La destra meloniana e la proprietà privata

DI GIOACCHINO MUSUMECI

Gioacchino Musumeci

 

Il manifesto di Ventotene offre spunti fantastici per demolire Giorgia Meloni, i suoi fratelli e sorelle.
La premier ha rivelato ai cronisti che non capisce quale messaggio si offra agli italiani, dopotutto perché offrire un messaggio se la premier non concorda, col testo del manifesto di Ventotene distribuito al raduno pro Eu.
Dopo la grottesca interpretazione di frammenti del testo offerta dalla premier alla Camera, pare che nelle librerie la richiesta del manifesto sia notevolmente aumentata. Qualcuno vuole verificare se la premier sia una pataccara petulante? Forse ma anche no.
By the way con questo post intendo rispondere brevemente alla questione posta dalla nostra kapa. Obiettivamente l’arcano messaggio contenuto nel manifesto si disvelerebbe qualora l’individuo senziente e curioso, perciò intelligente, procedesse autonomamente alla lettura del testo. Certo leggere non implica capire ma è il primo imprescindibile step.
Che l’acutissima e rapace Giorgia Meloni sia analfabeta funzionale è improbabile; altrettanto l’uso delle mani non le è precluso, pertanto la premier può avvalersi di un dizionario qualora termini del manifesto poco comuni le fossero sconosciuti. Meloni, pur avendolo criticato, avrà letto davvero il manifesto? Va annotato che è stato definito perfino “sovietico” da eccelse menti brulicanti presso le gore dei mulini di fratelli e sorelli d’Italia.
Certo con Meloni tutto è possibile, compresa la critica a ciò che non si capisce, “il gender” per esempio. E ammettere pubblicamente di non aver capito il concetto è un atto formidabile. Tuttavia all’ammissione di ignoranza dovrebbe seguire il tentativo di colmare le fosse oscure vietate al raziocinio, ma questo non avviene mai.
Per esempio la premier fa credere che il Manifesto approcci la proprietà privata con l’intenzione di abolirla perché ha letto o più probabilmente qualcuno le ha suggerito che “La proprietà privata deve essere abolita, limitata, corretta, estesa, caso per caso, non dogmaticamente in linea di principio.”
Come si legge la proprietà privata si può abolire ma anche estendere.
“Estendere” sfugge all’attenzione dell’aquila Meloni. Non solo, nel manifesto sulla proprietà privata nella società riformata si legge testualmente: “La bussola di orientamento non può essere però il principio puramente dottrinario secondo il quale la proprietà privata dei mezzi materiali di produzione deve essere in linea di principio abolita e tollerata solo in linea provvisoria, quando non se ne possa proprio fare a meno” . Intanto la “proprietà privata dei mezzi di produzione”, casomai non fosse stato notato, non riguarda la casa, la macchina o la barca. Confondere i concetti è da minchioni totali. Il manifesto è liberale, convive con logiche e dogmi capitalisti ma cerca di limitarne i danni impliciti.
Per esempio nella società riformata la proprietà privata dei mezzi di produzione si abolisce in casi ben precisi: “non si possono più lasciare ai privati le imprese che, svolgendo un’attività necessariamente monopolistica, sono in condizioni di sfruttare la massa dei consumatori (ad esempio le industrie elettriche)…”
E chi può dare torto a tanto buonsenso se non un politico alfiere dell’impresa selvaggia ove il cittadino, uomo donna o bambino che sia, soccombe al dogma del profitto?
Ancora nella società riformata si sottraggono ai privati imprese che per la grandezza dei capitali investiti e il numero degli operai occupati, o per l’importanza del settore che dominano, possono ricattare gli organi dello stato imponendo la politica per loro più vantaggiosa (es. industrie minerarie, grandi istituti bancari, industrie degli armamenti). Proprio come avveniva ai tempi delle corporazioni fasciste.
E non vi suona familiare questo tipo di ricatto? E chissà perché la Meloni, porella, non capisce che messaggio offra agli italiani il manifesto di Ventotene.
Ma in assoluto la parte più sovietica del manifesto è questa: “La statizzazione generale dell’economia è stata la prima forma utopistica in cui le classi operaie si sono rappresentate la loro liberazione del giogo capitalista, ma, una volta realizzata a pieno, non porta allo scopo sognato, bensì alla costituzione di un regime in cui tutta la popolazione è asservita alla ristretta classe dei burocrati gestori dell’economia, come è avvenuto in Russia.”
Ammettiamolo, più sovietico di così si muore!
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Gioacchino Musumeci