Stati Uniti 2025 armati per 900 miliardi di dollari

DI ENNIO REMONDINO

 

ENNIO REMONDINO da REMOCONTRO –

Il bilancio del Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti per l’anno fiscale 2025 tocca un nuovo record, sfiorando 900 miliardi di dollari. Un continuo aumento che dura ormai da dieci anni, ben prima dell’invasione russa dell’Ucraina nel 2022, ma -se cerchiamo ipotesi strategiche-, «in sincronia con le conseguenze della rivolta di piazza Maidan a Kiev e, dall’altra parte del mondo, con la progressiva crescita del contenimento della Cina», segnala Mirko Molteni su Analisi Difesa. Numeri da paura, e logica politica alle spalle, peggio.

Stanno dando i numeri

La cifra esatta del National Defense Authorization Act 2025, è di 895 miliardi di dollari, legge firmata dal presidente uscente Joe Biden il 23 dicembre 2024. Regalo di Natale al mondo. Si era partiti ‘solo’ da 849,8 miliardi di dollari, cresciuti via via soprattutto per opportunità politiche nei passaggi parlamentari. Nel 2024 la spesa militare Usa era arrivata a 886 miliardi e nel 2023 era stata di 820 miliardi. In aumento continuo dal 2015, diventato consistente col primo anno di guerra russo-ucraina, dai 753 miliardi del 2021 ai 777 del 2022.

Pentagono più Sicurezza nazionale

Dipartimento della Difesa USA, il Pentagono propriamente detto, e Sicurezza nazionale a cui negli Stati Uniti è affidato lo sviluppo e la manutenzione delle armi nucleari. La sfida con Mosca (subita o favorita) in Ucraina, e la minaccia cinese nel Pacifico. Poi le capacità di combattimento dei militari americani. Troppo ‘politically correct’ di quote razziali, religiose o di generi sotto la gestione democratica, l’accusa del nuovo Segretario alla Difesa Pete Hegseth.

“Combattimento letale” su due fronti nemici

Scoraggiare gli sfidanti è la filosofia Trump. Il rinnovo dell’arsenale strategico nucleare è tra i principali punti del bilancio del Pentagono per il nuovo anno. Anche se il divario fra America, da un lato, e Russia e Cina, dall’altro, è diminuito negli ultimi anni -recita il documento-, Washington vuole poter sostenere una guerra globale su due fronti, ipoteticamente uno nel Pacifico e uno nell’arco Europa-Medio Oriente. Modello 1941, Seconda Guerra Mondiale.

“Ecosistema della Difesa”

«Un moderno ecosistema della difesa, e di rete globale di alleanze e amicizie», il progetto del ministro di Biden. Sulla questione Nato i dubbi ancora irrisolti da parte di Trump. Condivisa la tendenza verso una integrazione di reparti e sistemi d’arma sia all’interno forze armate americane, sia in senso esteso, tra le forze USA e quelle degli alleati. «Ecosistema della difesa», a imitazione degli ecosistemi naturali, con una varietà di forme interdipendenti fra loro.

Bersagli e paure americane

Cruciale il settore dei missili balistici intercontinentali con base a terra: gli ICBM. La Sezione 1511 della legge di bilancio Difesa 2025 cita «la crescita rapida e senza precedenti dell’arsenale nucleare della Cina», il fatto che «la Russia possiede, e manterrà per il prevedibile futuro, il maggior arsenale nucleare della Terra», oltre alle minacce da parte di Corea del Nord e Iran. E la legge proibisce «la riduzione degli ICBM degli Stati Uniti a meno di 400».

Nuovi “Sentinel” che verranno

L’LGM-35 Sentinel non è stato ancora testato come prototipo e la sua data di entrata in servizio, assieme alla ristrutturazione dei silos di lancio, è slittata dal 2027 al 2030. E il costo medio ogni nuovo missile è lievitato da 118 a 162 milioni di dollari. Prevedibili ritardi e rallentamenti nella graduale sostituzione dei Minuteman coi Sentinel, col vecchio che resta operativo in attesa del nuovo.

Sempre più miliardi per i sottomarini

Le maggiori spese previste dal budget 2025 per i sottomarini nucleari in grado di lanciare missili balistici. SSBN classe Columbia, che per quest’anno vale 9,9 miliardi di dollari. Importanti i 45 milioni per lo sviluppo del reattore nucleare che equipaggerà i nuovi battelli, per consentire un’autonomia illimitata, senza rifornimenti, per i 40 anni di vita operativa delle unità. La classe Columbia è prevista in 12 unità

Testate nucleari e ali volanti Raider

5,3 miliardi di dollari per il nuovo bombardiere strategico invisibile ‘Northrop Grumman B-21 Raider’ ad ala volante, erede del B-2 Spirit. Possibilità di attacchi nei territori avversari con una vulnerabilità limitatissima, rispetto agli altri aerei da bombardamento strategico oggi in servizio. Fantasia dei 100 Raider schiarati, col prezzo medio sui 700 milioni, e ancora uno solo ai primi collaudi di volo.

