DI PIERO ORTECA
Dalla redazione di REMOCONTRO –
Dopo la chilometrica telefonata con Putin e il simulacro di accordo sul cessate il fuoco, messo molto parzialmente in piedi, la Casa Bianca si è preoccupata di trasmettere il messaggio giusto a Kiev. Tra le righe della spiccia retorica trumpiana, è spuntata ancora una volta la parola che forse spiega tutto: Kursk. Le rivelazioni di «BBC-Verify».
Kursk
«Il Presidente Trump – si legge in un comunicato diffuso ieri – ha informato in modo esaustivo il Presidente Zelensky sulla sua conversazione con Putin e sulle questioni chiave discusse. Hanno esaminato la situazione a Kursk e hanno concordato di condividere le informazioni da vicino, tra i loro staff della difesa, man mano che la situazione sul campo di battaglia si evolveva». Dunque, comunque la si ponga, nella discussione sulle trattative di pace spunta sempre come preambolo, proprio il riferimento all’oblast di Kursk.
Azzardo politico-militare
Abbiamo più volte scritto che la piccola regione russa, da diversi mesi occupata dagli ucraini, a questo punto rappresenta uno dei seri ostacoli alla possibilità che il Cremlino dia il via libera a un accordo. E il motivo è molto semplice: le armate di Putin stanno riconquistando, sempre più velocemente, il territorio perduto e sono vicine a cacciare dall’enclave tutto il corpo di spedizione ucraino. Si tratta di unità di élite, la crema dell’esercito di Kiev, spedite abbastanza rischiosamente in territorio russo per stabilire una testa di ponte. O, meglio, un’occupazione, da far valere in futuro come arma di scambio al tavolo della pace, Ma, appunto, si è trattato di una mossa azzardata, e ora se ne pagano le conseguenze, perché i soldati di Zelensky si stanno ritirando, per non essere chiusi definitivamente in una ‘sacca’.
Ritirata che diventa “rotta”
È una situazione tatticamente disperata, che negli ultimi giorni si è fatta addirittura catastrofica. Deve essere anche considerato come un clamoroso errore di valutazione strategico, perché ha tolto le truppe migliori alla difesa del fronte principale, quello del Donbass. I colpevoli? La vecchia Amministrazione americana, quella di Biden, e i “napoleoni” del Vecchio continente, che impongono allo Stato maggiore ucraino i tempi di marcia. La formidabile sciocchezza, dal punto di vista militare, nell’invadere la regione di Kursk è ora testimoniata da un report esclusivo di «BBC-Verify». Un approfondimento del prestigioso network televisivo britannico, assolutamente super partes, che ha tutti i crismi dell’affidabilità. Si tratta di un servizio, realizzato sul campo di battaglia da coraggiosi corrispondenti di guerra, da cui possono essere desunte informazioni francamente scioccanti. Ma, soprattutto, ‘non convenzionali’, che la stampa occidentale ha spesso molte remore a pubblicare, per i più svariati motivi. Non tutti sempre condivisibili.
«BBC – Verify»
In «Tutto è finito: le truppe ucraine rivivono la ritirata da Kursk», di Jonathan Beale e Anastasiia Levchenko, la BBC propone analisi dirette dei protagonisti. Cioè degli uomini appena sfuggiti al fuoco nemico, che stremati cercano di mettersi in salvo. «I soldati ucraini impegnati nella battaglia di Kursk – scrive Verify – hanno descritto scene da film dell’orrore durante la ritirata dalle linee del fronte. La BBC ha ricevuto resoconti dettagliati dalle truppe ucraine, che raccontano di un ritiro ‘catastrofico’ di fronte a un fuoco pesante, a colonne di equipaggiamento militare distrutte e a continui attacchi da parte di sciami di droni russi. Alcuni hanno raccontato di un ‘crollo’ quando l’Ucraina ha perso Sudzha, la città più grande che deteneva». Più nello specifico, i soldati ucraini citati da Verify (ai quali sono stati dati degli pseudonimi, per proteggerli) hanno confermato la precarietà delle condizioni in cui sono costretti a combattere.
Drammatiche testimonianze dal campo
Volodymyr parla dell’incubo dei droni «24 ore su 24» e denuncia come l’unica linea di rifornimento, la strada tra Sudhza e Sumy sia ormai praticamente impercorribile.
Maksym, invece, scrive su Telegram che i relitti di veicoli blindati ucraini disseminano le strade. Almeno 70 mila russi, compresi 12 mila nordcoreani, stanno attaccando gli ucraini superstiti a Kursk. «I russi –-spiega la BBC – utilizzano varianti di ‘droni-kamikaze’ e con ‘visuale in prima persona’ (FPV) per assumere il controllo del fuoco sulle principali rotte logistiche». Tra questi rientrano anche i droni collegati agli operatori tramite cavi in fibra ottica, impossibili da bloccare con contromisure elettroniche.
Maksym ha affermato che come risultato il nemico è riuscito a distruggere decine di unità di equipaggiamento, e che i relitti hanno creato congestione sulle rotte di rifornimento».
Per Anton, invece, che lavorava al quartier generale ucraino, la situazione è semplicemente ‘catastrofica’. «Anton ha detto che le rotte di rifornimento sono state interrotte. La logistica non funziona più e le consegne organizzate di armi, munizioni, cibo e acqua non sono più possibili». Secondo la sua esperienza, il soldato ha previsto «che l’intero punto d’appoggio ucraino a Kursk sarebbe stato perso, ma che da un punto di vista militare, la direzione di Kursk si è esaurita. Non ha senso mantenerla ancora.
Più disperato e senza appello il giudizio di Dmytro, che ha paragonato la ritirata dal fronte a «una scena di un film dell’orrore». «Le strade sono disseminate di centinaia di auto distrutte – scrive – veicoli blindati e ATV (All Terrain Vehicles). Ci sono molti feriti e morti. Spesso i veicoli vengono inseguiti da più droni. La situazione – ha aggiunto – si è trasformata da difficile e critica a catastrofica. Nella regione di Kursk è tutto finito… l’operazione non ha avuto successo».
“L’unico soldato, dal suo lettino d’ospedale, a conservare un minimo di speranza è Artem: «Abbiamo combattuto come leoni», sostiene. Ma la sua resta una logica conservativa. In realtà, per lui Kursk avrebbe dovuto essere solo una zona-cuscinetto, per difendere Sumy e la frontiera ucraina. Invece sta mettendo in crisi tutto il fronte del Donbass e le trattative sul cessate il fuoco.”
.
Articolo di Piero Orteca, dalla redazione di
20 Marzo 2025