DI MARIO PIAZZA
La Tesla Y della famiglia Fratoianni non è una macchina da proletari, su questo non ci piove.
Io non la vorrei neppure se me la regalassero ma credo che per una famiglia che porta a casa più di 20.000 Euro al mese, che milita in un partito ambientalista, che vive in una città dove zone verdi e giornate ecologiche sono diventate un percorso a ostacoli per chi prova ad avvicinarsi al centro, comprare un’auto elettrica di fascia media possa essere stata una scelta azzeccata.
Non è una macchina appariscente di quelle che sembrano pensate apposta per imbruttire i povery come la Maserati della Santanchè e non è neppure un lusso visto che per i coniugi Fratoianni rappresenta un paio di mesi di stipendio, non un intero anno di paga come una qualsiasi auto elettrica o ibrida di fascia bassa per un impiegato statale.
Detto questo, io credo che chi da sinistra invoca il “pauperismo” e chi da destra prova a svergognare i Sinistri per qualche scelta non proprio proletaria abbia seri problemi di logica nel proprio pensiero.
Eh sì, perchè le cose belle, buone e comode non hanno un colore politico e sono un legittimo desiderio di chiunque, e quand’anche in quel desiderio ci fosse una componente di “status symbol” non ci sarebbe proprio niente per cui scandalizzarsi.
E’ così che siamo stati addestrati da quando veniamo al mondo e siamo venuti al mondo nell’epicentro del consumismo e della competitività, mica a Cuba o in un kibbutz agricolo o nel Paese delle Meraviglie.
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Mario Piazza