Terre rare o contadine accaparrate già da tempo

DI ENNIO REMONDINO

 

Dalla redazione di REMOCONTRO –

Trattati di pace crudeli che hanno prodotto guerre ancora più feroci, insegna la storia. Quella proposta da Trump all’Ucraina le supera tutte. Con Zelensky costretto a dire «Non firmerò ciò che dieci generazioni di ucraini dovranno restituire». Poi, di fronte ad una guerra devastante e inutile, sarà costretto e cedere. O lasciare il passo ad altri dopo la rissa organizzata Casa Bianca. Remocontro celebra la ‘virtù di dubbio’, ascoltando Javier Blas dei Blomberg che afferma che l’Ucraina è priva di terre rare, e il generale italiano Maurizio Boni che fornisce altri dettagli, molto precisi e molto indicativi del poco che resta da portarsi via

L’Ukrainian Geological Survey

Studio sui minerali che l’Ucraina ha sempre posseduto in una pubblicazione del Ministero delle risorse naturali dell’Ucraina, di concerto con l’agenzia statale col compito di «garantire lo sviluppo sicuro e responsabile dal punto di vista ambientale delle risorse minerarie, fornendo al contempo benefici economici al popolo ucraino». Pubblicazione che promuove proprio le opportunità di investimenti esteri nelle risorse minerarie del Paese (Investimenti e non rapina). Ma il segreto dei tenta esagerata golosità statunitense è un altro, e tocca noi Europe, almeno geografica, con trascorsi coloniali di eccellenza.

Gran Bretagna prima di tutti

Secondo il canale ucraino Resident (Ufficio della presidenza ucraina), i disaccordi con Trump sulle terre rare si sarebbero verificati a causa del ruolo attivo della Gran Bretagna, che avrebbe già assunto in Ucraina il controllo di strutture e infrastrutture energetiche e industriali chiave, scrive Maurizio Boni su Analisi Difesa. Una parte segreta dell’accordo firmato da Zelensky e Starmer all’insaputa di Trump, in cui gli ucraini si sarebbero impegnati a trasferire tutti i porti, le centrali nucleari, i sistemi di produzione e trasferimento del gas e giacimenti di titanio sotto controllo britannico. Con pace della ‘special relationship’ USA-Regno Unito.

Chi si prende cosa e che rimane

Il giacimento di litio di Shevchenko, città nel Donetsk nelle vicinanze di Pokrovsk, conquistata dai russi lo scorso mese di gennaio dopo una serie di dure battaglie, contiene circa 13,8 milioni di tonnellate di minerali di litio, secondo uno studio del Servizio statale ucraino di geologia. Il giacimento è il più grande di tutta l’Europa. Oltre al litio, il giacimento contiene anche tantalio, niobio e berillo. Nel 2021, la società mineraria britannica European Lithium, registrata in Australia, aveva annunciato di essere in procinto di «mettere in sicurezza» il giacimento. Lo scorso anno un permesso minerario speciale di venti anni. Ma poi Mosca…

L’Europa alla porta Usa

Un rapporto Ue 2020, l’Europa avrebbe bisogno di litio 18 volte superiore per i suoi progetti di «transizione verde entro il 2030 e di 60 volte di più entro il 2050». Quasi tutti i veicoli elettrici e ibridi utilizzano batterie agli ioni di litio, che contengono litio, nichel, cobalto, manganese e grafite. Batterie simili, ma più piccole, alimentano l’elettronica portatile, telefoni cellulari e computer. Senza una fonte di litio a basso costo, i giganti automobilistici dell’UE rimarranno sempre più indietro rispetto a Cina e Stati Uniti nella corsa alla supremazia dei veicoli elettrici, costretti a guardare altrove (forse America latina) per minerali e terre rare.

Golosità da prima di Maidan

In ogni caso, la corsa all’accaparramento delle risorse ucraine (non solo minerarie) era iniziata ancora prima dei fatti di Maidan precisa l’analista di cose strategiche. Nel 2013, l’Ucraina aveva firmato accordi con Shell (UK) e Chevron (USA) per lo sfruttamento di giacimenti di gas di scisto, per ridurre la dipendenza energetica dalla Russia. Contratti da dieci miliardi di dollari, e sfruttamento cinquantennale di giacimenti nelle regioni di Donetsk, Kharkiv e di Olesska. Nel 2015, Shell (che sentiva puzza di bruciato), ha annunciato il ritiro dal progetto. Allo stesso modo Chevron: «aumento dei rischi geopolitici e del calo dei prezzi del gas in Europa».

