La piccola Germania

DI ALFREDO FACCHINI

Alfredo Facchini

 

Germania – le urne hanno parlato:

la CDU di Friedrich Merz, alleata con il partito bavarese dell’Unione Cristiano Sociale (CSU), conquista il 28,6% dei consensi, mentre ì neonazisti di AfD, con un inquietante balzo in avanti, si attestano al 20,8%.
Al terzo posto c’è il Partito Socialdemocratico Tedesco (SPD) guidato dal cancelliere uscente Olaf Scholz, con il 16,4% dei voti. Un bagno di sangue. L’SPD ottiene il suo risultato peggiore dalla fine della Seconda guerra mondiale.
Il partito dei Verdi capitanato da Robert Habeck e Annalena Baerbock, raccoglie un deludente 11,6% dei consensi, mentre la sorpresa di queste elezioni è Die Linke, il partito della sinistra radicale che ottiene l’8,8%, un risultato inaspettato e migliore rispetto a quanto previsto dai sondaggi. In soli due mesi ha quasi triplicato i propri consensi. In un’Europa che si inclina inesorabilmente a destra, il risultato raccolto da Die Linke è un canto di speranza. Die Linke ha dovuto affrontare anche la concorrenza di BSW, il partito fondato dalla parlamentare Sahra Wagenknecht, ex esponente di Die Linke. Il BSW, che unisce idee di sinistra in ambito economico con posizioni conservatrici, come quelle sull’immigrazione, non ha superato la soglia del 5% dei voti, fermandosi al 4,97%, non eleggendo parlamentari.
Stessa sorte, ovvero zero seggi, per il Partito Liberal Democratico (FDP), che aveva innescato la crisi che ha portato alla caduta del governo Scholz: 4,3% e fuori dal Bundestag.
Da segnalare: l’affluenza alle urne è stata clamorosamente alta, raggiungendo l’84%, segno che molti indecisi si sono recati a votare, preoccupati dalla minaccia neonazista.

Una nazione divisa

A prima vista la mappa elettorale rivela una nazione divisa: mentre l’ovest rimane un baluardo conservatore, l’est, con le sue cicatrici storiche, vede l’AfD avanzare pericolosamente. Le elezioni tedesche hanno messo in luce due fattori centrali che hanno influenzato la formazione del consenso politico: la crescente paura della recessione economica e le contraddizioni legate all’immigrazione.
In tempi di rallentamento economico, le società tendono a sviluppare una percezione più acuta del rischio. La disoccupazione, o la paura di perdere il lavoro, unita all’aumento del costo della vita, non fanno che alimentare inevitabilmente le ansie collettive.

L’immigrazione uno dei principali “incubi”

Allo stesso modo, l’immigrazione diventa uno dei principali incubi per la parte più retrograda della popolazione. Se da un lato la Germania ha bisogno di manodopera straniera per sostenere la sua economia, dall’altro l’afflusso di migranti viene visto da alcuni settori come una minaccia alla stabilità sociale e all’identità nazionale. Un capro espiatorio, un obiettivo facile su cui scaricare il peggio del peggio.

I grandi sconfitti

Passiamo ora ai grandi sconfitti: i socialdemocratici che hanno perduto per strada il 10%. Una sconfitta epocale che si può ricondurre a diversi fattori politici, prima fra tutti la loro crescente inclinazione verso il centro, unita all’adesione senza riserve al neoliberismo e alle politiche interventiste della NATO. L’SPD, dai primi anni 2000, sotto il governo Schröder ha abbandonato del tutto politiche di redistribuzione sociale in favore di misure di austerità e precarizzazione del lavoro. Questo tradimento ha eroso la fiducia della classe lavoratrice e favorito l’ascesa di forze alternative. La lunga esperienza di governo in coalizione con la CDU/CSU ha poi reso l’SPD poco distinguibile dai conservatori agli occhi di molti elettori. Questo ha alimentato un senso di disillusione, con una parte della base che si è astenuta o ha cercato alternative più radicali. L’SPD ha perso voti non solo a favore della sinistra radicale (Die Linke o movimenti ecologisti), ma anche verso la destra populista di AfD, che ha saputo intercettare il malessere delle classi popolari con una retorica nazionalista e anti-establishment.
Come altri partiti socialdemocratici in Europa, l’SPD è infatti percepito come parte dell’establishment politico incapace di affrontare le sfide del presente (precarietà, crisi climatica, disuguaglianze).
Infine, il sostegno incondizionato alle politiche interventiste della NATO ha avuto un impatto determinante sulla sconfitta dei socialdemocratici tedeschi, alienando una parte consistente della loro base elettorale, particolarmente sensibile alle tematiche legate al pacifismo e all’antimilitarismo.

Un autentico suicidio

Ora se Merz manterrà la promessa fatta in campagna elettorale (mai con l’ultradestra) non avendo la maggioranza dovrà formare una Große Koalition con l’Spd. Un’alleanza che, probabilmente potrebbe richiedere anche l’ingresso di un terzo partito come i Verdi.
Chissà che l’esito di queste elezioni scuota qualcuno qui da noi, in questa valle di lacrime.
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Alfredo Facchini