DI CLAUDIA SABA
Ma lui non l’ha soltanto uccisa
Una, due, tre, quattro fino a settantacinque volte il coltello di Filippo Turetta ha lacerato la carne di Giulia, uccidendola.
Ma lui non l’ha soltanto uccisa.
In venti minuti, tanto è durata l’aggressione mortale a Giulia, Turetta ha inflitto consapevolmente terrore e dolore a Giulia per punirla di quel “no”, intollerabile!
Un messaggio pericoloso
75 coltellate di una violenza così estrema, non possono essere inferte per “inesperienza”.
“Le 75 coltellate non sono sinonimo di crudeltà, ma di inesperienza”, racconta la sentenza.
Un giudizio che rischia anche di trasmettere un messaggio pericoloso.
Quello di sminuire un crimine così efferato senza dare il giusto peso alla violenza maschile contro le donne.
Nessuna norma da sola potrà mai debellare il femminicidio.
La “cultura” del possesso che cammina con il patriarcato
Serve una nuova cultura che metta al primo posto il rispetto.
E riconosca la violenza maschile contro le donne come una violazione dei diritti, della libertà e dell’auto determinazione della donna.
La violenza degli uomini contro le donne è il prodotto di una cultura patriarcale fatta di possesso, di svalutazione e controllo.
E no, settantacinque coltellate non possono essere considerate “inesperienza”.
75 coltellate sono frutto di cinismo, cattiveria, odio, disumanità che generano crudeltà.
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Claudia Saba