Lo spread, questo sconosciuto…

DI LEONARDO CECCHI

LEONARDO CECCHI

 

No, lo spread che sta toccando i minimi da anni non è merito di chi ci governa, anche se quest’ultimo, con stampa e tv, lo sta rivendicando.

E occorre spiegarlo a chi ci casca.

Intanto: lo spread è la differenza di rendimento tra i nostri Btp a dieci anni e i Bund tedeschi a dieci anni. Quel rendimento è dato da diversi fatti, il più importante dei quali è il prezzo dell’obbligazione stessa. Più si deprezza, più aumenta il rendimento. Esempio: nel mondo delle favole, abbiamo un Btp e un Bund che sono perfettamente identici in tutto e per tutto (durata, cedola) e costano tutti e due 100 euro. Lo spread qui sarà quindi zero.
Poniamo però che domani i mercati del mondo delle favole vadano nel panico e inizino a vendere, massicciamente, il Btp, che come conseguenza crolla di prezzo, passando da 100 a 80 euro: lo spread sarà di 200 punti, ossia 20 euro di differenza con il Bund.
Poi succede il miracolo: lo spread inizia a diminuire. Passa, poniamo, a 100 punti. Questo può succedere per due motivi.
Il primo è che i mercati si sono calmati e cominciano a riacquistare il Btp, che recupera 10 euro, risalendo a 90 euro.
Il secondo – eccola che arriva la fregatura, l’avete annusata? – perché….perché i mercati iniziano a vendere massicciamente anche il Bund, che crolla da 100 a 90 euro, avvicinandosi lui al Btp, che è rimasto fermo a 80 euro.
E indovinate un po’ cosa sta succedendo in queste settimane?
Bravissimi: non sono i nostri Btp ad esser diventati oro, ad apprezzarsi vertiginosamente, ma tendenzialmente i Bund a crollare. I Bund e gli Oat (i “Btp francesi”). E crollano perché in Germania si è praticamente in recessione economica e perché per le strade sfilano i neonazisti che a più riprese hanno proposto di buttare fuori a pedate dall’Europa Spagna e Portogallo, di uscire dall’euro e tornare alla parità aurea (gulp!). Quindi non proprio il massimo della stabilità. In Francia, invece, il Governo cambia con le stagioni.
Non siamo quindi noi ad alzare la media: sono gli altri che l’abbassano.
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Leonardo Cecchi
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Immagine in copertina dal web