DI PIERO ORTECA
Dalla redazione di REMOCONTRO –
I 100 mila curdi delle Syrian Democratic Forces, un esercito armato fino ai denti dagli americani in funzione anti Isis, sul piede di guerra contro il nuovo governo centrale di Damasco, creato (sulla carta) dagli islamisti di HTS (Hayat Tahrir al-Sham), che hanno rovesciato Assad. Mentre, in Occidente, Stati Uniti ed Europa esultavano o facevano forse anche di più, per liquidare il vecchio regime.
“In Siria si combatte e si muore ancora mentre Israele ha distrutto le basi militari del vecchio esercito e occupato il resto che gli mancava del Golan. Oltre mille morti in cinque giorni negli scontri tra le forze governative di Ahmed al-Sharaa e gruppi di insorti alawiti, sostenitori dell’ex presidente Assad.”
Risolvi un problema ne apri altri dieci
Gli esperti di Medio Oriente avvertivano: attenzione a non festeggiare troppo presto. Perché, chi sta prendendo ora il potere in Siria, potrebbe risolvere un problema e aprirne altri dieci. Libanizzando la regione. La cominciano a pensare così in molti, come turchi e americani, che per motivi diversi ritengono la Siria (solo adesso) un pericoloso veicolo di contagio. Un focolaio di crisi, capace di infettare in maniera virulenta tutta la regione. Bene, anche per parlare di questo, oggi sarà a Washington il Ministro degli Esteri di Ankara, Hakan Fidan, che si vedrà con la sua controparte Usa, Marco Rubio. Un appuntamento che cade quasi a orologeria, per discutere degli altri problemi politici che sta vivendo in questa fase l’alleato turco di Trump, dopo l’arresto del sindaco di Istanbul.
Turchia-Usa sul fronte curdo
Fidan, è vero, cercherà di legare il problema curdo-siriano a un altro tema di scottante attualità, che sta molto a cuore al Presidente Erdogan. E cioè il possibile acquisto, da parte della Turchia, degli avanzatissimi jet da combattimento F-35. Una sorta di ‘do ut des’, che per Washington vorrebbe dire ottenere vantaggi geopolitici sostanziali. Anche perché contribuirebbe ad allontanare ulteriormente Ankara dall’orbita di Mosca, e dal controverso affare dei missili antiaerei S-400. La crisi siriana, sempre aperta, rimane un contenzioso assolutamente prioritario, visto anche il ruolo di «difensori del popolo curdo» assunto dagli Stati Uniti. Come spiega il think tank al-Monitor «quasi un terzo del territorio siriano, dal fiume Eufrate a nord fino al confine turco, e a est fino al confine iracheno, è governato dalle Syrian Democratic Forces. Questa autorità ha svolto un ruolo importante nella sconfitta del gruppo terroristico dello Stato islamico, in Siria, nel 2019. I suoi governanti sono determinati a mantenere la loro capacità politica e militare indipendente, sebbene nel quadro di una Siria unita».
Esercito nazionale siriano come?
Certo, di disarmarli non se ne parla proprio. L’opzione più praticata (e proposta) e quella di farli confluire nel costituendo esercito nazionale siriano, la cui ossatura, però, è pensata e gestita da HTS. Ma dietro i fondamentalisti islamici, i curdi vedono la longa manus (assassina) della Turchia. Per cui, guardano con sospetto, per non dire con rigetto, a questa idea. Ecco il punto di vista dei curdi proposto da al-Monitor: «Di quelli che sono saliti al potere a Damasco, tutti conoscono la storia», ha detto in un’intervista Saleh Muslim, ex leader del Kurdish Democratic Union Party, il partito al governo nella regione curda. «Facevano parte di al Qaeda. Facevano parte di Nusra… È successo solo pochi anni fa. Tutti sanno cosa hanno fatto. E ora sono a Damasco… Nessuno può costringerci a smantellare ciò che abbiamo costruito». E ancora: «Aldar Khalil, un alto funzionario del Democratic Union Party, lo ha detto ancora più chiaramente. La rivoluzione in Siria ha iniziato a distruggere il governo centralizzato, e dopo che questo è scomparso, non è possibile mettere qualcosa di nuovo al potere dal centro. Questo non è accettabile».
Situazione irrecuperabile?
No, perché la diplomazia è sempre l’ultima risorsa, da spendere in ogni caso, anche quando tutte le possibili opzioni sembrano senza speranza. Dunque, come riporta il Middle East Forum (MEF), a Damasco si è svolto l’incontro di primaria importanza tra il Presidente ad interim Ahmed al-Sharaa e il comandante delle SDF Mazlum Abdi. Secondo MEF, Abdi, vuole impedire qualsiasi ragione per Hay’at Tahrir al-Sham, sostenuta dalla Turchia, di attaccare le regioni della Siria controllate dalle SDF. Perché la Turchia non fa distinzioni tra le SDF alleate degli Stati Uniti e il Partito dei lavoratori del Kurdistan (PKK).
L’accordo alla prova
L’accordo stabilisce che la nuova Siria garantirà a tutti i siriani il diritto alla rappresentanza e alla partecipazione al processo politico. Il documento menziona la garanzia dei diritti curdi in Siria, un raro riconoscimento da parte del leader di un paese che storicamente ha negato i diritti fondamentali al popolo curdo. Afferma inoltre che la nuova Siria garantirà i diritti di tutti i siriani alla rappresentanza e alla partecipazione al processo politico. Tuttavia – conclude il report del MEF – l’accordo non fa menzione di decentramento, né della futura forma di governo siriano. Il decentramento è stato un pilastro del progetto politico sostenuto dai curdi che hanno goduto di autonomia in Siria per più di un decennio. La loro amministrazione autonoma nel nord e nell’est della Siria si basa su questo principio, promuovendo il federalismo come soluzione al conflitto siriano. Anche i loro rivali politici nel Consiglio nazionale curdo, abbracciano una visione politica che si allinea a questo quadro.
Ex Isis e Al Qaeda, ex Assad, Curdi e Turchia più Israele
“Il governo di Al-Sharaa, tuttavia, si oppone a qualsiasi decentramento. Inoltre, tanto per definire almeno ‘pessimistica’ qualsiasi prospettiva di effettiva realizzazione del progetto istituzionale siriano, va sottolineata la situazione delle forze armate. In questo settore, gli accordi sono volutamente ambigui. Le SDF curde sono pronte a confluire nell’esercito nazionale, ma non vogliono essere smembrate. Si sposteranno solo come un unico blocco. E, all’occorrenza, pare di capire, spareranno anche come un unico blocco. In che direzione, poi, è tutto da vedere.”
.
Articolo di Piero Orteca dalla redazione di
25 Marzo 2025