DI PIERO ORTECA
Dalla redazione di REMOCONTRO –
Forse la sintesi più efficace dell’impazzimento diplomatico collettivo, che accompagna la crisi ucraina, la fornisce il Daily Telegraph: “Prima ti bombardo e poi tratto”. Si riferisce al massiccio attacco di droni, scatenato in profondità contro la Russia da Zelensky, proprio alla vigilia dei delicatissimi colloqui di pace di Jeddah, in Arabia Saudita. Qualcuno sperava di fare saltare il banco?
I sospetti del “Telegraph”
A leggere i fatti e la catena degli eventi, viene fortissimo il sospetto che ci possano essere stati “registi occulti” dietro questi bombardamenti ‘a orologeria’. Dunque, scrive il Telegraph, “l’Ucraina ha lanciato il suo più grande attacco di sempre con droni contro la Russia nella notte, poche ore prima dell’inizio dei colloqui di pace con i funzionari statunitensi. in Arabia Saudita. Circa 337 droni – prosegue il giornale britannico – sono stati indirizzati verso la Russia, di cui quasi 100 su Mosca, uccidendo almeno tre lavoratori in un magazzino di carne nella capitale e ferendone altri 18, hanno riferito funzionari locali. Gli attacchi hanno causato una breve chiusura dei quattro principali aeroporti della capitale. Immagini e filmati hanno mostrato che diversi edifici residenziali sono stati colpiti, con porte e finestre degli appartamenti saltate in aria. Almeno 20 auto sono state distrutte in un parcheggio di proprietà di Miratorg, una grande azienda alimentare, secondo i media russi”.
Colpire in quel momento e con aiuto di chi?
Ora, considerato che in questa fase delle trattative la Casa Bianca aveva praticamente “congelato” tutta la sua assistenza di intelligence militare a Kiev, chi ha fornito questo indispensabile sostegno? La risposta punta solo ed esclusivamente verso l’Europa e, in particolare, su Regno Unito e Francia, con l’ovvia benedizione di un’imbelle Bruxelles, dove si sta consumando un vero e proprio patto di sangue tra élites di potere politiche, finanziarie e industriali. E non è un caso che mentre gli europei aizzano Zelensky alla guerra e a non cedere un millimetro di territorio, la Presidente della Commissione dia letteralmente i numeri, invocando un immediato aumento delle spese per gli eserciti del Vecchio continente, “per difendersi dall’aggressione di…Putin”. Con ciò mischiando, in modo raffazzonato, una verità solare con una palese bugia: la Russia, che in tre anni di guerra logorante non è stata capace di avanzare di altri 50 chilometri, ne dovrebbe improvvisamente fare altri duemila. Per invadere l’Europa e mettere a rischio un blocco che spende complessivamente per le armi (già adesso), almeno quattro volte più di lei.
Chi aizza Zelensky contro le trattative di pace?
Nel frattempo, mentre le consorterie trasversali di Bruxelles (ci sono dentro quasi tutti i gruppi politici) guidate o condizionate dalle lobby del grande capitale finanziario e industriale, brigano per sabotare qualsiasi tentativo di chiudere un cessate il fuoco, il problema vero è come reagiranno i russi al superattacco con i droni, organizzato da Zelensky, con l’aiuto dell’Europa, prima di sedersi a un tavolo per possibili colloqui. Tra l’altro, alla nuova Casa Bianca, saranno grossolani ma sono anche irritabili e, soprattutto, hanno percepito che, a Bruxelles, qualcuno gioca sporco. Quindi, Trump potrebbe firmare l’accordo sulle terre rare, ma poi disimpegnarsi lo stesso e obbligare l’Europa a sbrigarsela da sola. Nel Vecchio continente, ci sono molti politici mediocri che per restare aggrappati alla poltrona sono pronti a far diventare le “emergenze” eventi normali. Così, una guerra in Ucraina aperta indefinitamente può essere un alibi formidabile, per giustificare il peggiore dei malgoverni.
I guai segreti britannici
Il Telegraph, che ha buone entrature nell’establishment del potere britannico, conosce risvolti (e rogne) che il premier Starmer non rivelerebbe mai in pubblico. “Quindi il raid dei droni ucraini su Mosca di lunedì notte, alla vigilia dei colloqui di Gedda – scrive Roland Oliphant – non può essere stato una coincidenza. La moderna guerra dei droni è un’attività logisticamente impegnativa. Devi radunare le armi, coordinare le rotte di volo, abbassare le tue contromisure elettroniche e disturbare quelle del nemico per attraversare la linea. Devi organizzare voli esca per distrarre le difese aeree nemiche e assorbire il fuoco antiaereo. E per gli ucraini questo è più impegnativo che per i russi, semplicemente perché devono volare più lontano sul territorio nemico, per raggiungere i loro obiettivi”. Insomma, chi in Europa li ha aiutati (o aizzati?) ha voluto bypassare Trump e gettare altra benzina sul fuoco. L’equazione è elementare: più morti, più armi, più soldi. Mica bisogna aver studiato con Milton Friedman per capirlo.
“Tutto ciò – conclude Oliphant – significa che questo raid non sarebbe stato preparato in poche ore, o su iniziativa di un comandante locale di basso livello. Sarà stato pianificato in anticipo e lanciato al momento del massimo impatto previsto”.
Geopolitica di Kiev dall’ex vertice militare
E finiamo proponendovi una chicca. L’analisi geopolitica della situazione ucraina, fatta dall’ex comandante in capo delle forze armate di Kiev, il generale Valery Zaluzhny. Oggi l’alto ufficiale, che faceva ombra a Zelensky e che per questo è stato “dimissionato” è ambasciatore plenipotenziario nel Regno Unito. Non è cambiato niente dai tempi dell’Unione Sovietica: ce l’hanno nel dna. Così Zaluzhny è stato mandato a Londra. Per toglierselo dalle scatole. La Ukrainska Pravda ha pubblicato il testo del suo intervento alla Conferenza sulla sicurezza, tenuta alla prestigiosa Chatam House, lo scorso 6 marzo. Eccone un estratto particolarmente significativo, che fa riflettere:
«Le perdite umane ed economiche in Ucraina, la spesa di risorse per la guerra, la migrazione, la politica delle sanzioni, la mancanza di risorse e mercati energetici a basso costo, così come altri problemi, sono diventati un peso economico colossale per le economie di tutte le parti coinvolte nella guerra, rallentandone lo sviluppo e creando rischi di crisi già globali». «Dopo tutto, la guerra in Ucraina ha praticamente esaurito il “margine di forza” economico e industriale nella maggior parte dei paesi, in particolare Russia, Stati Uniti ed Europa. Mancano davvero di risorse per continuare le azioni militari, mentre lo spiegamento della produzione di armi si è rivelato eccessivo se si fossero raggiunti accordi per porre fine alle ostilità». «Pertanto, possiamo affermare che ci sono ragioni formali per rivedere l’ordine mondiale oggi. Il punto di partenza per tale revisione, naturalmente, può essere considerato la futura fine della guerra in Ucraina e la formazione di un nuovo ordine mondiale proprio in base ai suoi risultati.”
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Articolo di Piero Orteca dalla redazione di
12 Marzo 2025