DI PIERO ORTECA
Dalla redazione di REMOCONTRO –
Tutto meno che un piano pace. Porre come condizione pregiudiziale ‘la restituzione di tutte le terre occupate’ significa rilanciare la guerra. L’alibi per giustificare l’enorme esborso di risorse, che saranno sottratte ai cittadini per finanziare la continuazione di una guerra che i popoli del mondo rifiutano. Patto di potere tra incartapecorite élites politiche, vecchio capitalismo finanziario (grandi banche) e il nuovo capitalismo tecnologicamente avanzato
Patto di potere tra élites politiche e affari
Questi soldi sono la risultante di un patto di potere, tra le incartapecorite élites politiche, il vecchio capitalismo finanziario (grandi banche) e il nuovo capitalismo fatto di aziende tecnologicamente avanzate, ad alto valore aggiunto, che producono anche e soprattutto per la difesa. Aziende che per fare profitti hanno bisogno di guerre. E se non ci sono soldi sufficienti, poco male. L’Unione Europea è pronta a scaricare sulle spalle delle future generazioni, in deficit, il peso di un massiccio e insensato riarmo, giustificato solo dalla presunta minaccia di una potenza, la Russia, che spende da 4 a 5 volte meno del solo Vecchio continente, in quanto a impegno per la difesa (dati Sipri di Stoccolma). E almeno da 8 a 10 volte di meno di quanto attualmente spendano gli Stati Uniti. Per cui, o ci prendiamo in giro o gli obiettivi sono ben altri.
“Quindi, diciamolo francamente, se gli riesce il colpo, col “ReArm” un’intera classe dirigente politica europea, mediocre e carrierista, penserà di avere ancora carte da giocare per restare aggrappata in qualche modo alla poltrona.”
Il folle Trump l’alibi ideale
La disgrazia dell’Ucraina e le ritirate strategiche di Trump possono diventare, paradossalmente, un’opportunità da cogliere al volo. Sarà possibile, infatti, spendere un botto di soldi (dei contribuenti europei) per cannoni e bombarde, senza sforare i “sacri patti di stabilità”. Tutto questo, con un “democratico” colpo di penna, che solo Bruxelles sa dare, a seconda dei chiari di luna di chi comanda (tedeschi e francesi). Ma c’è di più: visto che le foie militariste di Putin hanno tolto il sonno agli estoni (e pure ai lettoni), non sarebbe il caso, dicono in coro molti Paesi alla Commissione, di allargare i cordoni della borsa per spendere in deficit anche in altri settori? Insomma, si comincia con gli eserciti e si continua facendo debiti (con la benedizione della Von der Leyen) dove capita prima. E badate, i più assatanati in questa corsa all’indebitamento per sfoggiare il carro armato all’ultima moda, sono (guarda tu!) i tedeschi. All’improvviso, dopo duemila anni nei quali hanno invaso tutto ciò che era possibile invadere, si sono accorti di essere “a rischio”. Per cui, Friedrich Merz, non ancora Cancelliere ma che parla già con l’autorità di un generale della Wermacht, ha fatto sapere che il suo Paese è pronto a fare debiti di tutti i tipi, pur di riarmarsi.
Guerra a Putin o timori di guerre sociali?
Non dice però che in tutta l’ex Germania Est, alle ultime elezioni, i partiti anti-sistema (AfD, BSW e mettiamoci pure Die Linke) in molte zone hanno superato mediamente anche il 55%. Merz parla della guerra di Putin, ma potrebbe avere una guerra sociale in casa e rischia di esorcizzarla con le cambiali. Certo, alla faccia degli endecasillabi che grondano retorica patriottica, va ricordato che l’Unione Europea è nata con un cuore mercantile. E si è sempre portata appresso questo peccato originale. L’allargamento a tappe forzate, poi, ha coinciso con una vera crisi del cosiddetto processo di “decision making”, rendendo il blocco un organismo sempre più iperburocratizzato e poco omogeneo. Ma soprattutto un organismo senza una politica estera e di difesa comuni. Ogni Paese ha giocato su più tavoli, con una “asimmetria” diplomatica che lo ha portato sempre a fare quello che gli conveniva a livello nazionale, come la Francia. Evitando così di impegnarsi seriamente in un progetto di “esercito europeo”. Il motivo? Semplice, la sicurezza costa un botto e se c’è la Nato (e l’arsenale nucleare americano) perché raddoppiare i costi e sovrapporsi all’Alleanza atlantica, in una pericolosa corsa a chi comanda di più?
