«Racket diplomacy»: Zelensky da Trump con le miniere, Ue dazi al 25%

DI ENNIO REMONDINO

 

Dalla redazione di REMOCONTRO –

Kiev costretta a piegarsi all’accordo sulle terre rare, un fondo comune tutto da inventare gestirà metà di ogni risorsa naturale futura. Nessuna garanzia militare americana. Il ministro degli esteri russo Lavrov chiude alle truppe europee sponsorizzate da Macron.
Europa: «L’Unione è nata per fregare gli Usa», e Trump decide dazi al 25 per cento anche per noi. Bruxelles forse s’arrabbia e promette di reagire.

Trump s’è comprato l’Ucraina

In meno di una settimana l’Ucraina è passata da «Paese debitore a Paese partner degli Stati Uniti». La «pax mineralis» sulle terre rare da modello impositivo d’altri tempi, quasi medioevale. Ben oltre un contratto per miniere e giacimenti di idrocarburi. Riscritte le regole delle relazioni internazionali secondo l’America di Trump, che scopriremo presto, non ha ancora finito e già sta puntando a sud di Kiev, verso l’indecisa Bruxelles a colpi di dazi. Da noi, miniere poche, salvo quelle groenlandesi da portare via alla Danimarca. E Mosca, che cerca di guadagnarci a sua volta con qualche pezzo di Ucraina, dice un No preventivo all’invio di truppe europee di peacekeeping sul territorio ucraino. Niente Nato, salvo forse la Turchia che domani ci ospita con gli americani a Istanbul.

Lo spazio di trattativa ucraina

Zelensky alla Casa Bianca chiederà a Trump di sciogliere il nodo sulle garanzie di sicurezza all’Ucraina e la conferma degli ‘aiuti militari’: cosa e quanto (e a quale prezzo). Nella prima versione dell’intesa proposta dall’entourage di Trump, Kiev avrebbe dovuto consegnare agli Usa oltre 350 miliardi di euro provenienti dagli introiti dei ‘minerali critici’, in forma di restituzione del «debito» secondo i conti della generosità statunitense. C’è chi ha calcolato che all’attuale valore delle esportazioni ucraine nel settore dei minerali, sarebbero stati necessari tra i 3 e i 5 secoli e Kiev avrebbe dovuto destinare anche tutto il suo 50% a ripianare il debito. Arrivando a Washington per firmare il «preliminare di vendita a cui seguirà poi il vero mutuo acceso da Kiev», Zelensky ha ottenuto la sottoscrizione di alcuni principi chiave. Primo: «Il popolo americano desidera investire insieme all’Ucraina in un’Ucraina libera, sovrana e sicura». In cambio di amicizia e difesa ‘duratura’.

Preliminari ucraini e fronte europeo

Gedntile e delicato come sempre Donald Trump. «Io amo i Paesi della Ue,  , ma siamo onesti, l’Unione Europea è nata per fregare gli Stati Uniti e sta facendo un buon lavoro, ma ora sono io presidente», tornando ad accusare gli europei di «approfittarsi degli Usa, non accettando le nostre auto, niente da noi». Dunque, nonostante gli sforzi di Bruxelles, le missioni a Washington, le minacce di rappresaglia, i dazi contro l’Ue arrivano. Sentenza Usa nuova versione: «abbiamo deciso (i dazi contro l’Ue, ndr) e lo annunceremo a breve». Precisando che «saranno al 25%, parlando in generale, e sarà sulle auto e su tutte le altre cose» (generica definizione per incertezza di convenienza). L’Ue ha minacciato una rappresaglia, ma Trump non ci crede. «Possono provarci -ha replicato-, ma non possono farlo». Qualcuno ha promesso cose che non poteva promettere?

Von der Leyen alla prova d’esame

Bruxelles, pur avendo provato, con insistenza, a convincere Trump a desistere, sapeva. Adesso è l’ora della verità scrive qualcuno. E Trump è il solito contaballe quando sostiene che l’Ue non saprebbe dove colpire. L’Ue l’aveva dimostrato nel 2018 quando reagì ai dazi su acciaio e alluminio, e questa volta non colpendo solo whisky bourbon, Harley Davidson, e jeans. Nel frattempo, l’Ue si è dotata di altri, mezzi di difesa commerciale -strumenti anti-coercizione-, che consentono di colpire anche la fornitura di servizi Usa nell’Unione e investimenti finanziari. Vari esperti avevano stimato i danni all’economia Ue, con dazi inferiori, il 10% (tra lo 0,5% e l’1% del Pil). Per l’Italia si parlava di cifre intorno ai 6-7 miliardi di euro. Con il 25% saremmo a ben altri livelli.

Da grande alleato a nemico degli europei

“Una frattura ben rappresentate ieri dalla notizia che il segretario di Stato Usa Marco Rubio non avrà tempo per incontrare la rappresentante esteri Ue, l’estone Kaja Kallas, arrivata ieri a Washington per restarci anche oggi. Incontro che era stato annunciato appena due giorni fa. Schiaffo consapevole. Contemporaneamente, Trump, dando forfait anche alle richieste del presidente ucraino Zelensky, ha poi chiarito che gli Usa non daranno garanzie di sicurezza a Kiev. «Lo faremo fare all’Europa -ha detto- perché l’Europa è il loro vicino di casa, ma ci assicureremo che tutto vada bene». Notizie arrivate in una giornata iniziata con una videoconferenza di mezzora dei 27 leader, ad ascoltare Macron sul suo faccia a faccia con Trump, che intanto decideva come colpirci.”

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Articolo di Ennio Remondino dalla redazione di 

27 Febbraio 2025