Al di là di Trump , quale futuro?

DI GIANFRANCO ISETTA

 

I cambiamenti in atto nel mondo sono precedenti a Trump, che è solo l’acceleratore della situazione.

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Sostanzialmente l’Occidente, nato dopo la sconfitta del nazifascismo e come contraltare all’Unione Sovietica con la nascita della Nato e la conseguente guerra fredda, è da tempo in caduta libera come entità.
Con la fine dell’impero sovietico molte di quelle ragioni stanno venendo meno, tenendo conto che nuove aree geopolitiche, economiche, culturali e militari nel frattempo sono entrate a comporre il quadro globale, dai paesi del Brics cui si aggiungono anche la potente Nigeria e altri paesi.
La vicenda Ucraina, così come la questione Israelo palestinese e quella di varie altre guerre in giro per il mondo, non sono che effetti di questi mutamenti in atto.
In realtà, dopo il comunismo è anche in crisi il sistema di mercato, come lo abbiamo conosciuto negli ultimi tre secoli con i cambiamenti profondi avvenuti. Questo meccanismo, quando si amplia la platea dei popoli, diventando globale, non regge più, non è più in grado di garantire una equa distribuzione delle risorse e tende a produrre crescenti diseguaglianze sia all’interno dei singoli paesi che a livello internazionale.
Le crescenti enormi ricchezze a scapito della maggioranza dei popoli non è solo una questione etica, ma economica destinata a deflagrare.
I popoli dell’Occidente hanno goduto di un benessere per 80 anni, con lo stato sociale e la garanzia di diritti fondamentali vecchi e nuovi. Oggi queste condizioni tendono a ridursi e anche la questione migranti si colloca dentro queste problematiche.
Oggi i nodi vengono al pettine e sempre più pare chiaro che l’Occidente, cioè sostanzialmente l’asse tra Europa e USA più alcuni altri paesi sviluppati Canada, Australia, Giappone e altri, tende a non avere più basi che ne giustificano l’esistenza in un mondo globale che vede la presenza crescente di molti altri attori.
Il problema attuale dell’Europa si colloca dentro questa enorme mutazione globale e oggi si pongono domande cruciali a cui rispondere, anche al di là degli atteggiamenti dell’attuale amministrazione americana o almeno in parte.
Punto uno, ha ancora senso l’idea di Europa come area geopolitica, economica, culturale e sociale, dentro questi cambiamenti? Io dico di sì e con cambiamenti profondi da apportare, intanto prendendo atto della necessità di giostrare in campo aperto e non più vincolati in modo stretto da legami che non tengono più, lo ripeto a prescindere anche da Trump.
L’Europa ha bisogno di una nuova autonomia capace però di mantenere e sviluppare rapporti con tutte le aree geopolitiche vecchie e nuove.
io penso ad una Europa più ristretta, con paesi più uniti ed europeisti, e con voto a maggioranza sulle decisioni,
Inoltre l’elezione diretta della commissione europea da parte dei cittadini europei, infine la ricerca di rapporti anche con altre aree del mondo emergenti, penso ad esempio ai paesi del Brics, non più un rapporto esclusivo con gli USA, infine il progressivo superamento della Nato, da sostituire con un patto di difesa europeo, più molto altro ma occorrerebbe più spazio.
Il problema del riarmo europeo è forse un falso problema mi pare che Francia e Gran Bretagna dispongono di un arsenale nucleare che potrebbe fare da scudo e deterrenza , perché dobbiamo puntare ad un rapporto armonico a livello globale organizzato su una competizione economica che non veda avversari ma compartecipanti alla produzione e distribuzione delle merci, dei servizi, delle tecnologie e dell’informazione, tenendo presente che l’organizzazione economica mondiale è destinata a cambiare anche con effetti sulle organizzazioni statali e persino sulla ridefinizione dei diritti nelle varie aree del mondo. Probabilmente arriveranno cambiamenti inediti su questi terreni, la politica avrà il compito di accompagnarli e in qualche modo governarli.
Il punto centrale per il futuro della nostra specie è, lo ripeto, la necessità di fondare i rapporti tra stati e persone sulla base del vecchio concetto della tradizione spirituale cinese dell’armonia.
Ingenua utopia? Può darsi, l’alternativa può essere l’autoestinzione della specie e, quel che è grave, per stupidità umana.
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Gianfranco Isetta