DI MARIO PIAZZA
Non ho difficoltà ad ammetterlo, per Zelensky ho sempre avuto quella antipatia istintiva generata dal suo modo di apparire, di parlare e di muoversi. Dettagli insignificanti di cui sono consapevole ma anche utili, una specie di lucina sul cruscotto che impone un supplemento di attenzione per non dire stupidaggini sul suo conto.
Ora che il poveretto è stato letteralmente fatto a pezzi da due conclamati farabutti e che pende come un quarto di bue dal gancio dei suoi macellai provo pena sincera per lui, perché anche se potrà godere di un esilio dorato per sé, per la sia famiglia e per un paio di generazioni a venire nessuno potrà togliergli dalla coscienza il peso delle conseguenze dei suoi errori: un paese sventrato, centinaia di migliaia di morti e milioni di feriti ed esiliati.
Per sopportarne il peso potrà convincersi di essere stato un eroe che ha tentato di resistere a una mostruosa aggressione oppure una vittima tradita e venduta dai suoi alleati, ed entrambe le cose sono vere. La più vera di tutte però è che dalla sua elezione nel maggio del 2019 fino al risveglio dell’altro ieri Zelensky si è creduto un eroico condottiero e non, ahimè, una tragica marionetta appesa a fili troppo facili da tagliare.
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Mario Piazza