Tutto e il contrario di tutto

DI ALFREDO FACCHINI

Alfredo Facchini

 

Gira che ti rigira, tutto il mondo è paese per i nuovi mostri della destra globale: quando si tratta della loro vita privata predicano male e razzolano peggio.

Ma la loro vita privata è un’altra cosa

I suoi leader predicano tradizione, coerenza e difesa del “popolo”, ma nella vita privata incarnano ciò che condannano pubblicamente. Da Trump a Le Pen, da Elon Musk alla Weidel, fino a Meloni e Salvini, il modello è lo stesso: proclamare valori ultraconservatori mentre si vive in totale contrasto con essi.

Prendi Alice Weidel

quella cioè che doveva essere la cancelliera dell’Alternative für Deutschland (AfD), chi più di lei incarna un ossimoro politico e personale.
A capo di un partito che fonda la propria retorica sulla difesa della famiglia tradizionale, il rifiuto dell’immigrazione e la nostalgia nazionalista, la Weidel è dichiaratamente lesbica, vive con la sua compagna, la produttrice cinematografica svizzera-srilankese Sarah Bosetti, in una residenza sul Lago di Costanza, in Svizzera.
Fosse solo questo: la coppia cresce due figli adottivi al di fuori dei confini tedeschi, una scelta che stride con la retorica dell’AfD sull’importanza della “patria” e della difesa della tradizione familiare. Non solo: Bosetti, migrante economica per la stessa Weidel, rappresenta esattamente ciò che il partito demonizza nei suoi discorsi contro l’immigrazione. Alla domanda sul perché abbia scelto la Svizzera per la propria famiglia, Weidel ha risposto citando la qualità superiore delle scuole elvetiche, un argomento che risuona più con le élite che con il populismo che l’AfD cerca di cavalcare.

La sua storia famigliare

Se la biografia privata di Weidel è un campo minato di contraddizioni, non lo è la sua storia familiare. Suo nonno paterno, Josef Weidel, fu giudice militare delle SS a Varsavia durante l’occupazione nazista, un ruolo che lo rese complice della repressione della resistenza polacca. Weidel ha riconosciuto questa eredità, ma al contempo ha sposato la linea dell’AfD che critica la “cultura della colpa” tedesca sulla Shoah e minimizza i crimini del nazionalsocialismo. Riaffiorano poi le ambiguità per quanto riguarda la carriera pre-politica: la Weidel ha lavorato come consulente aziendale, direttrice di una startup poi fallita, manager di fondi d’investimento. L’unico incarico duraturo è stato in Cina, dal 2007 al 2011, per Allianz.
Il suo soggiorno asiatico è stato finanziato dalla Fondazione Konrad Adenauer, legata alla CDU, il partito conservatore che oggi è tra i più strenui oppositori dell’AfD. Un dettaglio che i suoi detrattori non mancano di sottolineare, accusandola di aver costruito la propria carriera grazie al “sistema” che ora dice di voler abbattere.

Tornando alla Weidel politica

Si definisce una seguace di Margaret Thatcher: riduzione delle tasse, privatizzazioni, smantellamento del welfare. Un’agenda neoliberale che però sembra lontana dalle esigenze dell’elettorato dell’AfD, composto in larga parte da lavoratori impoveriti dalla globalizzazione. Inoltre, la sua vita da espatriata in Svizzera la pone in una posizione curiosa rispetto alla narrazione del partito, che accusa le élite politiche di vivere in bolle dorate, lontano dai problemi del popolo.

Ricapitolando

Alice Weidel rappresenta l’anima più ambigua dell’AfD: un partito che predica la difesa della famiglia tradizionale, ma ha come volto più mediatico una donna omosessuale con una compagna straniera; che si scaglia contro le élite ma è guidato da chi ne fa parte; che minimizza il passato nazista pur avendo tra le proprie file persone il cui retaggio ne porta il peso. Quando le si fa notare l’incoerenza tra la sua vita privata e la linea del partito, accusa i media di “ossessione identitaria”; quando viene criticata per il suo status elitario, ribalta l’accusa presentandosi come un’outsider, una donna in un ambiente politico dominato dagli uomini. Alice Weidel incarna alla perfezione una destraccia che ha fatto dell’ipocrisia non un limite, ma un’arma. Un gioco spregiudicato in cui l’incoerenza non è una debolezza, ma una strategia subdola, capace di ribaltare ogni verità, riscrivere ogni principio e trasformare qualsiasi contraddizione in strumento di potere.
Gente pericolosa.
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Alfredo Facchini