“In fondo, fino all’invasione dell’Ucraina, nessuno aveva mai seriamente pensato in Europa di riarmarsi massicciamene e così all’improvviso. È cambiato tutto con la quasi-sconfitta dell’Occidente dopo tre anni di guerra e, soprattutto, con l’arrivo di Trump, la “variabile impazzita”. Ma, al solito, alla fine di ogni discorso, sono i numeri a mettere tutti d’accordo e a far capire da quale parte stia la verità.”
I numeri dietro il “ReArm” Ue
“Il comunicato ufficiale del Sipri, l’autorevole istituto svedese per lo studio della pace, dice: “I ricavi combinati delle più grandi aziende produttrici di armi e di servizi militari del mondo (le SIPRI Top 100) sono aumentati del 4,2 percento nel 2023, raggiungendo i 632 miliardi di dollari. I ricavi totali dalle armi delle Top 100 sono cresciuti del 19 percento tra il 2015 e il 2023”. Nel 2024 hanno avuto un’ulteriore impennata, avvicinandosi ai 700 miliardi di dollari. Tuttavia, questa è solo una parte della vendita di armi globale, perché si riferisce, appunto, solo a un centinaio di grosse società. A scorrere l’elenco, si nota subito che la parte del leone viene fatta dalle aziende occidentali. La temuta Russia ha solo due grandi imprese che producono armamenti. Guarda caso, come l’Italia. Gli americani ne hanno ben 40, con una capitalizzazione mostruosa. I cinesi crescono: 9 aziende. Gli altri “pacifisti” eruropei si difendono benissimo. Il Regno Unito piazza 7 aziende e il francese Macron, così sensibile ai temi della pace, ne mette in vetrina 5. Ultimo, con 4, il prossimo Cancelliere-feldmarshall, Herr Merz. La sua Germania ne fa 4 (per ora), ma con la Rheinmetall è pronta a riempire di carri armati di qualità (e a buon prezzo) tutta l’Europa. Isole comprese.”
QUANTO SPENDIAMO DAVVERO
Ci si dice: dobbiamo spendere di più per la Difesa, dopo il crollo dell’Urss ci siamo rilassati troppo e abbiamo tagliato questo genere di investimenti perché ci sentivamo sicuri all’ombra della Nato. Vero o bugia?
“L’Osservatorio CPI diretto da Carlo Cottarelli documente che nel 2024 la spesa militare europea ha superato quella russa del 58% (719 miliardi di dollari contro i 462 della Russia). Il bilancio Usa della Difesa per l’anno fiscale 2025 sfiora i 900 miliardi di dollari, più del doppio della Russia, tre volte quello della Cina. Lo storico recente delle spese militari dei Paesi Nato: nel 1980 Usa sopra il 5%, Nato in generale sopra il 4%, Nato non Usa sopra il 3%; nel 2000 Usa al 4%, Nato intorno al 2,5%, Nato non Usa appena sotto il 2%; nel 2020 Usa appena sotto il 4%, Nato appena sotto il 3%, Nato non Usa appena sotto il 2%. Se confrontiamo il Pil della Russia di quegli anni con il Pil degli Usa o dei più potenti Paesi d’Europa, vediamo che noi abbiamo continuato a spendere molto di più in armamenti. Infine il Centro studi sul federalismo: «L’incremento delle spese militari tra il 1998 ed il 2022 limitatamente ad alcune aree geografiche: 40 miliardi all’Arabia Saudita e all’Ucraina, 55 miliardi all’India, 57 miliardi alla Russia, 60 miliardi all’Unione europea, 263 miliardi alla Cina e 328 miliardi agli USA».”
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Articolo di Piero Orteca dalla redazione di
8 Marzo 2025