Missile da crociera aviolanciato

Nuovo missile aviolanciato a lunga gittata, per cui vengono stanziati 833 milioni di dollari. Un ‘cruise’ nucleare con un raggio d’azione di 2400 km, e una testata termonucleare da 150 kilotoni (l’atomica Usa che cancellò Hiroshima aveva una potenza di 15 kilotoni). E 90 giorni al segretario all’Air Force «per garantire che non meno di due stormi di bombardieri dell’Air Force siano preparati a operare».

Testate nucleari, Italia compresa

Alla gestione delle testate nucleari sono destinati 5,2 miliardi di dollari. Oltre metà, 2,8 miliardi, vanno all’evoluzione di nuovi sistemi. Meno costoso il rinnovo della ‘bomba termonucleare tattica aviolanciata B61’, fulcro della forza atomica dei cacciabombardieri Usa e aviazioni alleate, dunque anche l’Aeronautica Italiana. La B61-7, arriva a un massimo di 340 kilotoni e richiede nel 2025 «soli 16 milioni».

Ucraina e riserve importanti

Riserve numericamente importanti. Aviazione per prima. La Difesa Usa definisce in 1.101 caccia il livello minimo di forza tattica di prima linea e pronto impiego da mantenere. Divieto di rinunciare a uno solo dei 183 costosi intercettori F-22 Raptor in servizio. Fra le nuove acquisizioni, l’evoluzione avanzata dell’F-15 al prezzo di 1,9 miliardi, 8 esemplari finora consegnati, su un programma totale di 104.

F-35 delle costose brame in calo

Dell’F-35, invece, è stato rivisto al ribasso, l’acquisto per il 2025. La prevista richiesta di 68 nuovi F-35 per 12,4 miliardi di dollari, da ripartire tra i veri pezzi delle forze armate Usa. Ed entro 1° luglio, anche un piano «di sostentamento e ricapitalizzazione» dei 25 squadroni di aerei dell’Air National Guard, della Guardia Nazionale, ruolo di riserva in caso di conflitto esteso.

Il dominio dei mari

Per la Marina statunitense, aumentare la flotta per poter rivaleggiare sul piano quantitativo, oltre che qualitativo, con la Cina, la cui flotta schiera 370 unità navali, fra vascelli di superficie e subacquei. La US Navy ha 296 navi, e sottomarini, da combattimento. Dismissione di vecchie unità per il 2027, e i piani di incremento che vedrebbe dal 2030 superare le 300 unità.

Navi senza equipaggio sopra e sott’acqua

Nel 2054, anno-limite del piano, la US Navy dovrebbe schierare almeno 381 navi con equipaggio, più 134 navi-drone senza equipaggio, di superficie o sommergibili, il che porterebbe a 515 le «piattaforme navali degli Stati Uniti», comprese quelle robotiche. Spesa 2025 per nuove navi 32 miliardi, più 16 per 75 nuovi aerei ed elicotteri per la US Naval Aviation.

Portaerei e Fincantieri in Usa

1,3 miliardi per approntare la prima fregata della nuova classe Constellation acquistata nel 2009 dall’italiana Fincantieri. Ma la potenza vera sono le portaerei e l’aviazione imbarcata. 11 operative, tutte a propulsione nucleare, 10 della classe Nimitz, più la Gerald Ford, capostipite della nuova classe con altre tre unità in costruzione, per 2,3 miliardi di dollari.

Sottomarini, cingoli e munizioni

Sottomarini da attacco classe Virginia, attualmente 23 in servizio. 10 unità in costruzione e obbiettivo 66 di questi battelli che con i loro siluri e missili da crociera Tomahawk hanno il ruolo di paralizzare il traffico navale nemico insidiandone flotte e commerci. Forze di terra con sempre più mezzi trasporto truppe cingolati e parzialmente armati

Scudi stellari

La US Space Force punta al ‘Long Range Discrimination Radar’, in corso di sperimentazione. Oltre a 18 lanci di satelliti in orbita per il programma ‘National Security Space Launch’, di cui 11, al costo di 2,4 miliardi di dollari, con razzo Vulcan della joint-venture fra Lockheed Martin e Boeing, e i restanti 7 lanci col Falcon 9 della Space X di Elon Musk. Un nome a caso.

Guerra biologica? Intelligenza artificiale

Ancora fresco il ricordo della pandemia Covid-19, che dal 2020 al 2022 monopolizzò l’attenzione del mondo, sorpassata solo a causa dello scoppio della guerra russo-ucraina. Ufficialmente vietata, la possibilità della guerra biologica si aggira come un fantasma la cui esistenza ben pochi ammettono. Ora gli Usa rivedono ‘biodifesa’ con l’utilizzo dell’intelligenza artificiale in biotecnologia.

“Riducendo molto nei dettagli, fine dell’incredibile elenco della follia umana che non è certo solo quella statunitense, i dati militari resi pubblici dalla sola superpotenza, e di cui vi abbiamo potuto fornire i particolari.”

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Articolo di Ennio Remondibo dalla redazione

13 Febbraio 2025