non indossa ancora la svastica ma ce l’ha tatuata nel cuore. Mi batterei, dunque, ma senza perdere la lucidità d’analisi né farmi illusioni.

Al che, mi tornano in mente le parole di Gustav Radbruch, ministro della Giustizia della Repubblica di Weimar: “Il pericolo per una democrazia può derivare non tanto dalla forza dei suoi oppositori quanto dalla debolezza dei suoi sostenitori”. I suoi oppositori sono scatenati, i suoi oppositori, come detto, sono afoni e divisi. Rimane qualche eccezione, e finché ci sarà data la possibilità di manifestare, sarà doveroso farlo. Se non altro per poter dire, un giorno, che benché quasi tutti abbiano ceduto, svendendo la dignità, noi no.

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Roberto Bertoni dalla redazione di

3 Febbraio 2025