Riarmo: politici “volenterosi” tra dubbi e furberie

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Dalla redazione di REMOCONTRO –

La «coalizione dei volonterosi» cresce nei numeri ma rimane appesa alle mosse di Trump e Putin e ai dubbi dei loro elettori. Con la speranza di condizionare Washington in favore di Kiev, ma non di sostituirla. Ma intanto inciampa in trasferta. Rubio, segretario di Stato Usa, ai G7riuniti in Canada: ‘no a dichiarazioni ostili a Mosca’. E la bozza finale è in forse

Pasticcio di vertici nazionali

Stando a Bloomberg, sarebbero 37 i paesi pronti ad unirsi per supportare Kiev, in un mix tra europei, stati del Commonwealth e nazioni dell’Asia. I ‘volenterosi’ si sono dati appuntamento nel nuovo vertice convocato in videoconferenza per sabato dal premier britannico Starmer. L’idea del leader laburista e del presidente francese Macron, alla guida dell’iniziativa ma non senza sensibili differenze di vedute, è quella di presentare a Trump nel più breve tempo possibile un’alleanza pronta a garantire la sicurezza dell’Ucraina. Intenti molto velleitari.

“Volenterosi a doppia velocità”

Alcuni di quei 37 sarebbero disposti a inviare truppe di terra in territorio ucraino, a partire proprio da Francia e Gran Bretagna che guidano l’iniziativa. I governi senza aver sentito i parlamenti. Altri disposti a schierare le loro truppe in paesi confinanti oppure a fornire equipaggiamento militare e intelligence. Esempio la Finlandia, paese tradizionalmente neutrale entrato poco meno di un anno fa nella Nato, e ora in preda a una profonda crisi esistenziale, segnala Andrea Valdambrini. Helsinki, che ha il più lungo confine di terra con la Russia tra tutti i paesi europei, partecipa alla coalizione. Ma, ha precisato la ministra degli Esteri Elina Valtonen, «ci sono molti modi di partecipare».

I volonterosi pieni di dubbi

Tra i volenterosi, come la Finlandia, altri ‘dubbiosi’.  Dopo l’astensione di FdI nel voto all’Eurocamera sul sostegno a Kiev, Giorgia Meloni non ha ancora sciolto il nodo se partecipare o meno alla videochiamata di sabato. Ma dal G7 in Canada, il ministro degli Esteri Tajani boccia sonoramente la formula anglo-francese, invocando la missione a guida Onu. Anche la Germania, alle prese con il riarmo nazionale e l’allentamento del freno al debito, non trova nel cancelliere in pectore Merz un entusiasta dell’invio di truppe in territorio ucraino. Anche se per il ministro della Difesa uscente, l’Europa sarebbe in grado di sostituirsi agli Usa, se l’aiuto militare americano dovesse venire a mancare: «comunicazioni satellitari comprese» in beffa a Musk. Mentre il polacco Tusk esclude l’invio di truppe di terra da parte di Varsavia ma ieri è andato a sollecitare il turco Erdogan, che non ha mai rotto i rapporti con Mosca pur fornendo armi a Kiev, «pronto a assicurare lo spazio per i colloqui di pace e tutta l’assistenza possibile». Insomma, un gran pasticcio di impotenza disorganizzata.

Tragicommedia

“La Turchia, secondo esercito della Nato, fondamentale per i volenterosi, vuole gestire la trattativa di pace e non un velleitario intervento di guerra, e contro certe velleità arriva anche dal Canada, dove i ministri degli Esteri del G7 sono riuniti per una tre giorni di colloqui. Mark Rubio, esteri Usa, che mette piede per la prima volta nello stato nordamericano dopo le incendiarie intenzioni di annessione manifestate da Trump, ha fatto sapere che si impegnerà per togliere dalle conclusioni ogni possibile dichiarazione ostile nei confronti della Russia. La bozza finale è già sul tavolo, ma a causa delle obiezioni di Washington, che ne hanno annacquato i contenuti, rischia perfino di saltare.”

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Articolo della Redazione di

14 Marzo 2025