DA REDAZIONE
Valerio Sale dalla redazione di REMOCONTRO –
I venti di recessione portano con sé la crisi del debito che rischia di travolgere le principali economie mondiali. Se non si riesce più a rassicurare i mercati, che se ne parli poco ai cittadini, ai piccoli risparmiatori. Inutile girarci intorno: il debito di Usa, Europa e Giappone mondiali è ai massimi storici. Ma è il più grosso, quello americano, che determina le sorti degli altri.
Superpotenza americana sulle spalle economiche del mondo
I mercati obbligazionari sono tutti in difficoltà, ma sono i titoli di Stato Usa, i ‘Treasury’ decennali che non accennano a scendere. L’ultima volta che hanno toccato questi livelli è stato prima del crollo del 2007. La domanda che la politica mette con la polvere sotto il tappeto è: a che punto della crisi del debito ci troviamo? E soprattutto, per quanto è ancora sostenibile?
Il debito ha le sue regole costanti
Gli economisti che hanno analizzato una cinquantina di cicli economici dal 1700 a oggi, hanno rilevato che il debito segue sempre lo stesso andamento ciclico: si parte da un debito basso con il sistema di famiglie e imprese che prende a prestito per investimenti produttivi (il debito “buono”).
In una seconda fase si forma la bolla del debito a causa dei tassi troppo bassi e del credito troppo facile. I valori immobiliari e finanziari iniziano a gonfiarsi.
Nella terza fase la bolla raggiunge il suo picco, il rischio per le banche di essere ripagate diventa elevato e queste iniziano a ridurre i prestiti. Si inizia a fiutare il problema e i mercati diventano instabili.
Quarta fase: gli investitori disinvestono dai titoli di Stato che aumentano i rendimenti per diventare più attrattivi, ma rendendo il debito pubblico ancora più costoso a causa degli interessi passivi. Le banche centrali intervengono, stampano moneta con il bazooka tipo il famoso wathever it takes di Mario Draghi.
La quinta ed ultima fase del ciclo è quella della crisi conclamata. Il debito non genera più crescita economica, ma serve solo a generare altro debito per pagare gli interessi. Diciamolo pure sottovoce, ma noi siamo qui.
1000 miliardi di dollari di interessi
Le banche centrali di Usa-Ue e Giappone con politiche ultra-espansive per anni hanno stampato denaro e tenuto bassi i tassi per rilanciare l’economia, ma ora sono in un vicolo cieco. Lo Stato americano, il più indebitato al mondo, paga 1000 miliardi di dollari all’anno di interessi. Il segnale di tutte le crisi è la fuga degli investitori dagli asset tradizionali: l’oro è ai suoi massimi e molti cercano soluzioni di rifugio nei bitcoin. Quando anche una banca centrale investe in oro o in bitcoin per far riserva come vuole fare Trump, significa che sta proteggendo sé stessa da un rischio crescente.
Veniamo alle prossime mosse
La settimana finanziaria metterà sotto i riflettori una decisione sui tassi di interesse della Federal Reserve con la pubblicazione il 28 marzo prossimo dei dati sulle vendite al dettaglio (per i prezzi al consumo del mese in corso bisognerà attendere il 10 aprile). Le preoccupazioni per una recessione hanno spinto gli operatori finanziari a ipotizzare una riduzione dei tassi più rapida da parte della Fed. Al momento i mercati scommettono su un allentamento monetario medio di 70 punti base, in due o tre tagli nel corso del 2025, ma per la prima riduzione bisognerà attendere quasi sicuramente giugno.
Trump e Musk, miliardari con grossi problemi
Donald Trump vuole fortemente un abbassamento del costo del denaro e non è escluso che stia soffiando volutamente sul fuoco della recessione per accelerare la decisione della Fed. Perché? Il debito Usa ha 9.200 miliardi di dollari da rifinanziare nel 2025. Ai tassi attuali (4,32%) il problema non farà che ingrandirsi perché al debito si aggiungeranno i suoi oneri. Invece, con una recessione alle porte e il ritorno del denaro a basso costo, rifinanziare il debito costerebbe di meno. Infatti, quando il panico prende il sopravvento gli investitori scappano dal mercato e si rifugiano dei titoli di Stato. I rendimenti scendono e il governo può emettere più debito a tassi più bassi. Con il mercato azionario che viaggia tra correzione ( -5%) e bear market, il mercato oro ( -20%), il cambiamento di politica monetaria diventa un imperativo.
Crisi per scaricarci addosso il debito Usa
“La scommessa di Trump è di schiacciare al ribasso il rendimento del titolo decennale. Anche a costo di far pagare il conto a Wall Street (le Big Tech si possono permettere una piccola cura dimagrante). L’età dell’oro promessa dal biscazziere di Washington è alleggerire il peso degli interessi, tenere a freno il debito e offrire al più presto agli americani un grosso sconto su immobili, azioni e bitcoin. Per poi ricominciare il suo gioco, rien ne va plus, les jeux sont faits.”
.
Articolo di Valerio Sale dalla redazione di
17 Marzo 2025