DI PIERO ORTECA
Dalla redazione di REMOCONTRO –
Putin visiterà la Cina all’inizio di settembre. Un alto funzionario del governo di Pechino ha fatto trapelare la notizia. E non si tratta del solito viaggio fatto per ribadire la ‘incrollabile amicizia’ che lega le due superpotenze. Questa volta l’arrivo di Vladimir Putin in Cina avrà un significato speciale. Gli 80 anni dalla vittoria nella guerra mondiale, questa volta senza escludere i 20 milioni di morti russi come fu per la Normandia.
La guerra nel Pacifico di Cina e Russia
Il leader russo è stato invitato per «l’80° anniversario della vittoria nella guerra di resistenza del popolo cinese, contro l’aggressione giapponese e nella guerra antifascista mondiale». Il senso è chiaro. Un vero e proprio ceffone diplomatico in faccia all’Occidente, marcando una differenza sostanziale nel modo di intendere le relazioni internazionali. Come si ricorderà, alle celebrazioni per lo sbarco in Normandia, organizzate in Francia, la Russia era stata boicottata. Anche se aveva contribuito a sconfiggere il nazi-fascismo con un tributo di sangue mostruoso, con oltre 20 milioni di morti. Ma si sa, la politica è fatta apposta per leggere, molto spesso, la storia a rovescio. Ora, la notizia, che per i cinesi è di straordinaria importanza, vuole bilanciare quell’atteggiamento discriminatorio assunto da Stati Uniti ed Europa.
80 anni dalla vittoria, Xi e Trump a Mosca?
Il South China Morning Post, quotidiano di Hong Kong, mette l’articolo dedicato all’evento in prima pagina, d’apertura. E scrive che esso è la logica prosecuzione di un altro invito: quello fatto a Xi dallo stesso Putin (e già accettato) di presenziare alle celebrazioni per la vittoria, che i russi faranno a maggio. «Secondo quanto riferito – scrive il Morning Post – Xi avrebbe accettato un invito a partecipare alla cerimonia a Mosca a maggio, per celebrare l’anniversario, con un portavoce del Cremlino che ha affermato che la visita e la celebrazione sono state un promemoria del ‘contributo dei nostri Paesi alla lotta contro il nazismo e dello stato delle nostre relazioni bilaterali». Ma la notizia, che dà la misura di quanto il mondo si sia girato sottosopra dall’epoca di Biden, è che il Cremlino, alla sua grande parata sulla Piazza Rossa, ha invitato nientemeno che Donald Trump. Certo, fa un po’ impressione pensare che il Presidente degli Stati Uniti potrebbe finire per assistere alla sfilata dei missili di Putin, dallo stesso podio dove Stalin seguiva il passaggio delle sue armate.
Putin in Cina oltre le cerimonie
Tornando al prossimo viaggio di Putin in Cina, occorre dire che l’occasione cerimoniale è solo una scusa per trattare argomenti ben più concreti. Proprio ai primi di settembre, infatti, si terrà l’assemblea della Conferenza di Shanghai, un organismo sul quale sia Pechino che Mosca puntano, come bacino di aggregazione prima commerciale e, poi, possibilmente politico. A una delle sessioni è prevista anche la partecipazione di Putin, che dovrebbe visitare anche diverse hub produttivi. L’infittirsi dei contatti diplomatici tra Russia e Cina, secondo diversi analisti, è un effetto ‘di rimbalzo’ della politica estera trumpiana. Il suo fulmineo, quasi brusco, riallineamento alle posizioni del Cremlino è giunto inaspettato, quantomeno per la sua portata e per i tempi della conversione a ‘U’. Il fatto, poi, che la sua Amministrazione sia infarcita di personalità considerate ferocemente anti-cinesi (da Rubio a Hegseth), alimenta il sospetto che Trump cerchi una “sponda” con Putin per isolare la Cina.
Compreresti una macchina usata da Trump?
Insomma, Trump non avrà studiato la storia romana, ma il principio del «divide et impera» gli viene spontaneo applicarlo lo stesso. A Pechino, sotto sotto, temono di essere le vittime sacrificali della nuova dottrina della Casa Bianca, cioè ‘bastone e carota’, se troppa carota va verso Mosca. A fronte di questo oggettivo disagio, però, russi e cinesi sanno che quella di Trump è solo una parentesi ‘tattica’ e che, sparito lui (quando sarà), il confronto tornerà sui binari strategici. Alla normalità delle cose. E lunedì scorso il capo del Cremlino ha chiamato Xi Jinping per rassicurarlo che la sua «entente cordiale» con Trump non scalfisce minimamente il ‘partenariato strategico’ con la Cina. Secondo la Tv di Stato CCTV -scrive il giornale di Hong Kong- Xi ha definito la Cina e la Russia «veri amici che hanno superato le difficoltà, si sono sostenuti a vicenda e si sono sviluppati insieme».
La telefonata tra Xi e Putin
“Xi a Putin: «Le relazioni tra Cina e Russia hanno un valore strategico unico, e che le strategie di sviluppo e le politiche estere di Cina e Russia sono ‘a lungo termine’». Risposta ‘a incastro’ di Putin: «Lo sviluppo delle relazioni con la Cina è una scelta strategica a lungo termine e non è soggetto all’influenza di un singolo evento o all’interferenza di fattori esterni. La Russia -ha aggiunto- è impegnata a eliminare le ‘cause profonde’ del conflitto Russia-Ucraina e a raggiungere un piano di pace sostenibile e a lungo termine». Insomma, se Trump aveva in testa di ‘separare’ la Russia dalla Cina, forse dovrà ripensarci.”
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Articolo di Piero Orteca dalla redazione di
1 Marzo 2025