DA REDAZIONE
Tiziana Ferrario da ARTICOLO VENTUNO –
Trump insiste. I palestinesi se ne devono andare da Gaza, è un sito in demolizione. Costruiremo loro un posto molto più bello dove si troveranno bene.
E’ l’immobiliarista Trump a parlare, diventato presidente degli Stati Uniti. Al suo fianco il premier israeliano Netanyahu che sembra al settimo cielo nella conferenza stampa che hanno tenuto insieme a Washington al termine del colloquio alla Casa Bianca. Chissà se Trump glielo aveva detto che gli Stati Uniti avevano intenzione di prendere il controllo della striscia e che il sogno dell’estrema destra messianica di fare un grande Israele dal Giordano al Mare senza palestinesi sarebbe diventato più difficile da realizzare con gli americani tra i piedi a costruire grattacieli vista mare. O forse mi sbaglio e quello sarà il risultato finale, il Grande Israele, realizzato con capitali privati di più azionisti arabi della regione, sauditi, emirati, Qatar e via discorrendo. In pratica la realizzazione degli accordi di Abram, un grande patto commerciale con il riconoscimento di Israele.
Gaza è una distesa di macerie ma quando Trump e il genero Kushner, immobiliarista anche lui, hanno guardato le immagini di distruzione con i cadaveri ancora intrappolati sotto gli edifici ridotti in briciole, ci hanno visto la Riviera del Mediterraneo con tante belle Trump Towers, alberghi e ombrelloni. Un posto per tutti, ha affermato il presidente americano, un posto che darà lavoro a tante persone della zona. Non ci saranno i palestinesi tra quelle persone che potranno usufruire di tanta bellezza, perché saranno deportati da qualche parte e lì resteranno. Ancora non si sa dove, anche se Trump ha insistito di nuovo con la Giordania e l’Egitto. Si chiama pulizia etnica, dissoluzione di un popolo.
La bomba di Trump è stata gettata e già sono tante le reazioni che sta scatenando a favore e contro, come è facilmente prevedibile. “I presidenti americani– ricorda il New York Times –hanno sempre evitato di schierare truppe di terra statunitensi in Israele o nei territori palestinesi necessarie per prendere il controllo di Gaza e per mantenerlo. “Anche l’anno scorso, quando l’esercito statunitense ha eretto un molo galleggiante temporaneo per consegnare gli aiuti umanitari a Gaza, l’amministrazione Biden si è assicurata che le truppe statunitensi non sbarcassero, ricorda il quotidiano,
Nel frattempo L’Arabia Saudita ha respinto la proposta del presidente Trump che gli Stati Uniti “prendessero il controllo” di Gaza. Riyadh ha affermato che non avrebbe stabilito relazioni diplomatiche con Israele, un obiettivo a lungo termine di Washington , senza la creazione di uno stato palestinese e ha respinto l’idea di spostare i palestinesi da Gaza.
Nessuno in Israele vuole due stati e Trump ha dato a Netanyahu un’ancora di salvezza per il suo ritorno a casa. Non si parla più della seconda fase di attuazione del piano concordato con il cessate il fuoco. Un piano scritto sull’acqua come Trump sta dimostrando. Vedremo nelle prossime ore altre reazioni, ma è prevedibile che la regione tornerà a infiammarsi.
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Articolo di Tiziana Ferrario dalla redazione di
5 Febbraio 2025