Museo Ginori. Il Ministero non riconferma Tomaso Montanari Articoli

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Loris Mazzetti da ARTICOLO VENTUNO –

Quella di mettere l’amico dell’amico a capo di un istituto culturale, al di là delle competenze professionali, è una vecchia storia, facendo arrivare l’ordine come un macigno dall’alto, poi è un atto che il nostro Paese conosce fin troppo bene perché odora di ventennio: primo o secondo è indifferente.

Il ministro della Cultura Alessandro Giuli ha deciso, contro il parere dei Consiglio di amministrazione della Fondazione Museo Ginori di Sesto Fiorentino di non confermare il professor Tomaso Montanari alla presidenza del Museo che ha diretto in questi anni con importanti risultati, portandolo fin quasi alla riapertura. Decisione presa dal ministro senza specificare le ragioni se non “qui decido io”.

Due soci fondatori della Fondazione, il presidente della Regione Toscana Eugenio Giani e il sindaco di Sesto Fiorentino Lorenzo Falchi si sono dichiarati “sconcertati” della decisione, definendola “un atto miserabile” e chiedendo immediatamente un incontro per conoscere le motivazioni. Il metodo non solo è anomalo e autoritario, è un atto di censura verso chi non è allineato con questo governo di destra destra, ma avviene anche in un momento molto delicato per il Museo, si sta ultimando l’importante restauro in prossimità dell’apertura.

Si esclude Tomaso Montanari storico dell’arte, rettore dell’Università per stranieri di Siena, scienziato della cultura a livello internazionale, per mettere al suo posto “l’amico” avvocato Marco Corsini sindaco di Rio nell’Elba, dal curriculum importante per fare il ministro della Giustizia o dello Sviluppo Economico ma con la Fondazione Museo Ginori non centra un bel fico secco. A proposito del tanto citato “merito” in tanti interventi pubblici del ministro, confidiamo sulla sensibilità dell’avvocato Corsini nel rimediare alla stoltezza di Giuli e rimandare la proposta al mittente.

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Articolo di Loris Mazzetti dalla redazione di

13 Marzo 2025