Agrobusines nell’Ucraina da mangiare

Nel 2013, la società agricola ucraina KSG Agro ha firmato un accordo con lo Xinjiang Production governativa cinese, per la concessione in affitto di terreni agricoli nella regione orientale di Dnipropetrovsk. Locazione di 100.000 ettari, con la possibilità di espandersi fino a 3 milioni di ettari nel tempo, equivalenti a circa il 5% del territorio ucraino o alla superficie del Belgio. Durata dell’affitto 50 anni. Coltivazione agricola e suini per mercato cinese. Preoccupazioni ‘land grabbing’, l’acquisizione su larga scala di terreni agricoli da parte di entità straniere, i cambiamenti politici in Ucraina nel 2014, caduta del governo di Yanukovich, e salta tutto.

l’Ukrainian Development Fund

L’8 maggio del 2023, il governo ucraino firma un accordo (BlackRock Usa) per l’Ukrainian Development Fund, istituzione finanziaria dedicata alla ricostruzione post-bellica. Attrarre investimenti pubblici e privati nei settori chiave dell’economia ucraina, tra cui energia, infrastrutture e agricoltura. Intanto un rapporto del 2023 dell’Oakland Institute intitolato ‘Guerra e furto: l’acquisizione dei terreni agricoli dell’Ucraina’, ci diceva che oltre 9 milioni di ettari di terreni agricoli -più del 28% delle terre arabili-, sono controllati da una combinazione di oligarchi ucraini e aziende agroindustriali con sede Stati Uniti, Europa e in Arabia Saudita.

Il mondo nelle tasche di chi

NCH Capital, fondo ‘private equity’, gestisce porzioni di terreni agricoli in Ucraina, investimenti da fondi pensione, fondazioni e dotazioni universitarie statunitensi. Altre aziende coinvolte includono la francese AgroGeneration e le tedesche KWS, Bayer e BASF. Inoltre, il fondo sovrano saudita Public Investment Fund e la Saudi Agricultural and Livestock Investment Company, detengono partecipazioni rilevanti nel settore agricolo. Il nuovo corso Ucraina-Stati Uniti amplierà le opportunità per Washington ma anche per Mosca che ha conquistato i territori con la maggior parte dei giacimenti minerari di Kiev, nonostante Bloomberg.

Stati Uniti-Russia ed Europa da mungere

Come interpretare la presenza di Kirill Dmitriev nella delegazione russa dei colloqui di Riyadh, che dal 2011 gestisce il fondo sovrano russo per gli investimenti diretti? «L’Europa, nel contesto appena delineato -scrive Maurizio Boni-, sembrerebbe disponibile a farsi carico della maggior parte delle spese della ricostruzione, o almeno coì intenderebbe Trump. Noi metteremo i soldi, ma gli utili se li spartiranno soprattutto americani, britannici russi e anche i cinesi che non tarderanno a riaffacciarsi sul mercato». E lo scrupolo di Zelensky sul futuro dei giovani appare un’ipocrisia di fronte alla realtà di un Paese già da tempo svenduto a mezzo mondo.

79ª Brigata anfibia d’assalto ucraina

Le parole dei ‘milbloggers’ della 79ª Brigata anfibia d’assalto ucraina, sul canale Telegram della brigata, che «si sentono a disagio» per la richiesta di Trump di 500 miliardi di dollari in terre rare dall’Ucraina, perché non vogliono difendere le miniere americane, sono molto significative. «Mi sto spaventando dopo le parole di Trump sui 500 miliardi di dollari. Non ci hanno dato così tanto per qualcosa che vale almeno il doppio o il triplo. È tutta roba nostra», dicono i soldati dalle prime linee. «Ora, se c’è un accordo, combatteremo fino alla morte non per i nostri villaggi e soprattutto il nostro popolo, ma per giacimenti già diventati americani»

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Articolo di Ennio Remondino dalla redazione di

4 Marzo 2025