DI LUCIO BELMONTE
Sanremo è sempre Sanremo, e con esso arriva il solito circo mediatico fatto di commentatori più o meno accreditati, polemiche sterili e classifiche che dividono il pubblico. Ma, al di là del rumore di fondo, la musica resta il vero cuore pulsante del Festival.
Con umiltà, mi permetto di dire che Giorgia è una fuoriclasse. Ogni sua esibizione è una lezione di eleganza vocale e interpretazione, un talento che non ha bisogno di conferme. Brunori Sas e Simone Cristicchi, invece, hanno finalmente portato testi che emozionano davvero, capaci di toccare corde profonde e di restare impressi ben oltre il tempo di una serata. In un Festival che spesso oscilla tra la ricerca dell’effetto immediato e la volontà di accontentare tutti, loro hanno scelto la strada dell’autenticità.
Per il ritmo, Willie Peyote è perfetto: groove, energia e intelligenza nei testi. Un’ottima boccata d’aria fresca in un panorama che, a volte, sembra prendersi troppo sul serio. E poi c’è Clara, che a livello di brano e carisma ha fatto un 5 a 0 a Elodie: freschezza, presenza scenica e un pezzo che funziona senza forzature.
Salvando il grande Massimo Ranieri, che con la sua esperienza e classe non delude mai, il resto… beh, si poteva fare di più. Sanremo è anche questo: gioielli che brillano in mezzo a tanto rumore. Ma in fondo, ci torniamo ogni anno proprio per questo.
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Lucio Belmonte