DI MARIO PIAZZA
Più vedo le piazze di Israele riempirsi di oppositori al regime di Netanyahu e più mi sento ribollire di rabbia perché un esercito di paludati mentitori ha sempre definito Israele “l’unica democrazia del Medio Oriente” come se ciò fosse un coperchio ermetico sotto cui chiudere 77 anni di soprusi, di violenza e di ruberie contro il Popolo Palestinese.
Ora è chiaro che quel coperchio era solo un’invenzione dialettica.
Non tanto per l’imminente ritorno al governo dell’ex-ministro Ben Gvir, uno che scrive sul suo gruppo X che i Palestinesi non meritano di vivere “Non carburante. Non l’elettricità, non roulotte, nessun cessate il fuoco, nessun ritiro. Solo le porte dell’inferno!” a cui fanno eco i suoi seguaci “Non ci sono innocenti a Gaza! Nemmeno un bambino di un giorno” e di nuovo Ben Gvir “Distruggere, rovesciare, amputare, spazzare via, schiacciare, esplodere, bruciare, brutalizzare, punire, rovinare, appiattire. Distruggere!”.
Un nazista che ha sostituito la stella di Davide alla svastica ma c’è di peggio e il peggio sono quei manifestanti, la società civile che si ribella al potere di Netanyahu per salvare gli ostaggi ancora nella mani di Hamas, che non vuole un governo corrotto e pericoloso ma che non spende una parola, non alza un solo cartello, non grida un solo slogan contro il genocidio di quei cinquantamila Palestinesi assassinati, per quei quindicimila bambini nati con un bersaglio già dipinto sulle loro spalle, e il conteggio non accenna a terminare.
Un male profondo che sputa sulla democrazia non dal 7 ottobre 2023 con l’attacco di Hamas, la data giusta è il 14 maggio 1948 e 77 anni di storia stanno lì a certificarlo.
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Mario Piazza