DA REDAZIONE
Rem dalla redazione di REMOCONTRO –
Il torturatore libico liberato, bagarre alle Camere. Minoranze sulle barricate: «Informativa insufficiente e deludente. Governo in confusione». La premier assente, Nordio e Piantedosi annaspano in Aula. Le versioni parallele e opposte dei due ministri. Omissioni, inesattezze e buchi temporali in serie: l’informativa non spiega l’operato del governo. Attacco alla Corte penale internazionale. «Tutti i governi mentono, ma solo alcuni riescono a farlo così male».
I due ministri bersaglio e in copertina disegno dal Manifesto
Protagonista l’avvocata senatrice Bongiorno
La premessa di Luciana Cimino sul Manifesto diventa essenziale. La regia della lunga diretta parlamentare ieri in tv sul caso del torturatore libico riportato a casa con Volo di Stato perché ‘troppo pericoloso metterlo in galera’, è commedia complessa di non facile regia e interpretazione. La mano professionale dall’avvocata e senatrice Giulia Bongiorno a cercare di non far contraddire tra loro i due ministri mandati di fatto alla sbarra politica. Con tanto di divisione dei compiti: a Nordio accusare di incompetenza la Corte penale internazionale (Cpi), a Piantedosi a convincere deputati e senatori che l’espulsione del torturatore libico Elmasry con aereo di Stato sia stata dovuta alla sua pericolosità.
Assenze politiche più pesanti delle presenze
«Insufficienti e deludenti le ricostruzioni rese dai ministri», il giudizio più moderato e unanime delle opposizioni, ma più significative di tante parole le assenze. Non c’era Meloni e neppure i suoi vice Tajani e Salvini. Al ministro Nordio il compito di denunciare presunte falle nell’atto di arresto. Arrivando a sostenere che il suo «ministero non è un passacarte della Cpi, ma un organo politico che deve meditare il contenuto delle sue richieste, in funzione dei contatti con altri organi dello Stato». E che l’atto era scritto in inglese. Biricchina Corte Internazionale. Piantedosi, più lineare, forza subito e lì si ferma. «L’uomo accusato di crimini contro l’umanità sarebbe stato espulso per salvaguardare la sicurezza dello Stato».
Imbarazzante e imbarazzato
«Il primo è stato imbarazzante, il secondo imbarazzato», il sempre pungente Matteo Renzi. Con accuse da mettere i brividi: la scelta liberare uno stupratore di bambini e altre considerazioni anche personali sui ministri presenti e su quelli assenti, la premier in testa. Troppe omissioni, inesattezze e buchi temporali in serie: l’informativa pasticciata di modalità e tempi di intervento governativo di cui la sola cosa che sappiamo per certo aver funzionato nei modi e nei tempi previsti è stato il ‘Falcon 900’ della Cai, compagnia aerea dell’Aise, Servizi segreti esteri, che ha riportato a casa il criminale che «avrebbe minacciato la sicurezza dello Stato se fosse stati incarcerato come imponeva la giustizia internazionale».
Per ora interrogativi in più
Le parole dei titolari della Giustizia e dell’Interno, delegati dalla presidente del Consiglio Giorgia Meloni che non ha voluto riferire in prima persona alle Camere (preferendo dare la sua versione in un video diffuso sui social), sembrano sollevare perfino qualche interrogativo in più rispetto a quelli di partenza, rileva Avvenire. Davvero, come ha sostenuto Nordio, l’ordine di cattura della Corte penale internazionale manca di «coerenza argomentativa» ed è perciò «radicalmente nullo»? Il ministro dell’Interno, determinato a ribadire la tesi prioritaria per la premier (il governo «non è sotto minaccia o ricatto»), ha assicurato che «ogni decisione è stata assunta nell’esclusiva prospettiva della tutela di interessi del nostro Paese».
Questione di sicurezza nazionale?
Ma chi l’avrebbe messa a rischio? Almasri in quanto «soggetto pericoloso», come ha ribadito ieri il titolare del Viminale avrebbe potuto commettere crimini in Italia? Se così fosse, a maggior ragione sarebbe stato il caso di arrestarlo e consegnarlo alla Corte penale internazionale. Se invece, più verosimilmente, la pericolosità è legata alla sua attività di torturatore nelle prigioni libiche, non si spiega perché rimandarlo (peggio, riaccompagnarlo con un volo di Stato) proprio là dove potrebbe continuare a fare il male. Ma non è possibile nemmeno escludere, malgrado l’energia di Piantedosi nel negare qualsiasi «forma di pressione indebita», che i rischi per la sicurezza nazionale potessero arrivare da ‘soggetti terzi’ collegati ad Almasri. In Libia e dalla Libia anche a colpi di migrati liberati.
Senza pudore, almeno un po’ di vergogna
“Alcuni degli aspetti più caricaturali di questa storiaccia che disonora tutto il Paese. «Gli atti sono arrivati di notte. E poi erano in inglese. E avevano una data sbagliata». «Tutti i governi mentono, ma solo alcuni riescono a farlo così spesso e così male come il nostro», la denuncia di Andrea Fabozzi. È chiaro da tempo e a tutti che Almasry è stato riportato in Libia non per ragioni giuridiche né di sicurezza ma per convenienza politica. Una convenienza che trova le basi negli accordi firmati dall’Italia con le bande libiche al potere, quelle che con indosso le divise da ufficiali fanno soldi con il traffico di esseri umani e incassano nel frattempo i finanziamenti di Roma e Bruxelles, per non esagerare.”
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Articolo a firma Rem dalla redazione di
6 Febbraio 2025