Scandalo spionaggio: il Governo viola i diritti civili

DI MARIO IMBIMBO

 

Non essendo probabilmente chiara a tutti la gravità assoluta di quanto accaduto condivido le parole di Matteo Orfini: “Non so se è chiara la gravità di quello che sta accadendo, ma temo proprio di no. Provo a mettere brevemente in fila i fatti per spiegarlo.”
come noto, un software spia (Graphite, prodotto dalla azienda Paragon) è stato utilizzato per spiare attivisti politici e giornalisti come il direttore di Fanpage Cancellato;
quando è emersa la notizia il governo ha negato ogni responsabilità;
il Guardian ha scritto che a causa dell’uso improprio l’azienda Paragon aveva sospeso il contratto col nostro paese;
il ministro Ciriani ha detto in parlamento che non era vero, e che il software era ancora pienamente operativo;
due giorni dopo le dichiarazioni di Ciriani una nota del governo comunicava la sospensione dell’uso del software stabilita d’intesa con la società che lo produce per consentire approfondimenti sulle violazioni;
in realtà, a quanto pare, la sospensione è stata voluta dalla società produttrice a fronte di un uso improprio del software (quindi Ciriani aveva mentito al Parlamento).
Ma chi è in possesso del software?
I servizi segreti e le varie polizie giudiziarie che operano per conto delle procure. Eppure:
i servizi hanno smentito risolutamente di aver utilizzato illegalmente il software per spiare giornalisti;
le procure possono utilizzarlo solo per reati gravissimi e onestamente pare assai poco realistico che il direttore di Fanpage sia sotto indagine per terrorismo internazionale.
Resta dunque una sola ipotesi, ovvero che sia stato utilizzato illegalmente e autonomamente da un corpo di polizia giudiziaria. Ma quale? Praticamente tutti i corpi di polizia hanno smentito di aver utilizzato lo spyware per intercettare giornalisti e attivisti. A parte uno: la polizia penitenziaria.
le opposizioni hanno chiesto chiarimenti al governo che non ha risposto;
oggi alla Camera era previsto il question time, ovvero la sessione in cui i gruppi parlamentari interrogano il governo e i ministri hanno l’obbligo di rispondere;
il Partito Democratico e Italia Viva avevano previsto di chiedere se la polizia penitenziaria avesse accesso o meno allo spyware in questione;
il quesito era stato ritenuto ammissibile dalla presidenza della Camera;
ieri il governo ha fatto sapere che non intende rispondere perché le informazioni sono “classificate”, ovvero non divulgabili;
è falso, perché non c’è nulla di classificato nel rispondere si o no a una domanda semplice e trasparente come quella che abbiamo fatto. Sapere se la penitenziaria ha in dotazione il software è una domanda lecita a cui basta rispondere si o no;
la polizia penitenziaria dipende dal ministero di giustizia di Nordio. E la delega specifica la ha Delmastro. Voi capite che visti i precedenti dei due la vicenda diventa ancora più inquietante.
Un software in dotazione al governo è stato utilizzato illegalmente per spiare giornalisti e attivisti.
Il governo invece di fare chiarezza e difendere chi è stato spiato illegalmente, sta utilizzando tutti gli strumenti possibili per insabbiare questa vicenda gravissima. E per evitare di rispondere.
Il che, in tutta onestà, non fa che aumentare i dubbi e i sospetti.
Ah, ovviamente la Meloni è sparita anche in questo caso”.
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Mario Imbimbo